Magazine Cultura

SI DICE CHE SI VIVE UNA VOLTA SOLA, MA PURTROPPO NON SEMPRE E' COSI'... - di Paul A.Valenti

Creato il 01 giugno 2013 da Ilibri
SI DICE CHE SI VIVE UNA VOLTA SOLA, MA PURTROPPO NON SEMPRE E' COSI'... - di Paul A.Valenti SI DICE CHE SI VIVE UNA VOLTA SOLA, MA PURTROPPO NON SEMPRE E' COSI'... - di Paul A.Valenti

Titolo:  Si dice che si vive una volta sola, ma purtroppo non sempre è così...
Autore: Paul A. Valenti
Anno: 2013

Il giovane Paul ha 20 anni, non ha un lavoro, passa le giornate a bighellonare, a ubriacarsi, a drogarsi e a pensare, solo pensare, di dover fare qualcosa di rivoluzionario e meraviglioso. A un certo punto si accorge che c'è un vecchio che lo segue e che altri non è che lui stesso a 80 anni. Tra una riflessione e l'altra, scopriamo che Paul, crescendo, ha veramente fatto qualcosa di grande, si è trasferito in Vietnam, dove ha vissuto felicemente, si è anche sposato e ha avuto una figlia ed è tornato al paesello per concludere la sua vita.

Sostanzialmente nel libro non succede altro. Si tratta di una serie di riflessioni del giovane Paul sul 'sistema', le cose dovute, l'amore, la vita, il posto fisso alienante, gli amici inconcludenti, ecc. ecc. E poi ci sono le riflessioni del vecchio Paul, che col senno di poi, osservando se stesso a 20 anni, capisce che la sua vita ha avuto invece tutt'altro sviluppo, ha conosciuto un popolo saggio, meraviglioso, ha amato la sua donna, e anche sua figlia. Ha quindi avuto una vita anche 'normale', con matrimonio e figli, ma non ne è uscito sconfitto. A lui è affidato il pezzo migliore del libro: quando ci racconta del Vietnam, e delle differenze tra pensiero occidentale e orientale.

L'idea alla base del libro, questo incontro/scontro tra un io vecchio e un io giovane, è veramente buona, ma alla fine, trattandosi solo di riflessioni, sembra di leggere un libro di citazioni e aforismi fine a se stesso. Un vero scontro, o un confronto, non c'è mai; ci aspettiamo che a un certo punto si smetta di riflettere e si agisca, ma non capita, anzi, la paura di un incontro tra i due Paul è talmente forte che porta a una conclusione inevitabile e triste. Inoltre, il filo dell'intera struttura è continuamente interrotto da righe bianche, a capo, puntini sospensivi e corsivo. Nelle riflessioni, che non aggiungono niente di nuovo agli argomenti che sono chiari fin dall'inizio, l'uso di un lessico certe volte fin troppo ricercato sembra poi voler far colpo sul lettore a tutti i costi e c'è il rischio che quest'ultimo finisca col non seguire più.

Non è chiaro nemmeno il tempo storico in cui è effettivamente ambientato il libro, anni Sessanta o anni Duemila? Ho risolto il mio dubbio convincendomi che l'intenzione dell'autore sia stata quella di ambientare tutto in un tempo indefinito, in cui non ci sono smartphone, ma i ragazzi scrivono usando l'odioso 'k' al posto del 'ch'.

Non sono rimasta particolarmente colpita da questo testo, a partire dal titolo eccessivamente lungo,  ma credo, sinceramente, che lo scrittore abbia delle vere potenzialità, i pochi pezzi realmente narrativi sono stati coinvolgenti e interessanti. È un peccato per questa occasione persa.

 

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :

Dossier Paperblog

Magazines