Sì alla richiesta del referendum sull'indipendenza. Il Parlamento catalano sfida Madrid
Da Rottasudovest
La Catalogna
compie un passo ulteriore e pesante verso l'indipendenza. Oggi il Parlament di Barcellona ha approvato la
richiesta alla Camera dei Deputati spagnola di delegare la competenza per
autorizzare la celebrazione del referendum sull'indipendenza della Regione,
previsto per il 9 novembre 2014. Hanno votato a favore 87 dei 135 deputati del
Parlamento regionale, 43 hanno votato contro e 3 si sono astenuti.
Ovviamente
molto difficilmente la Camera accetterà la richiesta catalana, ma non è
esattamente questo il punto. La votazione di Barcellona ha messo in evidenza le
convulsioni in corso nei partiti catalani, causate dalla proposta
indipendentista. Il primo a soccombere è stato il PSC, il Partito Socialista
Catalano: 3 dei suoi deputati hanno votato a favore della richiesta, insieme ai
colleghi dei partiti nazionalisti CiU, ERC, ICV, e contro la disciplina di
partito. Si tratta di dirigenti importanti in Catalogna: Marina Gili è ex
consigliere di Girona, Joan Ignasi Elena è ex sindaco di Vilanova, Núria
Ventura è ex sindaco di Ulldecona. Il PSC ha già chiesto le loro dimissioni.
Convergència
i Unió ha sottolineato che il voto non è una richiesta di indipendenza, ma
di autorizzazione a celebrare il referendum in modo "legale e
consensuale"; il problema, però, è che la Costituzione spagnola non
permette il referendum e che, comunque, un referendum non potrebbe riguardare
solo la Catalogna, ma dovrebbe coinvolgere tutti gli spagnoli, chiamati a
decidere se Barcellona può diventare indipendente. El Pais sostiene che il
Governo catalano stia cercando di tirare la corda per "trarre vantaggio
dal 'no' del Governo di Madrid, per convincere i catalani indecisi che è
impossibile venire a patti con lo Stato. In questo caso la soluzione più
probabile per la Generalitat sarà chiamare alle elezioni regionali, in chiave
plebiscitaria".
La
situazione in Catalogna sta insomma precipitando, nel silenzio di Mariano
Rajoy. Il PP parla solo per bocca della leader catalana, Alicia
Sánchez-Camacho, che difende con forza l'appartenenza della Regione alla Spagna
e che invita il presidente della Catalogna Artur Mas ad avere coraggio e ad andare a difendere il referendum nel
Congresso di Madrid, così come a suo tempo fece il lehendakari basco Juan José
Ibarretxe (la maggioranza assoluta del PP impedirebbe qualunque tentativo di
dialogo al Congreso de los Diputados, però). Sánchez-Camacho ha avvertito che
il Governo di Madrid non accetterà né ricatti né imposizioni:
"L'indipendentismo è antiquato, ossidato, frustrante e irresponsabile. La frase non è mia, è sua, signor Mas, è del 2002. Com'è cambiato, in questi
anni!" lo ha preso in giro, nel Parlament.
Qualche giorno
fa, dopo la marcia dei 100mila per le strade di Bilbao, per chiedere una nuova
politica penitenziaria verso gli etarras e l'avvio del processo di pace nei
Paesi Baschi, lo scrittore Arturo Pérez Reverte si è scagliato contro Mariano Rajoy, su Twitter. "A
questo incompetente si incendieranno i Paesi Baschi, come si è incendiata la
Catalogna" ha scritto. E poi ha definito il Governo "politicamente
incompetente, bugiardo, estorsore, sleale, pieno di opportunisti
e baciapile, tenuto dall'ala radicale ultra-cattolica del partito, che rappresenta
solo una piccola parte degli elettori, più preoccupati dell'aborto di mia
figlia che di fare una politica con leadership, cultura, tenacia e
intelligenza". Un ritratto durissimo, ma certo non irrealistico.
E' responsabilità del governo se in Catalogna, una terra sì nazionalista,
ma in larga parte non indipendentista, è riuscito ad affermarsi il concetto del 'diritto a decidere', con cui Arturo Mas ha giocato per mesi, per convincere i
catalani che non possono fidarsi di Madrid (nel silenzio di Madrid). "Il
PP, che a suo tempo accese, con inenarrabile ingiustizia e insensatezza, ma con
evidente ansia di reddito elettorale, una vasta campagna contro il processo di
riforma dello Statut, agisce adesso di nuovo con sorprendente irresponsabilità,
pretendendo di far passare con fermezza la sua inazione e mancanza di capacità
e finezza politica. L'immobilismo, la politica delle porte sbattute e
dell'aspettare che il tempo passi non porteranno nessuna soluzione. Al
contrario, questo atteggiamento del PP, con Mariano Rajoy in testa, non solo
rivela la sua incapacità e mancanza di leadership, ma sta avvelenando una
situazione già di per sé complessa" scrive il quotidiano El Periódico de Catalunya. E,
aggiunge, anche "il blocco sovranista catalano, più trasversale
ideologicamente, si addentra nell'unilateralismo e nell'accelerazione, cosa che
neanche contribuisce a trovare soluzioni". E le soluzioni devono basarsi
"sul principio democratico e sul rispetto del principio di legalità, cioè,
del rispetto del Diritto". Insomma, secondo El Periódico de Catalunya, i
catalani che seguono il diritto a decidere, che non ha alcun sostegno nella
Costituzione spagnola, sono destinati alla sconfitta. E "la costruzione di
uno Stato federale, democratico e sociale è la miglior opzione per i cittadini
catalani e per quelli spagnoli, dato che rappresenta un'opportunità per
trasformare in profondità la nostra società, orientandola verso la consecuzione
della giustizia sociale, così come per articolare la pluralità nazionale,
linguistica e culturale che caratterizza la Spagna".
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