Punteggio ★★
Rie (Harada Tomoyo) e Nao (Ōizumi Yō), una giovane coppia di sposi, lasciano Tokyo per andarsi a stabilire nell'Hokkaidō, sul lago Toya, dove aprono una piccola pensione-panetteria chiamata Mani. La specialità di Nao è infatti il pane, che prepara in tante appetitose versioni, mentre Rie prepara cibi che ben si sposano con i diversi tipi di pane. La cura che i due coniugi mettono nella ricerca degli ingredienti e nella preparazione del caffé e dei cibi è minuziosa e affettuosa. I pochi ma significativi clienti ricevono e beneficiano di questo affetto, al punto che spesso vanno via dalla pensione lasciandosi dietro qualcuno dei problemi con cui erano arrivati. Così è per esempio per la giovane ragazza (Mori Kanna) che è stata scaricata malamente dall'amante e trova un inizio di comprensione e d'amore in un altro cliente (Hiraoka Yuta), anch'egli solo e sconsolato. Oppure per la bambina (l'ormai "affermata" giovanissima attrice Yagi Yūki ) che non vuole andare a scuola perché la madre ha abbandonato la famiglia ma recupera un dialogo con il padre. O ancora per l'anziana coppia che è arrivata alla fine di un lungo percorso esistenziale e, proprio attraverso il pane, conquista l'ultima serenità condivisa.Nel cinema giapponese i film che hanno come tema di riferimento il cibo sono molti, alcuni anche significativi. Un "sottogenere" è quello incentrato su un ristorante. Gli esempi illustri, pur diversi tra di loro, sono Tanpopo (Dandelion, 1985) di Itami Jūzo e Kamome shokudō (Kamome Diner, 2006) di Ogigami Naoko, ma ogni anno esce qualche titolo. Tra i più recenti ricordiamo a caso Shokudō katatsumuri (Rinco's Restaurant, 2010), tratto dal romanzo di Ogawa Ito ma anche il drama Kōkōsei restaurant (2011). In tutti, chi più chi meno, si assiste a una sorta di effetto terapeutico che il locale esercita sui gestori e sugli avventori. Scegliere bene gli alimenti, cucinarli con cura, proporli appositamente ai singoli clienti in funzione delle loro caratteristiche è un modo per prendersi cura di sé e degli altri.Anche in Shiawase no pan - esordio nel lungometraggio della regista televisiva Mishima Yukiko - viene dipinta la favola del ristorante un po' bizzarro che cura i mali della vita attraverso null'altro che tanta attenzione e amore infusi nel fare bene le cose di tutti i giorni. Le scenografie "carine" sono molte, il paesaggio dell'Hokkaidō è come prevedibile "da cartolina" (ma che bella cartolina, soprattutto d'autunno e d'inverno), il tono idillico sconfina spesso nella fiaba. In tutto questo non c'è nulla di originale e poco di interessante; anzi, la formazione televisiva della regista fa sentire tutto il suo peso. Il suo merito può essere rinvenuto proprio nel fatto di non voler dimostrare nulla, di mantenere per tutta la sua durata un registro leggero uniforme. L'effetto non è certo quello di trasmettere la formula della felicità ma semplicemente di regalare un paio d'ora di tranquillità. Le riprese dei cibi sono fotograficamente perfette. [Franco Picollo]