Siccome io i buoni propositi non li ho mai fatti e non ci credo neanche più di tanto, ho deciso che per questo 2015 i miei auspici, anziché a me in prima persona, vanno ai libri, croci e delizie che riempiono le mie giornate in facoltà, tra corsi di letteratura e laboratori di editing e i miei ritagli di tempo libero passati col naso tra le pagine incurante del mondo esterno. Ne ho due, in particolare, perché di leggere mica ci si stanca, no? Grazie a Ilaria, ho scoperto il primo: una meravigliosa sfida di lettura comprendente cinquanta libri – cinquantadue se contiamo una trilogia come tre libri effettivamente separati – della quale potete trovare gli aggiornamenti qui; per quanto riguarda il secondo, be’, questo è un po’ irrealizzabile ma il bello sta anche nel provarci, non vi pare? Ecco allora che con Chiara di Chiaraleggetroppo, Annachiara di Please another book e Francesca di Coffee and books, ci siam proposte di affrontare la The age of YA challenge creata dal bellissimo blog Epicreads (che vi consiglio di seguire su tutti i social perché è meraviglioso!): centoquaranta libri young adult - principalmente inediti in Italia – pubblicati negli ultimi trent’anni che attraversano la storia dall’Età del Bronzo fino alla fine del Novecento. Per quanto amerei completarla, mi sono posta come obiettivo di leggerne almeno uno per periodo storico, due se proprio riuscissi a eccellere (e ne dubito fortemente!).
Questi dunque i buoni auspici per quest’anno appena cominciato e per il blog che oggi festeggia i suoi quattro mesi di vita: non so cosa dirvi per l’affetto e la fiducia che mi mostrate ad ogni aggiornamento, per avermi seguita anche quando latitavo e ho lasciato che il resto prendesse il sopravvento impedendomi di dedicare più cura a quest’angolino, per essere in più di sessanta su facebook, cinquanta sul blog, quasi cento su twitter. A settembre, mai me lo sarei aspettata e di questo non posso che dire grazie a voi <3"><3"><3"><3"><3"><3"><3 Non so dove mi porteranno i miei studi, se mai arriverò a fare di una passione un mestiere; quel che so è che ho sempre questo posticino per coltivare quest’amore e questo lo devo a voi che mi seguite. Per questo, con il 2015 appena spacchettato, ho deciso di dare una rinfrescata nelle prossime giornate, introducendo nuove rubriche e mandandone in pensione qualcuna che non mi ha mai convinta del tutto. Ma non questa! Adoro leggere in inglese, mi permette in totale relax di imparare parole e locuzioni che altrimenti non avrei sentito e di affinare l’orecchio a tutte quelle collocations che un madrelingua conosce alla perfezione; e poi, insomma, permette anche di scoprire libri che in Italia ancora non sono arrivati, e chissà se mai ci arriveranno! Tipo questo libro, che mai avrei letto se Netgalley non mi avesse gentilmente concesso una copia in cambio della mia opinione, cosa di cui sono immensamente grata. Perché The in between di Olivia Pierce è proprio un libro carino e di leggere un libro così avevo davvero bisogno.
Non mi stanco mai di leggere libri che parlano di primi amori ma, se a questi aggiungiamo un tocco paranormale, ecco che mi ritrovo attratta al punto da divorare una pagina dopo l’altra nell’attesa che scocchi la scintilla, la stessa che brucia negli occhi di Justin non appena rinviene e scopre che chi gli ha prestato i primi soccorsi dopo il suo quasi annegamento è Tara, l’inseparabile compagna di infanzia che aveva perso a sette anni e che da quando è tornata in città non l’ha degnato di uno sguardo. Per tutt’altre ragioni da quelle che pensa lui, però. Tara, infatti, nei due anni passati non ha fatto altro che seguire con lo sguardo Justin e la banda degli Awesome Nots – i fighetti del liceo che si sentono tali ma poi non lo sono neanche più di tanto -, maturando una cotta per lui che sfiora l’ossessione e una paura micidiale di parlargli e scoprire che dei loro anni insieme non è rimasto niente tra i suoi ricordi. Ma tutto cambia quell’afosa mattina d’estate, perché, dice Justin, quando salvi una persona le vostre vite inevitabilmente vengono legate assieme e un po’ dell’anima dell’uno diventa parte di quella dell’altro e quindi l’ineluttabile conseguenza è il ritrovarsi a ronzare attorno a lei e passarci del tempo assieme. Oppure la sua voglia di ri-conoscerla deriva anche dall’aver sfiorato la morte e aver capito cosa vuole dalla vita. Precisamente: lei e la sua capacità di farlo sentire pienamente se stesso, senza pressioni né vergogna, ma solamente un normale adolescente che vuol seguire i suoi sogni e non assecondare quelli del padre. Uno fra tanti, come Tara e come non è la sua attuale ragazza Amanda.
In fondo, è un incontro d’anime destinate, il loro, scritto fin dalla nascita e nelle aspirazioni delle rispettive madri e interrotto per anni a causa della lontananza ma sempre presente in attesa del momento opportuno per far sì che le loro vite si intreccino indissolubilmente. La si sente, questa connessione, costantemente, e la si avverte con maggior forza nel momento in cui i due finiscono assieme, nelle loro giornate scandite da tenerezza e felicità, piccole gelosie e prime volte, ma la si percepisce e si palesa solamente quando il destino, o chi per lui, fa sì che Justin non riesca a beffare la morte per la seconda volta. Ed è qui che il libro vero e proprio comincia, lasciando sfocare la prima parte in una lenta attesa volta ad arrivare al culmine dato dal lutto e diventando un preludio per focalizzare l’attenzione non su Tara e i giorni seguenti il lutto, ma su Justin e ciò che gli accade dopo essere arrivato in quello che definiremmo il Purgatorio, una terra di mezzo grigia in cui non si ha percezione della gioia o del dolore e i ricordi del passato piano piano svaniscono col termine del periodo nel quale è necessario recidere i legami terreni e lasciar andare l’amore per poter entrare in Paradiso o finire di scontare le proprie pene all’Inferno circondati dalle proprie peggiori paure.
Posto di fronte alla scelta di convincere Tara a dimenticarlo e andare avanti con la sua vita o condannarla a quella che sembra una vita sfocata e senza colori, Justin non si rassegna alla fine, si rifiuta di credere che non ci sia una terza via, quell’unica opzione che gli possa permettere di tornare al suo fianco. Ostinatamente lotta contro le avversità che lo tengono lontano da lei, si dibatte come un ossesso e ne escogita costantemente qualcuna per fregare chi lo controlla e rubare attimi struggenti in cui il desiderio di ricongiungersi a lei è più forte della possibilità dell’eternità all’inferno ed è pronto a rischiare tutto, per tornare sulla Terra.
Non importa che i personaggi siano per lo più abbozzati e restino fondamentalmente macchiette che non spiccano per la propria personalità; quel che si sente, per l’intera durata della narrazione, è l’incredibile legame che lega Justin e Tara, un filo rosso legato a doppio nodo alle loro anime e le tiene unite, anche dopo la morte, nonostante la morte, facendo percepire a lei la presenza del ragazzo come un costante supporto per mandare avanti giornate altrimenti frenetiche, scandite dai pianti disperati e dalla cattiveria di una ex che non si ferma di fronte a niente, e motivando lui ad agire, per scombussolare le regole di un luogo in cui anche la tristezza è un lusso non concesso a favore del vuoto e le speranze di riuscire nella sua missione non sono neanche contemplate. Justin e Tara potrebbero essere chiunque, chiamarsi con nomi differenti e abitare in Spagna anziché negli USA: la bellezza di questo libro – ciò che ha reso un pomeriggio piacevole quando sembrava destinato all’esatto opposto – è l’essere una storia in cui tutti possono riconoscersi, con personaggi così generalmente delineati da poter vestire i panni di tutti quanti, ma capaci di parlare di un amore vero che supera tutte le avversità. E non è forse ciò che tutti, chi più segretamente di altri, vogliamo?
Voto: ❤❤❤