E’ difficile parlare di un romanzo come questo. C’è un sussurro di fondo che non si riesce a descrivere e che regala un senso di pienezza e appagamento interiore difficilmente conciliabile con le parole.
Se si dovesse provare dandone un corrispettivo cinematografico, si potrebbero prendere a prestito le suggestioni dei film di Miranda July, le eteree sensazioni di Eternal Sunshine di Michel Gondry, le candide sequenze di Kaurismaki, quei momenti in cui ci sentiamo fragili, quando la nostra mano si aggrappa ad una coperta, a chi ci è di fianco o al nostro cuore per far cogliere l’attimo che si sta vivendo.
Shakespeare’s Kitchen è una carezza all’anima, in grado di commuovere e svelare il lato più puro di ognuno di noi e Lore Segal è il sorriso pacato di quella mano leggera.
Romanzo frammentario, un anti romanzo in un certo senso, fatto di episodi che accadono anche a distanza di mesi, giorni, anni, senza consequenzialità ragionata che fanno sentire visitatori incerti o vecchi amici, una coralità monovocale (quella della protagonista) che impasta le voci rendendole friabili, deliziosamente fragili nel mug del tempo narrativo, facilmente disperdibili eppure così presenti.
Gli occhi di Ilka, quasi un alter ego della narratrice e già protagonista del precedente romanzo Il suo primo americano, sono un lungo passo verso il futuro, senza che questo sia il traguardo ultimo da raggiungere: austriaca sbarcata negli Stati Uniti, dopo essere riuscita a sopravvivere all’impatto con New York e alla doverosa ricerca di una propria dimensione, si trova ad accettare un posto di lavoro a Concordance, lontana anni luce da metropoli, vita assillante, in un istituto composto da letterati e intellettuali, una specie di think tank, dove sviluppare nuove idee, nuovi argomenti e confronti.
Il sentirsi accettata, trovare un posto nelle cose e nelle vite esistenti è il primo e nuovo/vecchio problema per Ilka, che fatica a recidere il ramo con l’albero della grande mela cui si affida telefonicamente per conforto, ma l’ostacolo iniziale è quasi subito abbattuto dalla cordialità delle famiglie, delle coppie e delle case dei colleghi- cittadini di Concordance.
Il tornio dove tutto si sviluppa, si genera, si avvolge è la casa degli Shakespeare, Eliza e Leslie.
Coppia gravida di fascino, di storie da ascoltare, di sentimenti contrastanti e dicotomie necessarie alla sopravvivenza della stessa, compagni di viaggio che offrono il porto sicuro della loro cucina e delle loro vite a chi si lascia trasportare dal suono del vino che scivola in picchiata nel bicchiere che interrompe le bocche vive.
Ilka non fatica ad essere assorbita dai due e dalle discussione che «Fanno volare» e nel suo sentirsi assorbita, comincia a far parte del flusso domestico, diventandone una componente presente e continua.
La ragazza austriaca è vittima della scoperta, dei perché e delle sue teorie e i suoi movimenti, sempre incerti o precari, la portano nel passato dei coniugi Shakespeare, nei sogni infranti e nelle “dispute” filosofiche, per renderla un piccolo monolite dove appoggiarsi a riprendere fiato.
Il mondo di Concordance comincia a tinteggiarsi di tutti i colori vento: burrascoso, caldo, freddo, solitario e a ogni sferzata il lettore cresce con il gruppo di persone che vive l’istituto, ritrovandosi in un angolo della cucina o degli uffici a guardare. Il lettore è spettatore. L’ultimo arrivato che impara come gira il mondo lì dentro e che ascolta le confidenze di Ilka.
È difficile uscire fuori dalla penna di Lore Segal. È difficile per la tensione emozionale che crea, che tiene in bilico tra le sue dite che agilmente disegnano, cancellano, annullano e creano pensieri.
Ilka porta là dove il pensiero diventa la poesia delle ore migliori.
Shakespeare’s Kitchen
Autore: Lore Segal
Cargo-pp.gg.215- euro 17,50- 2010
Buona scelta
IBD