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Si dice spesso che se si leggessero più libri il mondo sarebbe migliore. Purtroppo questo non è del tutto vero.

Creato il 17 maggio 2010 da Progettiambiente

Si dice spesso che se si leggessero più libri il mondo sarebbe migliore. Purtroppo questo non è del tutto vero.La maggior parte dei libri venduti in Italia, infatti, viene realizzata con carta non certificata, spesso proveniente dai paesi del sud-est asiatico, Indonesia in testa, le cui foreste vengono distrutte a ritmi insostenibili per essere trasformate in piantagioni destinate all’industria cartaria.

La denuncia proviene da Greenpeace che ha presentato dal Salone del Libro di Torino i risultati di “Salvaforeste”, un’indagine effettuata tra le case editrici italiane, alle quali è stata chiesta l’origine della carta con la quale vengono fabbricati i loro libri.

A motivare quest’inchiesta, i dati relativi all’importazione di carta dall’Indonesia, che vedono i flussi verso l’Italia aumentare costantemente, facendo del nostro paese il primo importatore europeo di carta indonesiana, proveniente in gran parte da APP (Asian Pulp and Paper), secondo produttore  mondiale di carta, sotto accusa da anni per la distruzione di migliaia di ettari di foresta vergine, traformata in piantagioni industriali.

Secondo Greenpeace dall’inizio delle proprie attività, negli anni Ottanta, APP avrebbe abbattuto un milione di ettari di foreste nella sola isola di Sumatra, con conseguenze facilmente immaginabili sugli ecosistemi locali e sulla produzione globale di Co2.

Tornando alla coscienza ambientale delle case editrici italiani, si constata con amarezza come solo un quarto degli editori interpellati abbiano dichiarato di stampare i propri libri esclusivamente su carta riciclata o proveniente da foreste certificate Fsc (Bompiani, Dindi, Fandango, Foglio Clandestino, Gaffi, Hacca, Lonely Planet, Prospettiva, Edizioni Ambiente, La Coccinella, Marsilio, Chinaski, Fanucci, Fazi). Si nota subito come le principali case editrici non rientrino tra i più virtuosi. Molte di esse hanno dichiarato di non essere in grado di ripercorrere tutta la filiera produttiva dei propri libri, mentre altre – anche dalla linea editoriale progressista e attenta alla sostenibilità – non hanno nemmeno risposto all’indagine di Greenpeace.

La lista completa dei “cattivi” si può trovare su www.greenpeace.it/deforestazionezero.

Autore: Giacomo Pettenati


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