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J : « Dicono che il Rwanda sia piu’ moderno e sviluppato del Congo, e invece non e’ vero. E’ terribile. Settimana scorsa qualcuno e’ entrato di notte nel nostro appartamento di Gyseni. Non hanno rubato nulla, ma hanno frugato dappertutto. Aperto cassetti, scompigliato vestiti, rotto giocattoli. E poi se ne sono andati. Strano, vero ? L’unica spiegazione che ci siamo dati e’ che fossero delle guardie che cercavano armi. Il Presidente Kagame era alloggiato nei paraggi, forse aveva paura di un attentato.»
C : « No, non voglio andare alla festa alla base uruguayana fuori Bukavu. Sara’ pure bella, ma dopo quello che e’ successo lo scorso fine settimana non me la sento proprio. Lo sai, vero ? Hanno sparato a una macchina UN sulla strada per la base. C’erano dentro dei miei amici, tre militari e una civile. Non credo fosse un attacco politico, sara’ stato il solito soldato ubriaco. Ma la pallottola ha colpito la macchina in pieno.»
C : « Si’ che c’ero. D’altra parte, dove si poteva andare il venerdi’ sera se non al Chez Victoria ? Era il locale piu’ carino di Bukavu, prima che chiudesse. E’ stato piuttosto brutto. Quando sono cominciati gli spari un mio amico mi ha buttata a terra. Tutti giu!, si gridava. E cosi’ mi sono trovata sotto a un tavolo mentre le due fazioni si sparavano a vicenda, tra il bancone e la pista da ballo. Non mi era mai successo di trovarmi in mezzo a una sparatoria. Stranamente, non sono stata colta dal panico. Sono rimasta semplicemente accucciata sul pavimento finche’ non i colpi non sono cessati. Poi piano piano siamo tutti usciti per tornarcene a casa. Paradossalmente, e’ stata quella la parte piu’ spaventosa della serata. Arrivare la macchina senza sapere se ci fosse ancora gente armata in strada ; con la paura che la sparatoria potesse riprendere da un momento all’altro. »
J : « Al Chez Victoria, venerdi’ scorso ? No, non c’ero. Ma so cosa e’ successo perche’ il proprietario e’ un mio amico. Suo cugino e’ uno stupido teppistello diciannovenne. Un tipico mulatto ricco e arrogante. Ha cominciato una rissa, e ha chiamato amici della polizia a difenderlo. Il suo avversario aveva amici nell’esercito, e li ha chiamati a sua volta. Hanno cominciato subito a sparare, e tutti i clienti si sono trovati sul pavimento. »
A : « Stavo andando in piscina al Grand Hotel, come tutte le domeniche a Kinshasa. Ricordi? Avevo invitato anche te settimana scorsa, quando eri in citta’. Camminavo fischiettando con l’asciugamano sulla spalla. Poi ho incontrato per strada un’amico svedese, che mi ha detto Non ci andare: stanno sparando. Non ho capito niente ma me sono tornato a casa di corsa. E dopo un’ora, il paese non parlava d’altro. Un attentato al presidente Kabila. Una sessantina di uomini armati di mitra e machete hanno attaccato il Grand Hotel, dove stava di passaggio. Qualcuno ha parlato di colpo di stato, qualcuno di messinscena imbastita dal governo. Sono morte dieci persone. E io ci stavo andando in piscina. »
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