Magazine Cucina

Shopping  and food

Da Silva Avanzi Rigobello

Tratto da “U.S.A. E  JET” ovvero: Come sopravvivere ai viaggi fai da te in America

Come as you are (l’abito non fa il monaco )

Gli Americani sono molto disinvolti per quanto riguarda l’abbigliamento. Questo solo durante il giorno, perché la sera e nelle occasioni formali sono impeccabili. Questo atteggiamento non è comunque univoco e cambia sostanzialmente da luogo a luogo.

A Manhattan, per esempio, le impiegate degli uffici e le commesse di negozi e Grandi Magazzini indossano tailleur e collant anche in piena estate quando temperature infernali fanno sciogliere l ‘asfalto dei marciapiedi intrappolando i tacchi degli Chanel. Lo stesso aplomb si riscontra anche nell’abbigliamento della popolazione maschile del Financial District, con le debite differenziazioni sessuali relative a collant e sandali.

A Miami, al contrario, è raro incontrare qualcuno che indossi le calze. O una camicia in tinta unita.

In piccole località costiere della California come Carlsbad o Pacific Grove, al mattino puoi incrociare sorridenti signore in tuta e bigodini che fanno jogging o spingono un carrello di Albertsons e la sera quasi non riconoscerle mentre cenano ad un tavolo accanto al tuo al Daily News Café o da Toasties, tanto sono truccate, abbigliate ed accessoriate.

Il più delle volte indossano abiti o completi raffinati ed eleganti ma non necessariamente firmati.

Gli accompagnatori sono in genere piu informali: non indossano quai mai la cravatta. Ma nemmeno i jeans.

Credo sappiate tutti quanto poco consideri fondamentale lo shopping griffato. Per me la qualità della vita prescinde dalla Firma di ciò che si indossa , ma è piuttosto un insieme di piccoli piaceri godibili, come la scelta di indulgere alle gioie del gusto, di viaggiare comodamente, di alloggiare in alberghi accoglienti e confortevoli, meglio se si trovano in località panoramiche e rilassanti, e di togliersi qualche capriccio anche rinnovando il proprio guardaroba, ma senza stress. Trovo che siano scelte molto meno appariscenti, ma decisamente più gratificanti, dell’acquisto di una borsa firmata assolutamente riconoscibile, per esempio.

Insomma preferisco essere che apparire.

Se messa di fronte ad un’opzione ,scelgo sempre il modello più alto della categoria inferiore, piuttosto che il modello più basso della categoria superiore. In questo modo si tratta comunque del top di gamma . Pensateci.

Non dovendo scegliere, probabilmente prenderei il massimo di tutto ,perché,come dice Lupo Alberto: ” La vita è bella, ma é meglio la bella vita”.

Per chiudere l’argomento , vi confermo che l’America è il posto giusto per concretizzare il compromesso di fare acquisti da boutique a prezzi da discount.

Negli Outlet, che altro non sono che gli spacci aziendali delle Griffe più note, fare acquisti è assolutamente conveniente e spesso perfino terapeutico, anche se raramente rilassante.

Per me gli Outlet non sono il massimo, mentre adoro i Grandi Magazzini come Macy’s, Nordstrom, JCPenny, Sacks, Bloomingdales, Sears, Neiman Marcus, Bergdorf  Goodman, dove le commesse si fanno in quattro per accontentarti e si possono fare dei veri affari, in quanto ci sono saldi e svendite in qualunque periodo dell’anno, che consentono di comprare abiti e accessori molto interessanti con sconti pazzeschi.

E vogliamo parlare delle Food Court al loro interno? Sono sempre una garanzia di potersi procurare un pasto più che dignitoso.

Durante le esplorazioni di Manhattan invece, quasi sempre per pranzo ci siamo sfamati con i sandwich acquistati nei Deli ( contrazione di Delikatessen), dove si possono sia personalizzare le richieste  che affidarsi ai suggerimenti del locale, in entrambi i casi si tratta di un pasto insolito, appetitoso, divertente ed economico.

All’inizio ci siamo fatti guidare dalle proposte standard del menù, ma poi abbiamo imparato a spaziare liberi e felici fra maionese e fantasia è ormai non ci  ferma più nessuno.

Ci siamo divertiti a comprare golosi sandwich “to go” da mangiare su una panchina di Central Park, dove non ci siamo però addentrati troppo, piuttosto che consumarli seduti scomodamente nella immancabile saletta adiacente al locale. I Deli sono in pratica delle paninoteche, spesso a conduzione familiare che costituiscono un’eccellente alternativa a McDonald’s   e  Burger King, al confronto decisamente più unti e calorici.

Nei Mall ,  dicevamo, ci sono delle aree circoscritte, destinate a rifocillarsi, dove si puó prendere anche solo una tazza di caffè, che durerà almeno mezz’ora, oppure un dolce o un gelato, fare uno spuntino o un pasto completo, tradizionale o etnico, e riposarsi.

Il primo Centro Commerciale del Veneto è stato Le Piramidi di Torri di Quartesolo. Ve lo ricordavate?

I Mall sono spazi enormi che generalmente si sviluppano su un unico piano. Hanno parcheggi sterminati e necessitano di una mappa per essere visitati, ma anche così  si corre a volte il rischio di non riuscire ad orientarsi e di perdersi, come è successo al Plaza Camino Real. Che è il Mall dove non riuscivamo a trovare i jeans perché chiedevamo i Levi’s, così come si scrive, mentre in America devi chiedere i “livais” o nessun commesso capirà cosa stai cercando. Sfiancante.

Una tale fatica merita una sosta, tipo pausa pranzo.

Statisticamenteil pasto più comune che si consuma in una Food Court è l’hamburger con le patatine fritte. Oppure la pizza, che è ormai entrata a far parte del DNA degli Americani, i quali si sono perfino convinti che sia una loro invenzione. Vi confido una mia scoperta: ordinano soprattutto quella con i ” pepperoni”, ( che è il salamino piccante, mentre i peperoni si chiamano “peppers” ) è praticamente quasi nessuno sceglie di aggiungere le acciughe.

In compenso gli Americani ci attribuiscono la paternità degli “Spagetti with meat balls e dei Macaroni and cheese”, che nessun Italiano in realtà cucina abitualmente.

Ma certo che lo so che esistono delle ricette che prevedono le polpettine di carne nel ripieno dei timballi di pasta o riso, ci mancherebbe altro! Ma qui si parla di un’alternativa al ragù , che gli Americani non conoscono. E qualche volta anch’io , per finire i rimasugli di formaggio rimasti nel frigo, faccio le penne ai tre, quattro o cinque formaggi, ma gli Americani pensano che siano per noi una specie di piatto nazionale. Hanno le loro convinzioni. In Piazza Erbe avevamo un vicino, Daniel, di Seattle (col quale ho continuato a fare esercizio di Non-Inglese) che pretendeva di fare le Lasagne alla Bolognese con mozzarella, pommarola e aglio a fettine, convinto che fossero l’originale Pasta “Baloni stail” (esatta pronuncia di “Bologna stile”).

Comunque una cosa c’è, che ho imparato dagli Americani: a mangiare la pizza con le mani senza sporcarmi. È’ stato da Pizza Hut nel 1985. O forse da Sbarro nel 1991.

Poco importa , quello che conta è che volevo sapeste quanto mi piace guardare la gente: c’è sempre qualcosa da imparare e anche da imparare ed evitare, se si osserva con attenzione il prossimo.

E vi assicuro che si tratta di puro interesse, non di curiosità.

Gli Americani non stanno a tavola come noi e non mettono neanche i gomiti sul tavolo. Quando usano una sola posata, tipo per una minestra o un’insalata , mangiano “all’inglese”: cioè con la mano sinistra appoggiata in grembo sul tovagliolo .

Quando devono tagliare il cibo invece , iniziano una vera e propria coreografia : impugnano il coltello con la destra e la forchetta con la sinistra – e questo lo facciamo anche noi Europei  – tagliano, mettiamo , un bocconcino  di bistecca tenendolo fermo con la forchetta  – e anche qui tutto regolare- quindi appoggiano il coltello sul bordo del piatto, passano la forchetta nella mano destra e la portano alla bocca – e qui vi voglio- poi la ripassano nella mano sinistra, raccolgono il coltello con la destra e ricominciano. In pratica , a meno che non siano mancini,  non portano mai la forchetta alla bocca con la mano sinistra. È bello da vedere, perché i movimenti sono fluidi e aggraziati, una specie di Thai Chi da tavola.

Naturalmente parliamo di normali pasti in casa o al ristorante, non seduti al tavolino di un Food Court, su una panchina di un parco cittadino, o in piedi accanto al baracchino degli hot dog , dove in pratica tutto quello che occorre è una manciata di tovagliolini di carta.

Secondo me comunque , nonostante le statistiche, la cosa più invitante da mangiare a pranzo durante un’intensa sessione  di shopping in un Mall è un’insalata.

È fresca, non appesantisce e si consuma velocemente.

Inoltre, quelle che in America chiamano insalate, sono il fiore all’occhiello della ristorazione veloce e informale.

Non si tratta di semplici  ciotole di ortaggi misti, ma di intriganti e generose combinazioni di ingredienti golosi.

Scegliete liberamente quella che vi ispira di più- generalmente sono tutte esposte in bella vista – e consumatela accompagnata magari da un tè freddo , circondate dai vostri acquisti, dando ogni tanto una sbirciatina dentro i sacchetti per gioire intimamente di quanto avete comprato. Insomma questo è quello che farei io. Cioè,  che faccio io, perché i negozi Americani sono il massimo per l’autostima di chiunque.

Anche in America esistono negozi specializzati in taglie forti, che però ti propongono dei veri abiti da donna e non , come da noi, degli informi camicioni tipo quelli della Mami di Via col Vento o dei pantaloni tagliati come i Pigiami Palazzo degli anni 70, imbarazzanti indumenti spesso in tessuto leopardato o mimetico, quasi sempre coi lustrini, che fanno pensare che al momento dell’acquisto fossi indecisa fra il look da Desert Storm o da serata in balera di periferia  e che ti fanno sembrare incinta anche se, oltre che un po’ over size, sei anche over sixty.

In America puoi acquistare invece dei veri calzoni, delle camicette, dei completi e degli abiti che non sono semplicemente un po’ abbondanti , ma tagliati in modo da farti sembrare e sentire comunque una donna , quasi come quando compravi ancora la lingerie da Victoria’s Secret.
 

Shopping  and food
 

INSALATA  DI  POLLO

Una delle tante versioni

400 gr di petto di pollo cotto, 30 gr di mandorle a lamelle, 1 cucchiaino di senape , 4 cucchiai di maionese,2 cucchiai di panna da cucina, 1/2 limone, sale e pepe, 1/2 cespo di lattuga.

Si sistemano sul piatto di portata le foglie di lattuga spezzettate con le mani. Sopra si dispone il pollo affettato, si sala e si pepa, poi si prepara il condimento  mescolando insieme la maionese, la panna, la senape, la buccia grattugiata e il succo di limone, ci si cosparge il pollo e si distribuiscono sopra le mandorle prima leggermente tostate.

INSALATA DI SPINACI
Ricetta New Age Angelena

 

Shopping  and food
 

500 gr di spinaci freschi, 250 gr di formaggio di capra (chevre) , 3 fette di bacon, 1 tuorlo,1 cucchiaio di vino rosso, 1 cucchiaino di senape, 1 cucchiaino di prezzemolo, 150 ml di olio extravergine, sale e pepe .(Volendo si possono aggiungere pomodoro e noci sgusciate)

Si fa macerare in frigo per tutta la notte il formaggio tagliato in quattro dischi con 100 ml di olio e le foglioline di timo.

Si lavano e si asciugano le foglie degli spinaci.

Si prepara una salsa morbida, tipo maionese, sbattendo con la frusta il tuorlo, il prezzemolo, l’aceto, la senape e l’olio rimasto, si sala e si pepa abbondantemente. Si versa sugli spinaci e si mescola con delicatezza.

Si scalda in padella a fuoco medio l’olio filtrato della marinata, si fanno scaldare i dischi di chevre giusto 30 secondi per parte, si dispongono sull’insalata di spinaci e si cospargono infine con le fette di bacon, fritte fino a diventare croccanti e poi sbriciolate.
È un’insalata molto chic, che riesce sempre bene, a patto che le foglie degli spinaci siano piccole  e tenerissime.

MACARONI AND CHEESE
 

Shopping  and food
 

300 gr di pasta tipo cellentani, 200 gr di formaggio provolone piccante grattugiato, 100 gr di emmental grattugiato, 1/2  cucchiaino di senape in polvere, 1/2 cucchiaino di peperoncino in polvere, 1/2 litro di besciamella, 4 cucchiai di pangrattato, 1/2 cucchiaino di paprika , 25 gr di burro.
Si lessa la pasta e si scola al dente. Si aggiungono alla besciamella il provolone grattugiato, la senape e il peperoncino in polvere, si rende il composto omogeneo e si condiscono i “macaroni” che poi si versano in una pirofila imburrata.

Con l’emmental, il pangrattato e la paprika si prepara un composto che si sparge sulla pasta.

Si completa con il burro a fiocchetti e si informa per 25/30 minuti a 180 gradi .La superficie deve assumere un bel colore dorato e sobbollire leggermente.
Gli Americani utilizzano il formaggio Cheddar e non il provolone. Volendo un sapore un po’ meno forte, e un’analoga sfumatura di colore, si può scegliere anche il Gouda Olandese a pasta gialla , che è reperibile anche al Supermercato.

Si dice che la prima realizzazione di questa ricetta sia da attribuire ad uno dei Padri fondatori degli Stati Uniti Thomas Jefferson. Ma pare che gli Americani siano convinti che si tratti di un’invenzione della Kraft.

Infatti quasi nessuno, che io sappia, fa in casa questa ricetta dal sapore, in un certo senso, storico e che è piuttosto buona. Gustosa e appena un po’ piccante.


Archiviato in:Di tutto un po'

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Magazines