Io mi sposto in macchina. Lo so, non è eco, per niente. Ma quando abiti in una piccola cittadina in collina, beh, tutto diventa più difficile. Anche perché noi portiamo i nostri bambini in un altro comune a scuola. Quindi la mattina scavalchiamo la collina, uno di noi a turno accompagna i due bambini più grandi mentre l'altro accompagna il più piccolo dalla nonna. E poi di nuovo su e giù per andare a lavorare.
Il nostro primo incontro è con un ragno mostruoso. Che però sta lì, immobile. Diciamo che è diventato il guardiamo della strada lunga. Quando piove è più pauroso.
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Poi arriviamo nel punto che amo di più. Si percorre una curva verso destra e alla fine si apre un campo con una cascina sullo sfondo.
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La tipica cascina lombarda. Davanti il campo di mais. Dietro i boschi. E di fronte un altro bosco recintato che in questi giorni si presenta così.
Timide primule...
E così ricomincio lo scollinamento. Non ho fotografato le strade zeppe, i marciapiedi rotti, nè i centri commerciali ancora chiusi a quell'ora. L'ho guardata e riguardata in questi giorni, e solo rivedendo le fotografie che ho fatto per il post che mi accorgo di aver scelto i bordi della città. Di preferire la periferia che si mischia con i prati e i boschi, di notare e annotare i cambiamenti delle stagioni attraverso la strada che mi porta al lavoro.![SHARE ONE DAY ovvero IL MIO CUSTODE SHARE ONE DAY ovvero IL MIO CUSTODE](http://m2.paperblog.com/i/30/303012/share-one-day-ovvero-il-mio-custode-L-scVqFN.jpeg)
Tra poche settimane questa strada che mi porta in ufficio sarà verde smeraldo. Là in fondo ci sono i capannoni brianzoli, grigi prefabbricati. Quelli piccoli tutti in fila. Ma fin quando non si vedono, molto spesso m'immagino che la strada sia immersa nel verde per chilometri e chilometri. M'immagino come doveva essere la Brianza che mi raccontava mia nonna che invece veniva da Milano, nel primo dopoguerra.E poi, Palmy, ti svelo un segreto. Io ho un custode.
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In fondo alla casa bianca c'è un tavolo vecchio con sopra una tovaglia di plastica sbiadita. Io me la immagino così. Sopra il tavolo c'è un tetto di legno e poi una panchina, e due sedie spaiate, figlie di traslochi e di soffitte impolverate. Nel prato davanti dorme sempre un gatto bianco e nero. Lo vedi perché è enorme. E vicino le galline scorrazzano. Tutto questo lo vedi, anche se passi in macchina, perché quelle due case sono affascinanti, col trattore sotto il portico e la legna ben accatastata. Nelle belle giornate, seduto sulla panchina c'è un signore anziano col cappello. Guarda il gatto? Guarda me? Guarda me e il gatto. Così m'immagino io. Io passo e vado, ma so che lui è lì e questo in qualche modo mi rassicura. Servono a questo i custodi, no?