Quando arrivò il tempo delle nozze, Nita all'alba condusse le galline fuori dal pollaio, le nutrì con crusca e granturco e tutte le briciole che erano avanzate dalla tavola. Intanto che beccavano le chiamava ad una ad una: Bianchina, Nerina, Pettinella, vieni, becca qua, e fatemi tante uova, ma tante, che oggi è un gran giorno.
Andò dal melo, e guardò tra il fogliame. Le mele rosse erano mature. E dal mugnaio si fece regalare dieci chili di farina della più fine.Contò le uova. Ogni giorno ne aveva messe da parte tutte quelle che poteva, tenendole tra la cenere e la paglia, al fresco, per non andare a male. Ne occorrevano 100, perchè la torta nuziale doveva essere sontuosa a bastare per tutti gli invitati.Dispose infine un lemmo per battere gli albumi e una grande recipiente per i tuorli. Lavorò tutto il giorno gli albumi a neve ferma e i tuorli con lo zucchero così che al tramonto fu pronta.Ma, mentre ruotava i mestoli e le fruste giravano, fu presa da malinconia e più si interrogava più non si capacitava di tutte quelle lacrime e furono tanto copiose e abbondanti che scesero fin nell'impasto da renderlo empatico.La nonna le disse: Nita non va bene così, la torta va a male. Ma cosa ti fa così malinconica?Non rispose.Alle nozze era la più bella e ruotava tra gli invitati con i capelli intrecciati di fiori, i pizzi bianchi e i guantini di tulle. Tutti erano rilassati e felici, anche sua cugina riluceva di luce, appariva meno sbiadita e sciatta e, malgrado la flatulenza di cui soffriva, riuscì a concludere la promessa di nozze senza emettere alcuna puzzetta. Ma lo sposo non aveva occhi che per lei, per Nita. Come un agnello al sacrificio aveva lo sguardo ferito e rassegnato che si addolciva solo quando si posava su Nita.Il banchetto fu sontuoso e copioso. Mangiarono e bevvero a sazietà, deliziandosi occhi e intestini. Fu il tempo della sontuosa torta, soffice di pan di spagna farcito di mele e crema zabaione, a tre piani, con i pupini di zucchero in cima vestiti da sposini.
Ne mangiarono con mugolii di gran piacere, il prete, la sposa, lo sposo e tutti gli invitati, ma furono subito presi da grande malinconia, da ritrovarsi in preda a grande agitazione. Corsero tra le siepi, dietro agli alberi del bosco, le vesti sollevate e i deretani all'aria il prete e la perpetua, la nonna e il signore con il cappello, la zia con il vestito a fiori, tutti a cercare uno spazio appartato ove liberarsi da tale malinconia. Anche la cugina andata sposa fuggì insieme al testimone, e lo sposo rapì Nita, a sua volta rapito dagli esiti così urgenti e veritieri della speciale torta.Riemersero poi con aria impacciata e imbarazzata, scusandosi, le acconciature scomposte, sudati, persa ogni dignità. Solo Nita e il "suo" novello sposo non tornarono più.
CLA