La Stampa. Il ddl anticorruzione esce dalla camera con nuovi reati contro la pubblica amministrazione, limiti al ricorso agli arbitrati e una delega al governo per scrivere, entro un anno, le regole che terranno fuori i condannati in via definitiva dalle assemblea elettive, parlamento europeo compreso. Un impegno che l’esecutivo dovrà assolvere entro le prossime elezioni politiche in base a un ordine del giorno votato dall’aula. Nel codice penale fanno ingresso, insieme a pene rimodulate se non più severe, la ‘concussione indottà, il traffico illecito di influenze, la corruzione per l’esercizio della funzione, e la corruzione tra private.
La parola chiave per capire questa riforma è Concussione. Di cosa si parla? Ecco qui, da wikipedia:
La concussione (dal latino concussio,-onis, derivato da concussus, participio passato di concutere, estorcere) è il più grave dei reati contro la pubblica amministrazione. È un reato proprio in quanto può essere commesso solo dal pubblico ufficiale o dall’incaricato di pubblico servizio. La condotta incriminata consiste nel farsi dare o nel farsi promettere, per sé o per altri, denaro o un altro vantaggio anche non patrimoniale abusando della propria posizione. Tale condotta può esplicitarsi in due differenti modalità: costrizione e induzione.
- La costrizione è intesa nel senso di coazione psichica relativa, cioè essa implica la prospettazione di un male ingiusto alla vittima, la quale rimane tuttavia libera di aderire alla richiesta o di subire (eventualmente) il male minacciato.
- L’induzione invece si realizza mediante comportamenti di sopraffazione del privato non direttamente riconducibili alla violenza psichica relativa (allusioni, silenzi, metafore) idonee a influire sul processo motivazionale del privato creando uno stato di soggezione psicologica. In questo contesto, la giurisprudenza negli ultimi anni ha creato la figura di “concussione ambientale” che si ravvisa quando il privato è indotto a compiere l’azione, più che da un comprovato comportamento induttivo del soggetto pubblico, dalla convinzione di doversi adeguare a una prassi consolidata, cioè la convinzione che quella dazione o promessa costituiscano i soli strumenti per ottenere un concreto agire degli organi amministrativi.
Con i nuovi provvedimenti i reati per la concussione vengono aumentati per la ‘costrizione’ ma vengono pesantemente alleggeriti per quella ‘indotta‘. Un grosso regalo ai disonesti, insomma.
Bene, il PD vota una Riforma che accorcia i tempi di prescrizione ed abbatte le pene per i corruttori. Direi che ora è spianata la strada per una vera coalizione con il PDL.
Vorrei sapere come verrà giustificata questa porcata colossale.
L’articolo 317 del codice penale viene riscritto, per volontà condivisa del centrodestra e del centrosinistra, che si appellano a una bugia: “Ce lo chiedono l’Ocse e l’Europa”. La verità, come ha spiegato più volte il direttore del Servizio studi Davide Bonucci, è che “l’Ocse non ha mai chiesto all’Italia di eliminare la concussione”. Poco importa. La “riforma” va fatta. Il Pdl lo esige, il Pd lo tollera. Il testo attuale prevede una pena fino a 12 anni per chiunque, abusando della propria posizione di pubblico ufficiale, induce o costringe un altro soggetto a fornire denaro o altri vantaggi per sé o per un terzo. Il nuovo testo spacchetta questo reato, e lo riconfigura in due reati diversi: la concussione “per costrizione” (per la quale la pena massima resta di 12 anni ma la minima sale da 4 a 6) e la “indebita induzione” (per la quale la pena si riduce da un minimo di 3 a un massimo di 8 anni).
L’impatto di questa modifica è devastante. Riduce ulteriormente i tempi della prescrizione, già pesantemente abbattuti dalle leggi ad personam (come la ex Cirielli) imposte al Parlamento da Berlusconi per fuggire dai suoi processi. Questa sì, una prassi per la quale l’Europa ci ha più volte accusato. Di Pietro, con una forzatura storica, parla di “un colpo di spugna” simile a quello tentato dal Cavaliere nel ’94. L’ex pm esagera. Ma l’effetto di questa riforma, sui procedimenti in corso, rischia comunque di essere pesantissimo. Sul “padre di tutti i processi”, innanzitutto: il Ruby-gate, che a Milano vede coinvolto proprio Berlusconi. Reato di prostituzione minorile. E reato di concussione per induzione, per la famosa telefonata alla Questura, in cui l’allora premier chiese il rilascio della ragazza perché “nipote di Mubarak”. Con la riforma che potrebbe passare entro l’estate, questo processo rischierebbe di saltare: lo paventano gli stessi Pm di Milano.
Ma c’è un altro processo che, con questa legge, finirebbe al macero: quello che riguarda Filippo Penati, accusato di concussione per le aree ex Falck. Con la riformulazione del reato, anche l’ex coordinatore della segreteria di Bersani sarebbe salvo: l’ha detto ieri al “Sole 24 Ore” il pm di Monza, subito dopo aver emesso il provvedimento di chiusura indagini nei confronti dell’ex presidente della provincia di Milano. Se arriva la riforma, il reato addebitato a Penati risulterà estinto a fine 2012: “E io chiudo la baracca”, è la conclusione di Walter Mapelli. Ma questo allarme non fa notizia. Nessuno si scandalizza. Nessuno, in Parlamento, si interroga sugli effetti pratici di questa riscrittura del codice. Alla vigilia della probabile fiducia che il governo porrà la settimana prossima, Pdl e Pd litigano su tutto, ma concordano sul via libera al testo votato in Commissione (quello che elimina, appunto, l’attuale concussione per induzione).Due indizi non fanno una prova. Ma ce n’è abbastanza per chiedersi se questa riforma, per com’è formulata, sia davvero giusta e opportuna. Solo in quest’ultima legislatura, i parlamentari indagati e/o condannati per corruzione, concussione, truffa e abusi d’ufficio sono stati 90, di cui 59 del Pdl, 13 del Pd e 8 dell’Udc. Nello stesso periodo, gli amministratori locali coinvolti in inchieste giudiziarie per gli stessi reati sono stati circa 400, di cui 110 del Pd e quasi il triplo del Pdl. La nuova norma impatta su tutti i processi in corso per concussione, che sono quasi un terzo dei 90 nei quali sono coinvolti politici nazionali e più della metà degli oltre 400 in cui sono imputati i politici locali. Se questa è la realtà dei fatti, si giustifica una riserva mentale: evidentemente forse questa riforma conviene a molti.
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