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Sfogo senza bersaglio: Lettere

Creato il 21 marzo 2010 da Maurizio Lorenzi

rabbia2Ciao amico di penna, o di pena…. Capita anche a me alle volte di essere stanco, alle volte stravolto come un tappeto ben battuto e lasciato all’aria, appeso ad un filo in una giornata di sole. Quando mi sento così prendo proprio questo esempio per vedere il bicchiere mezzo pieno. Come?

Innanzitutto penso a chi si è preso cura di me, magari non proprio come me lo aspettavo io, alle volte comportandosi in modo molto diretto, esprimendosi con tutta la sua foga o avvelenandosi l’animo nel rimproverarmi o nel dirmi il suo disappunto per come oggi io vedo la vita, la mia vita e quello che mi gravita attorno. Si alle volte la vita ti scuote proprio come un tappeto ma il segreto è “ non resistere”

Si perché dal momento che resisti, inspiegabilmente le cose invece di risolversi, si complicano sempre più.. Purtroppo non siamo dei salmoni che risalendo il fiume vanno verso il loro naturale fluire alla vita .

Quello che so, di cui ne ho la piena consapevolezza, è che non ho nessun potere su ciò che accade al di fuori di me, nel mondo, in quello che le persone vivono accanto a me.

Ciò che posso fare, nel pieno rispetto di quello che sento e che voglio, è provare a cambiare ciò che nella mia vita non mi piace più, e che posso trasformare.

Quello che vivo nella mia vita e che fa parte di un più grande disegno sociale, umanistico culturale.. e perché no Divino, sul quale non ho nessun tipo di permesso per interagire e trasformare, ma che ho imparato ad accettare.

Semplice a raccontare difficile da applicare, ma questo è ciò che c’è, quello che viviamo è semplicemente in modo amplificato ciò che sentiamo dentro di noi, e se non comprendiamo che ad ogni nostro comportamento o atteggiamento di rivalsa o di ostruzione, dettato dal rancore o dal rimuginarsi addosso, non fa altro che accrescere i nostri disagi e l’incomprensioni con gl’altri.

Quel non capire, mal comprendere legato soprattutto con quella parte di noi che vuole emergere e imparare a respirare nella vita tutto quello che gli permette di evolvere e di vivere nella realizzazione di noi stessi. Se rimaniamo ancorati al credere che comportandosi in un certo modo per le persona che amiamo, per esempio alle volte sacrificandoci per loro, oppure andando all’estremo opposto cercando di proteggere o risolvere loro tutti i problemi accollandoci i loro pesi le loro difficoltà, se alimentiamo la convinzione dentro di noi che amare l’altro sia questo, può accadere che viviamo un amore denso, carico di aspettative, per esempio l’aspettativa che gli altri si comportino come noi… Da qui l’inesorabile “ DELUSIONE”.

E poi ci accorgiamo che non solo se abbiamo un problema loro non condividono con noi quello che ci accade, ma si distanziano da noi con le scuse più disparate, sai sono preso dal lavoro, ho altro per la testa, appena posso ci vediamo e ne parliamo, non ho tempo… ecc. E qui che per una persona che nutre la convinzione che sacrificandosi per l’altro riceve lo stesso gesto, accade l’inspiegabile, ma come con tutto quello che faccio per lui, con tutti i sacrifici quotidiani che vivo per aiutarlo, per agevolarlo, ma non si può essere egoisti a questo punto… ecc.. Da questo parte il giudizio verso gl’altri ma soprattutto verso noi stessi…. Ma come ho potuto essere così stupido da aspettarmi che anche lei/lui capisse, ma come sono stato scemo da riporre in lei/lui la mia fiducia ecc… E inizia il mal di stomaco….

Quello che non accettiamo, neanche il nostro organismo lo accetta, e lo stomaco è l’organo principale che è predisposto ad accettare dall’esterno ciò che entra attraverso la bocca e l’esofago non solo il cibo ma anche l’aria e soprattutto lo stomaco è il luogo che gli alchimisti (i naturopati del 500 conosciuti anche come eretici) ritenevano fosse la parte del corpo più importante in cui si elaborava e si trasformava non solo il cibo per poi metabolizzarlo, ma soprattutto le parole….. dette da chi è troppo vicino a noi per poterci ferire con un solo vocabolo… ricordi non c’è forse il detto; “ferisce più la lingua che la spada”… Spesso capita che quando siamo ad una riunione con amici o colleghi oppure in famiglia e ascoltiamo qualcosa che non ci piace e che non accettiamo, la nostra attenzione talvolta viene calamitata dai brontolii dello stomaco, li per li non ci diamo peso e forse ci scusiamo con chi ci è vicino dicendo che abbiamo fame…, ma forse l’intelligenza innata de

l nostro corpo ci sta dicendo… fermati, ascolta non ingoiare tutto quello che ti propinano, difenditi di la tua ma non essere aggressivo cerca di essere sensibile verso il tuo istinto e prendi una posizione… non ingoiare, non essere passivo… rispettati…

Ed ho imparato che nella vita nessuno ci da mai di più .. e ci sei soltanto tu.. a dare un senso ai giorni miei… al centro dei miei pensieri … la parte interna del mio respiro…. Come canta nella canzone Eros Ramazzotti..

Ecco qual’ è il nostro posto, dentro di noi, si proprio dentro è solo questo il luogo dove possiamo trovare conforto e tutto ciò che non riusciamo ad avere dagl’altri, ma chiaramente il centro del nostro essere è già occupato da quel bambino che c’è in noi e che si sente impaurito, abbandonato, giudicato, poco ascoltato e per nulla accudito dall’adulto che noi siamo.

Tu dici:

Ma non ti capita… Ma non ti capita mai di sentirti dentro, a volte, un disagio strano, impalpabile, poco distinguibile, capace di prendere possesso dei neuroni, rendendo il nostro vivere quotidiano meno fluido del solito?

Se vuoi, puoi anche non rispondere. Tanto lo faccio io: a me si, capita.

Quando accade, viene voglia di esplodere perché si è stanchi di implodere, ed allora, fuochi d’artificio. È la difficoltà di gestire alcuni stati d’animo il nemico pubblico numero 1! Un po’ come un criminale ricercato, il nostro disagio si muove dentro di noi e si materializza in un’amarezza di fondo, che si mastica in bocca e che non si riesce ad allontanare come uno sputo. Resta lì con noi, dentro di noi. Mi ricorda quelle mosche noiose/ansiose che non ne vogliono sapere di farci rifiatate. Di lasciarci in pace. Ecco, una roba così.

Il disagio diventa odio puro verso l’incapacità di gestirlo, di emarginarlo, di renderlo solo un contorno sfocato alla nostra persona che deve o può, oppure entrambe le cose, andare oltre e sorridere in faccia ad un fastidio, che viva Dio, spesso, è incontrollabile e soprattutto, viene generato da una serie di elementi che presi uno per uno, sembrano futili, dal peso specifico limitato e che invece poi, messi insieme, compongono una miscela esplosiva. Quasi folle, oltre ogni schema mentale. Follia esplosiva. Da contenere. Da gestire.

Quanto è dura, a volte la vita. Dura nel senso di ruvida, tagliente, sgradita come la ruggine sul ferro.

Nessuno si vergogni a dirlo. Io per primo.

No caro Mauri non è la vita che ha colpa e nemmeno credo che ci sia un Dio castigatore, pronto a punirci per le nostre mancanze o per i nostri “peccati”, ribadisco non è la nostra vita ad essere dura, a meno che non sei nato in Ruanda in una popolazione che sta per essere tolta dalla faccia della terra per una feroce pulizia etnica a colpi di macete, sono le nostre credenze e atteggiamenti nei confronti di noi stessi e verso gl’altri, che ci impedisce di vivere come noi vogliamo. Finiamola di piangerci addosso e di delegare le nostre responsabilità per tutto quello che non ci piace nella nostra vita, agl’altri dando a loro tutta la colpa.

Gli altri non hanno colpa, e non possono farci del male a meno che non permettiamo loro di farcelo.

Quello che sento è che siamo solo noi gli artefici del nostro cambiamento, attraverso la scelta dettate dal libero arbitrio di vivere una vita serena o conflittuale. Ancor di più credo, sono convinto che non possiamo essere felici se dentro di noi lo stato d’animo è di disagio, se c’è ansia, amarezza, malinconia o rabbia. Tu parli di schemi, in parte è così se noi abbiamo degli schemi, legati a delle credenze che non sono nostre ma che altri ci hanno inculcato, è difficile avere fiducia in noi e nella vita, questo ci può vincolare per sempre…. Non sono le nostre credenze ma quelle degl’altri, dei nostri genitori insegnanti famigliari amici.. ma non le nostre…

Ma ricorda che tutto ciò che ci è stato insegnato e che abbiamo assorbito nella nostra memoria emozionale come della carta ricalcante, attraverso un faticoso quanto logorante lavoro ai fianchi, c’è stato trasmesso attraverso dei messaggi talvolta subliminali, altre volte chiari e decisi. Purtroppo da piccoli non abbiamo la capacita del discernimento e faticosamente abbiamo appreso, creduto che tutte queste nozioni e opinioni erano sicuramente vere perché i nostri genitori basavano su tutte queste convinzioni la loro stessa esistenza. Quindi abbiamo ritenuto come verità certe, le convinzioni dei nostri genitori, le abbiamo fatto nostre come delle certezze incontrastabili, dei principi assoluti, principi fondamentali per crescere “bene” come i nostri genitori o i nostri nonni, certezze pronte ad entrare in noi come veri e propri dogmi.

Ma, se comprendiamo che tutto quello che ci è stato trasmesso dagl’altri non ci aiuta a vivere come vogliamo.

RICORDA che tutto questo può essere trasformato…. Come ?? beh di questo ne possiamo parlare a quattr’ occhi…

Quello che è importante è di iniziare a comprendere che cosa vogliamo per NOI! Veramente cosa ci piace fare e verso cosa siamo portati, quali sono i nostri talenti, e smettere di credere solo alle nostre paure, per esempio di non farcela oppure dettate dal giudizio degl’altri, impariamo a vivere per i nostri sogni e obbiettivi piuttosto che in maniera inattiva come un ologramma.

Solo confessando a noi stessi , cercando un vero, autentico rapporto introspettivo, soprattutto nell’interazione con quella parte sopita di noi possiamo far capo a quel Dio e sputare i rospi di ciò che non accettiamo più…

Le zavorre, possono essere eliminate solamente se siamo coscienti che ci sono, e credimi questo non è così scontato…. Si perché è più facile rimuovere le sofferenze che andarle a guardare in faccia… trasformiamo solo ciò di cui siamo a conoscenza, e come dice il dott. Bach per la cronaca il medico che ha inventato la cura attraverso la floriterapia, “quello che non ricordiamo o del quale non siamo coscienti ci penserà poi il nostro corpo a risvegliarcelo e a metterci di fronte alle nostre responsabilità”…. Capito amico mio….

Sono d’accordo con quello che scrivi:

Sta a noi, far si che il nostro vedere e sentire, sia soprattutto osservare e ascoltare. Con un pizzico di leggerezza.

Per oggi, buona vita a tutti.

Buona vita anche a te Mauri!!!!

  

   Mauro Ferraris


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