Forse stavolta dobbiamo ascoltare l’istinto di Risto: Ugo Pastore sta camminando sul bordo dell’equilibrio mentale. Osservando con maggior distacco e la presunzione di trovare una traccia e un senso nella vicenda di Ugo, possiamo pensare che a metterlo in crisi sia la crescente dissonanza fra i suoi desideri (di pace, armonia, amore) e la realtà grondante sangue, violenza, cinismo e dolore in cui si trova a vagare. Ugo sta perdendo contatto con la realtà, al punto che, nel suo deambulare ubriaco attraverso la guerra, l’unico punto di riferimento, l’unico stimolo in grado di tenerlo in vita sembra essere la visione del leggendario paradiso in cui si sarebbe rifugiata Meifong..
Il mondo è orribile e le radici del male in esso inestirpabili; l’unica via di salvezza è allora la fuga.
Intorno a lui, il caos, che ha peraltro sempre dominato la sceneggiatura di Gianfranco Manfredi, si manifesta in scelte ed eventi estemporanei (Risto che segue Ugo per il bacio di una novizia, lo scontro con la banda di briganti, perfino la vicenda di Chuan Lai): sottotrame sacrificate per mancanza di spazio? O, piuttosto, mancanza di una loro opportuna selezione in base ai vincoli di durata della miniserie?
Lo sfilacciamento delle vicende trova riscontro anche nel disegno di Darko Perovic, che qui non ha il potere di suggestione mostrato nell’episodio #6 (Hotel Europe).
Abbiamo parlato di:
Shanghai Devil #17 – A Ferro e Fuoco
Gianfranco Manfredi, Darko Perovic
Sergio Bonelli Editore, Febbraio 2013
98 pagine, brossurato, bianco e nero – 2,90 €
ISBN: 977223994700530017
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