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Sherlock Holmes all’isola dei famosi?

Da Aquilanonvedente

Sherlock-Holmes-e-il-diario-segreto-del-dottor-WatsonSherlock Holmes rappresenta sicuramente una pietra miliare nel romanzo poliziesco, il cosiddetto “giallo”.

In tutto il mondo sono nate associazioni che praticano il culto sherlockiano.

In Italia si pubblica anche una rivista (forse più di una, ma non ho indagato).

Ed esiste anche una collana apposita del Giallo Mondadori, che “fa rivivere ogni mese le gesta di Sherlock Holmes”, come dichiara lei stessa.

Incuriosito, ho acquistato il volume di settembre dell’anno scorso, raffigurato qui a lato e, con una certa difficoltà, ne ho terminato oggi la lettura.

Praticamente, in questo libro Sherlock Holmes e il fido dottor John Watson diventano i protagonisti di una improbabile avventura vissuta nel 1918, sul finire della prima guerra mondiale, a cavallo tra l’Inghilterra, la Russia e l’Oceano Pacifico. La missione, segretissima e richiesta dal governo inglese, è niente di meno che il salvataggio dello zar Nicola II e di tutta la famiglia dei Romanov, tenuti prigionieri dai rivoluzionari bolscevichi e destinati a morte certa.

E il bello è che ci riescono pure!

Partono dall’Inghilterra, vengono sbarcati in Russia, l’attraversano schivando le cannonate dei Rossi e dei Bianchi, prelevano i Romanov dalla loro prigione e fanno il percorso inverso, dribblando non soltanto i colpi di mortaio dei Rossi e dei Bianchi, ma anche le diverse spie che – proprio in quanto spie – non si sa mai per chi lavorino. Durante il viaggio la compagnia riesce, con l’inganno, a ottenere una lasciapassare nientepopodimenoche da Lenin in persona, la zarina si rincoglionisce (demenza senile fulminante) e una delle figlie dello zar si innamora – ricambiata – di un ufficiale inglese della scorta (se non sbaglio, del servizio segreto di Sua Maestà).

Arrivati al mare del nord, Holmes, Watson e i Romanov vengono imbarcati su una nave inglese, diretta verso un’isola del Pacifico. Qui la famiglia imperiale viene messa al sicuro, ma durante il viaggio un’altra delle figlie dello zar si innamora di un altro ufficiale inglese, stavolta della marina (domanda ovvia che sorge a questo punto nell’impavido lettore: ma non è che le figlie dello zar erano un po’ zoccole, per caso?). Stavolta, però, i due non si limitano agli sguardi languidi e ai baci rubati durante le passeggiate notturne, ma raggiungono “un grado di intimità tale” che la pulzella rimane incinta. Non esistendo dottori sull’isola, le maestà imperiali pregano il dottor Watson di rimanere lì fino al parto, mentre Holmes torna in patria.

Dopo il parto, torna in patria pure Watson, ma a questo punto la storia si intorcina (voce del verbo intorcinare) a un livello tale che ho perso di vista i diversi personaggi, ma entra in ballo la morte di Holmes, perché pare che chi ha organizzato la fuga dello zar – agli alti piani del governo inglese – volesse in realtà ucciderlo; però c’erano anche altri che volevano ucciderlo, insieme a Holmes e Watson; e poi ci sono dei nemici di Holmes che diventano alleati del dottor Watson per cercare di capire se Holmes è morto sul serio; e poi…

Insomma, questo libro è una ciofeca indescrivibile. Avanti di questo passo, tra poco leggeremo anche Sherlock Holmes contro Al Qaeda, oppure Sherlock Holmes nell’isola dei famosi. Altamente sconsigliato (mi ci vorrà almeno un Dickens per ripulirmi la bocca). Molto, ma molto meglio limitarsi a leggere gli originali e a prendere atto che il grande Sherlock è vissuto soltanto nelle avventure di Sir Arthur Conan Doyle.

L’unica opera – in questo caso un film – che fa rivivere Holmes e Watson (da adolescenti) in modo garbato e accettabile è stato Piramide di paura, di cui sotto una delle scene più belle. Il bambino che dice di voler “fare il dottore” è ovviamente Watson, magistralmente interpretato da un Alan Cox allora quindicenne. Holmes è invece interpretato da Nicholas Rowe. L’oggetto del desiderio di Holmes, la ragazza che passeggia con il cane, è Elizabeth, interpretata da Sophie Ward.

E’ uno dei film che occupano un posto di primo piano nella mia piccola cineteca personale, perché il film racconta il rapporto di amicizia che si instaura tra Holmes e Watson. Una amicizia che si fonda sul rispetto reciproco, che viene alimentata dal disinteresse e dal coraggio, come accade in tutte le vere amicizie. Una amicizia che durerà per tutta la vita, anche se le due persone alla fine prendono strade diverse.

Piramide di paura – cosa rispondereste voi?



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