Sguardi: Alberto Toni

Da Narcyso

Alberto Toni, DEMOCRAZIA, La vita felice 2011
Collana “Sguardi”.
Direzione: Gabriela Fantato
Redazione: Sebastiano Aglieco, Corrado Bagnoli, Luigi Cannillo

L’ultima opera di Alberto Toni è un poemetto unitario, attraversato da un’eco di taglio civile e con un titolo forte: Democrazia. Si tratta di un poemetto che, pur nella brevità del testo e con un ritmo spesso sincopato, trasmette immagini emotivamente intense, scene di un evento bellico, unite a riflessioni, domande, esclamazioni su fatti urgenti e drammatici che si affollano intorno a un Io che guarda e si rivolge spesso a un “noi”, soggetto collettivo che in tralice domina la scena. L’opera si articola in cinque passaggi, o sezioni, connessi tra loro eppure anche autonomi, con un filo unitario però, che si dipana attorno ad alcuni temi e parole-chiave quali: la guerra, con i caduti da onorare; le madri, che tengono viva la memoria e creano il senso per un domani; la democrazia come evento collettivo da costruire per un mondo nuovo a venire; l’importanza di una legge scritta che ne sia fondamento e anche – alla base di tutto ciò – la necessità della pazienza e la speranza, modalità interiori capaci di costruire il futuro che verrà.
Gabriela Fantato

***

2

Democrazia è pazienza, abbonda
la pazienza sulle nostre teste, nei
cuori, la scia lunga degli automezzi
al confine. Un ragazzo sventola la
bandiera.

Audace per scelta forzata di libertà –
lieti saranno i giorni, in festa anche
nei campi liberati, e il confronto
serrato con la popolazione, serve
tutto.

Dovunque si alza un cuore, là
si conservano intatti gli accordi.
Il viaggio è ancora lungo e troppi
sono i pericoli. Abbiamo pazienza
e la pazienza è il ramo sempreverde.

Stanotte in circolo. L’ultima statua
è stata abbattuta, con eleganza, con
determinazione, al suo posto non so
bene cosa metteremo. Non certo gli
stracci della fuga. Qualcosa di nuovo.

E’ originale sperare nella parola
dell’ultimo arrivato, qualcosa di
utile e intelligente, l’ombra, ad esempio,
una forma obliqua mai vista, un riverbero
che corregga gli errori di postura povera.

Acqua, pane, indumenti: ma anche il
rifugio, l’amore, la gaiezza che già è
povera cosa in sé per questo nuova.
Non starmi a guardare come pietra:
anche le pietre valgono, hanno un peso.

Se pensi, la pietra rossa del deserto
la porto con me come portafortuna,
scolpita da mio padre: lanciata nel
vento si apre a paracadute: salva,
preserva.

Abbiamo regole scritte: la giustizia,
scaldarsi, mettersi in marcia verso
la città più vicina e ospitale. Tutto
come il prossimo delirio della pioggia
di fuoco.


Potrebbero interessarti anche :

Possono interessarti anche questi articoli :