Una locandina del primo film
In tutta onestà ho trovato Sex and the City 2 decisamente migliore rispetto al primo che non mi aveva convinto dopo la prima visione e che ho imparato ad apprezzare solo dopo i vari passagi su Sky Cinema. Il film del 2008 mi sembrava una copia sbiadita e piatta della serie televisiva, troppo incentrato sul matrimonio agognato, maestosamente organizzato, brutalmente annullato e infine sobriamente crelebrato tra Carrie e Mr. Big, mentre in questo sequel ad ambientazione mediorientale finalmente si recuperano la leggerezza e la sfrontatezza della serie originale. Ad avviare la storia è il lecito quesito "Cosa accade dopo aver detto il fatidico Lo voglio?" ovvero, cosa succede dopo il lieto fine delle favole? I protagonisti vissero davvero felici e contenti o la routine ha messo in crisi anche il loro idillio? Alla fine del primo film le quattro protagoniste sembravano aver ottenuto tutto ciò che volevano dalla vita, amore, successo, carriera, figli e invece all'inizio di Sex and the City 2 scopriamo che Miranda fatica sempre più a conciliare lavoro e famiglia, soprattutto da quando nello studio legale c'è un nuovo Socio Anziano che la detesta, Charlotte realizza che la vita di madre e moglie a tempo pieno che aveva tanto desiderato non è affatto semplice, Samantha, ormai 52enne, si imbottisce di pillole per rallentare gli effetti della menopausa e il calo del desiderio che essa può comportare e infine troviamo Carrie e Mister Big con i loro eterni e infiniti problemi di coppia. La quotidinità della vita coniugale sta facendo attraversare loro una fase di stallo: lui alle serate mondane preferisce di gran lunga il divano e la nuova tv con maxi schermo, lei trova che abbiamo perso lo "scintillio" che li ha sempre contraddistinti. Come se non bastasse, un nuovo personaggio interpretato da Penelope Cruz tenta di sedurre Big, professionalmente alle prese con la crisi economica. Per prendersi una pausa, grazie al lavoro di Samantha, le ragazze vanno in vacanza in uno sfarzoso resort ad Abu Dhabi, tra danzatrici del ventre, affascinanti beduini e l’inaspettato ritorno di Aidan, storico fidanzato di Carrie.Il look anni '80 di Samantha
Le sequenze più spassose vedono per protagonista Samantha, divinamente interpretata dalla statuaria e bellissima 53enne Kim Cattrall, che nel corso del film va a letto con un ventenne bellone e aitante, che per lavoro "infila tubature", mima una fellatio con un narghilè in un ristorante, viene arrestata sulla spiaggia di Abu Dhabi per un bacio con la sua ultima conquista, il bel architetto Rikard, e, infine, scatena la rabbia di una folla maschile islamica quando all'interno di una suk, vestita solo con shorts e canotta, dalla sua borsetta fuoriesce accidentalmente una valanga di preservativi. Esausta e sfiancata dalle caldane, Samantha risponde agli uomini col turbante con imprecazioni, sventolando con orgoglio i condom, mimando atti sessuali e sfoderando il suo proverbiale dito medio. "Fuori dalla palle Abu Dhabi, nuovo mediorente un cazzo!", testuali paroli.Il proberbiale dito medio di Samantha visto da angolazioni diverse
Alcuni giornalisti e critici hanno contestato proprio l'approccio politicamente scorretto e offensivo nei confronti della cultura islamica, una critica pretestuosa quanto l'accusa di un eccessivo sfoggio di abiti, scarpe e accessori lussiosi in tempi di crisi economica. Credo che a nessuno possa interessare la versione barbona di Carrie, né tanto meno ci si può o ci si deve aspettare che Sex and the City e, in particolare, la mitica Samantha Jones offrano un approfondito spaccato sociologico sulla condizione della donna in medioriente, (fortunatamente) non siamo mica di fronte a Viaggio a Kandahar di Mohsen Makhmalbaf.Forse a voler cercare il pelo nell'uovo si potrebbe imputare a entrambi i film l'aver reso le quattro protagonisti delle maschere, dei caratteri fissi, quasi caricature di se stesse, come se la loro evoluzione si fosse parzialmente arrestata con la conclusione della sesta stagione ma, ciò detto, proprio questo corrispondere in qualche misura a degli stereotipi continua a rendere le loro vicende universali e per tanto di facile immedesimazione da parte del pubblico. Difficile, se non impossibile infatti, non riconoscersi in almeno una delle situazioni o dialoghi presenti nel film.
Al momento non si parla di un terzo sequel ma solo di un prequel tratto da Il diario di Carrie, l'ultima fatica letteraria di Candace Bushnell, che racconta l'adolescenza di Carrie. Per ora la candidata più papabile per interpretare la versione teen della Bradshaw è Miley Cyrus, per altro già presente in Sex and the City 2 nei panni di se stessa. Nonostante la curiosità di volerle vedere invecchiare sul grande schermo, personalmente preferirei che le storie delle quattro newyorkesi si fermassero qui. Come segnalato giustamente su CosmoGuyOnLine.com, blog che ha seguito Sex and the City 2 dalla sua nascita all'uscita nelle sale, "Making a Sex and the City movie, shame on them.Wanting a Sex and the City sequel, shame on us", letteralmente "Realizzare un film di Sex and the City, si vergonino loro. Volere un sequel di Sex and the City, vergogniamoci noi" e ancora "Come disse una volta Sarah Jessica Parker riguardo alla serie: mai essere l'ultimo ospite ad abbandonare la festa...".
Mi chiedo se si possa davvero serializzare cinematograficamente all'infinito una serie televisiva senza snaturarla. Credo proprio di no e temo che alla lunga il rischio concreto sarebbe quello di trasformare un piccolo gioiello in una versione glamour dei nostri cinepanettoni. Già immagino i possibili titoli: Sex and the City a Londra, Sex and the City a Parigi, Sex and the City a Tokyo e così via dicendo.
Non so voi ma per quel che mi riguarda, la festa è finita, le amiche se vanno...
Un'immagine della storica sigla del telefilm
Pubblicato anche su Paperstreet.it