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Si cerca gheddafi che lancia un messaggio audio “vittoria o martirio”

Creato il 26 agosto 2011 da Madyur

Cade il rais, ma la capitale vive momenti di grande sofferenza. C’è molto caos generato da continue raffiche sparate in aria dai ribelli, dalle resistenze dei lealisti e si aggiunge il mosaico di quartieri sicuri e molti invece pericolosi .

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La città si sveglia ancora stordita dalla presa di Bab al Aziziya ( la cittadella fortificata del Colonnello) per scoprire , però, che sacche di resistenza delle milizie pro-Gheddafi continuano a sparare e persino a costituire una minaccia. Per la maggioranza degli oltre 2 milioni di abitanti il punto di ritorno è stato già superato da un bel pezzo.

Il Colonnello riesce ancora a farsi sentire , lanciando messaggi audio di sfida aperta alal rivoluzione “Il nostro ritiro da Bab al Aziziya è stato solo un ripiegamento tattico” grida ad alta voce al popolo libico. E torna per l’ennesima volta ad ammantare il suo carisma minaccioso con il fascino di Omar al Mukhtar. Nello storico nemico dell’occupazione coloniale militare italiana in LIbia trova la determinazione a non arrendersi. Il suo è un appello alla resistenza e al combattimento fino alla fine “Vittoria o martirio” inneggia ai suoi fedelissimi che ancora combattono.

Gheddafi vuole convincere i suoi cittadini che i ribelli sono lontani dalla vittoria e anche al controllo totale della capitale. Ma che ci sarebbe spazio ad una vittoria. Anche sua figlia Aisha si fa sentire con la Nato e in un messaggio audio se la prende con la Nato e il colonialismo straniero. Mussa Ibrahim, il volto più noto del regime, afferma che colonne di miliziani starebbero arrivando da Sirte per rilanciare lo scontro nella capitale.

A loro risponde il leader del Consiglio transitorio Mustafa Abdel Jalil , che rilancia la caccia al Colonnello promettendo una taglia di 1,6 milioni di dollari a chi collabori a prenderlo vivo o morto. Il comunicato si prefigge sia indirizzato ai fedelissimi “Se ci aiutate a prenderlo , ci sarà l’amnistia”.

A Bab al Aziziya i cecchini sparano a chi si avvicina. Alcuni quartieri della capitale sono contesi . Abu Salim , il quartiere dove si trova la prigione che nel 1996 fu teatro dell’eccidio di 1200 detenuti e l’inizio della rivoluzione del 17 febbraio, resta luogo di feroci combattimenti. I civili sono difficili da incontrare nelle strade. I negozi rimangono chiusi. Ragazzini, neanche quindicenni, brandiscono kalashnikov come fossero racchette da tennis. File kilometriche per comprare bottigliette d’acqua.

L’acqua che esce dai rubinetti è un rigagnolo di liquami sabbiosi e puzzolenti. La corrente torna per poche ore. A volte si pensa che sia il fuoco amico ad uccidere fantasmi nell’ombra, per poi scoprire compagno d’armi o civile di passaggio. Fonti ospedaliere segnalano 400 morti e 2 mila feriti in tre giorni di combattimenti. Mancano , comunque, dati ufficiali.


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