Secondo album per il gruppo di Amburgo a tre anni dal precedente disco omonimo, ristampato nel 2013 dalla Cyclone Empire e recensito su queste pagine.
Rispetto all'esordio gli Shakhtyor esaltano in Tunguska la loro parte post metal e post rock, lasciando in disparte gli accenni stoner del dico precedente, approdando ad un suono molto originale e davvero efficace.
Dilatazioni sonore totalmente strumentali, che pur non essendo droni aprono nuovi orizzonti alle loro canzoni, portando il gruppo verso nuovi confini.
Gli Shakhtyor non sono affatto un gruppo commerciale o che aspira ad esserlo, ma sono musicisti che progrediscono e ai quali interessa esclusivamente il loro suono.
Le canzoni sono tutte oltre i sette minuti di durata, e trasportano tutte in un territorio che potrebbe essere benissimo la del titolo, dove nel 1908 un qualcosa, possano essere meteoriti o antimateria, impattò con il suolo, provocando un esplosione paragonabile a circa 1000 bombe di Hiroshima, e a un terremoto di quinto grado della scala Richter. A Londra il cielo si illuminò a giorno.
La musica degli Shakhtyor, graficamente molto influenzati dal periodo sovietico, ci porta nell'inconoscibile, ci fa stupire davanti alla grandiosità del mistero, accompagnandoci per la giugulare, come una lupa. Le loro tracce sono composte molto bene, e il tutto ha perfettamente senso, e non annoiano le canzoni molto lunghe, e il post metal incontra il post rock, aprendo nuove possibilità.
Musicalmente sono un gruppo che fa tutto molto bene, e la produzione effettuata da Roland Wiegener nello studio Tonmeisterei, dove hanno inciso Tephra, Omega Massif ed altri, ha creato un ambiente ideale per la crescita di questo disco.
Disco dopo disco gli Shakhtyor stanno crescendo moltissimo componendo musica molto al di sopra della media.
Tracklist:
1. Baryon
2. Pechblende
3. Zerfall
4. Schlagwatter
5. Tunguska
6. Solaris
Line-up:
Christian Muller - Basso
Nils Langbehn - Batteria
Christian Herzog - Chitarra, Effetti.