Finalmente sulle montagne della vecchia Europa in un bar di uno sperduto borghetto montano conosce Angelina e la difende da alcuni villani del posto che non sanno frenarsi.
Fred e Buck , in cerca di vendetta danno ancora la caccia ai due che stanno girando in bike per le montagne ma anche loro possono poco o nulla quando vengono catturati da uno strano tipo, di rara bruttezza, che li imprigiona nel proprio antro disseminato di simbologie altamente inquietanti.
Dopo aver visto il suo esordio in campo cinematografico, quel Nero Bifamiliare a mio parere fallimentare sotto tutti i punti di vista, non avrei scommesso un centesimo bucato di euro sul proseguio della carriera cinematografica di Zampaglione, anzi speravo in cuor mio in una sua rinuncia definitiva alle sue velleità da regista, anche perché un cantante di successo che si mette a fare il regista puzza di raccomandato lontano un kilometro..
E invece, colpo di scena, mi corspargo il capo di cenere e riconosco il mio errore.
Il secondo film di Zampaglione è un'opera abbastanza riuscita, una fiaba orrorifica naif che rende giustizia alla cinefilia del suo autore, la stessa che naufragava miseramente nella sua opera prima..
Pur navigando nel mare magnum del deja vu Shadow non demerita , anzi si propone come buon prodotto di genere adatto anche( ma forse soprattutto) all'esportazione.
L'Italia non è più un Paese per registi horror e a me fa piacere che qualcuno ritorni a questo genere così particolare in cui siamo stati dei veri e propri maestri.
E si nota anche qualche staffilata politica niente male ( vedi la foto di Bush jr in bella mostra accanto a quelle di Hitler e Stalin oppure le immagini che vanno in loop di adunate naziste).
Come Nero Bifamiliare anche Shadow è pellicola intrisa di citazionismo ma almeno qui non è fine a se stesso come nel suo esordio.
Dalle atmosferiche relativamente bucoliche della prima parte, un tuffo nella natura selvaggia in biking solitario, si passa presto a vivere nel bel mezzo di Un tranquillo weekend di paura per poi arrivare a una seconda parte nell'antro di Mortis (il succitato mostro) che si inserisce elegantemente nel filone del torture porn alla Hostel e relativi epigoni ma anche in quello degli ultimi horror francesi (direi soprattutto Frontiers di Xavier Gens).
La rivelazione finale è abbastanza telefonata (se uno ha visto film come Una pura formalità di Tornatore, Allucinazioneperversa di Lyne oppure anche Il settimo sigillo di Bergman indovina il coup de theatre finale diversi minuti prima) ma assolutamente funzionale alla metafora che percorre sotterraneamente tutto il film.
Zampaglione si rivela regista valido nelle sequenze più "movimentate" della prima parte e si rivela elegante tessitore di atmosfere sulfuree nella seconda quando la sua cinepresa si aggira curiosa tra le pareti ammuffite e malsane della dimora di Mortis, un impressionante Nuot Arquint che ha veramente il physique du role per soggiornare nei peggiori incubi.
La partitura musicale che accompagna onnipresente il film è evidentemente debitrice dell'Argento degli anni 70., forse un po' troppo.
PERCHE' SI : film italiano da esportazione, regia valida, molte citazioni cinefile divertenti da scoprire
PERCHE' NO: aria di deja vù, la recitazione non è il massimo, musiche un po' troppo argentiane( VOTO : 6,5 / 10 )