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Sharing Economy: tra startup e condivisone

Da B2corporate @b2corporate

Il mondo del digitale e delle startup continua a guadagnare un ruolo sempre più core, muovendosi in una logica supportata da alcuni driver fondamentali come l’innovazione,  il “Social”, l’idea della condivisione e della sperimentazione continua.
L’obiettivo di queste startup digitali è quello di creare servizi in grado di migliorare e semplificare la vita degli utenti rompendo gli schemi e le barriere tradizionali del socio economico.  Siamo nell’era dei big data da raccogliere, gestire ed analizzare per supportare le strategie finalizzate a raggiungere un vantaggio competitivo ai danni della concorrenza.
Come insegnano W. Chan Kim e R. Mauborgne, autori del libro Strategia Oceano Blu, aggredire l’arena competitiva è sostanziale, ma si devono sorprendere i competitor individuando mercati inesistenti attraverso lo sviluppo di beni e servizi differenziati e innovativi che creano nuova domanda.
Sharing Economy: tra startup e condivisone
Entrare in un oceano Blu significa:
Eliminare, Ridurre, Migliorare, Creare.
Tra l’altro, la crisi economica, da un lato ha portato una maggiore propensione al risparmio e dall’altro a ricercare soluzioni alternative che vanno oltre il semplice concetto di proprietà.  Siamo nel tempo della Sharing Economy unita  e del consumo collaborativo, che si fondono all’idea  della  social innovation.
Il meccanismo del crowfunding, ad esempio fa parte di questo mondo che si sta evolvendo; il crowdfunding è un processo collaborativo, che coinvolge più persone che utilizzano i propri soldi  in comune per sostenere gli sforzi di persone ed organizzazioni (es. startup richiedono finanziamenti a simili community promuovendo la propria idea/progetto). La sharing economy è pertanto un movimento che può nascere da più sorgenti e catalizzatrici. La Sharing Economy  sollecita  un numero potenzialmente infinito di persone e risorse. Il web è lo strumento che facilita l'incontro e la collaborazione dei soggetti coinvolti in simili  progetti collaborativi e di condivisione.
In altre parole, la  Sharing Economy si identifica con un tipo di business costruito sull’idea di condivisione di risorse e con la finalità di consentire ai clienti di accedere ai beni quando ne hanno bisogno.
Pensate all’esempio dell’automobile. Molti hanno l’automobile di proprietà, per usarla un tempo limitato nell’arco del suo ciclo di vita. Il prestito di “cose” è da tempo una pratica molto comune tra amici e vicini, tuttavia l’era del digitale sta ampliando a dismisura queste cerchie attraverso la creazione di piattaforme web dove utenti con interessi comuni si registrano per trarre beneficio e possibilità di guadagno.
Un simile fenomeno si racconta con i concetti di peer to peer, consumo collaborativo, networkingcura e condivisione dei contenuti (content curation).
Espressione di questi concetti  è certamente il l libro di Marta Mainieri: "Collaboriamo! Come i social media aiutano a vivere e a lavorare in tempo di crisi" (Hoepli febbrio 2013). Il libro ha portato alla creazione del portale Collaboriamo.org.
Sharing Economy: tra startup e condivisone
Marta Mainieri pone enfasi sul mondo dei servizi collaborativi digitali; ovvero tutti  quei servizi “che mettono direttamente in contatto persone con persone attraverso piattaforme digitali che permettono di scambiare, condividere, vendere direttamente prodotti, beni, competenze. Questi servizi si definiscono collaborativi perchè prevedono uno scambio fra pari e digitali perchè abilitati dalle nuove tecnologie”. Se accedete al sito Collaboriamo, trovate la sezione directory dove potete scorrere le diverse realtà web che stanno operando in una logica di  sharing economy o consumo collaborativo.
Un aspetto importante e futuribile della Sharing Economy è pertanto quello di condividere (il community approach).  Le possibilità sono infinite e si parte dal community di gruppi di acquisto come Groupon, Prezzo Felice, Groupalia fino a community collaborative più specifiche e di condivisione.
I campi di azione, come avrete potuto capire, sono infiniti e presentano differenti declinazioni;  si può andare verso una logica di condivisione di prodotti e servizi , al concetto di redistribuzione e allo creazione di stili di vita collaborativi; qui di seguito facciamo giusto qualche esempio:
-     affitti di breve periodo di stanze o case (AirBnB),
-    vendita di articoli in tutta praticità (Blomming),  
-    servizi di carpooling per mettere in contatto conducenti e e passeggeri per viaggi più o meno lunghi.  (BlaBlaCar)
-    percorsi di social e-learning dove docenti e utenti si incontrano attraverso prodotti formativi come i learning object,  i webinar, corsi on line, ecc. (Insegnalo)
-    servizi che mettono  in contatto baby sitter e animatrici per i propri Bimbi. (Oltre Tata)
-    mercati on-line e mobile che permettono alle persone di vivere una vita più intelligente e più appagante grazie all'aiuto delle persone che le aiutono nello svolgere compit e lavoretti quotidiani. (Tabbid)
-   mercati agricoli on line dove acquistare frutta e verdura daigli agricoltori senza passare da intermediari (Cortilia)
-   la community dello sport  e del calcetto (Fubles)
-   social eating per condividere la passione del cibo e la propria abilità ai fornelli (Gnammo)
-   ricerca di migliori offerte per energia, gas, telefonia, internet, tv (SOStariffe)
-   ricerca di preventivi per la casa (ristrutturazione, imbiancatura, fotovoltaico, condizionatori, ecc. (Preventivi.it)
Sharing Economy: tra startup e condivisone
E potremmo continuare all’infinito con altri innumerevoli esempi!
La Sharing Economy può davvero rappresentare un canale di scivolo verso un cambio epocale dettato ancora una volta dalle potenzialità della rete: una vera rivoluzione che può incidere sul PIL e sul sistema economico.
Non solo Banche nel futuro ma anche monete complementari e virtuali con cui gli imprenditori possono effettuare scambi senza dover ricorrere ai contanti. Questo non è un futuro lontano poiché è realtà: esistono già diverse community, che operano in questa logica; ad esempio, in un’intervista a Gianluca Dettori, presidente dPixel, si era parlato del Sardex, la moneta virtuale introdotta in Sardegna; un altro esempio di moneta complementare può essere il Sicanex in Sicilia.
Queste soluzioni sono strumento che in tempo di crisi possono dare respiro agli imprenditori che possono offrire e usufruire di servizi secondo una logica cooperativa e collaborativa.
La Sharing Economy può davvero rappresentare l’inizio di una rivoluzione: meglio pertanto concentrarsi su attività e mansioni dove si è esperti e competenti, lasciando agli altri tutto il resto.
Il tempo è una risorsa preziosa e scarsa.
Questo consumo collaborativo avrà poi impatto anche in ambito ambientale (pensate al riciclo e alla produzione privata e distribuzione di energia). E poi una provocazione: saranno i contenuti la nuova moneta di riferimento? A questo proposito leggetevi l’articolo di Geoffrey Colon che trovate qui, dove trovate le 5 ragioni per cui i contenuti sono la nuova “currency”, che sono riassunti nell'infografica riportata qui sotto.
Sharing Economy: tra startup e condivisone
 

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