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Si, (lentamente) viaggiare!

Creato il 28 dicembre 2013 da Storiediritratti @GianmariaSbetta
Si, (lentamente) viaggiare!

Donostia, Pais Vasco

La malinconia di questo viaggio da cui sono tornato quattro mesi fa mi entra anche nei calzini nonostante ci siano i pantaloni del pigiama a fare da tappo. Ma visto che nessuno mi vede in queste condizioni mi sento figo, tipo Clive Owen in Inside Man di Spike Lee. Quindi alla Dalton Russel vi introduco la nostra esperienza.

Una metà di luglio – e questo è il quando, avete colto la citazione cinematografica? – calda ma non umida. Un caldo secco che entra con un vento a raffica dai finestrini tirati completamente giù, come se ci fosse un tizio con il phon acceso puntato su di noi. Concedetemi qualche fiorentinismo. I finestrini sono di una Panda. E questo è il come. Una panda a metano, nera, unta e bisunta. Suda anche una Panda.

Sudati siamo sudati anche noi, ma non stiamo andando né a una convention del M.E.N.S.A. né al compleanno di Kylie Minogue quindi non ci interessa granchè. In realtà viaggiare in queste condizioni primitive ci rende più liberi. Non so per quale sciocca presunzione l’arrivare in un luogo di interesse o meno, pieni di sozzerie in auto ci fa sentire invincibili e presumibilmente più interessanti. A noi stessi sicuramente, tronfi e boriosi del nostro casino creato ad hoc in auto. Le alette di pollo sono tutte nude, mangiate con ingordigia suina, sono riuscito anche a sporcare oltre al volante il cambio dell’auto. Se guardo nello specchietto retrovisore ci sono due mani, una nera e una bianca, sulla cappelliera. Di plastica, trafugate a due manichini di un centro commerciale dietro casa. Ci sembrava divertente e non abbiamo fatto del male a nessuno, questo è quanto. Ci sono poi anche un borsone e una valigia.

Umidi sono i pantaloni che portiamo solo da poche ore ma che ci incollano il culo al sedile. Colpa del caldo, vi censuro subito i cattivi pensieri. Quei sedili ne han viste diverse, ne vedranno altre nei quindici giorni successivi. Siamo partiti pochi giorni prima da Grosseto (Toscana) alle 22, adrenalinici, siamo arrivati 24 ore dopo a Bilbao, (Paesi Baschi). Adrenalinici. E questo è il dove.

Nel mezzo un bel casino, Led Zeppelin a volume 50 mentre attraversiamo la Francia del Sud imprecando in toscano, tra un rifornimento al metano che definire difficile è un pallido eufemismo e un casello autostradale in cui ti chiedono anche di ipotecare la casa. C’est la France.

Andando in estasi per le bellezze paesaggistiche che ci passano accanto. Aix en Provance, Montpellier, Tolosa, i Pirenei.

In ordine, abbiamo fatto colazione, pranzo e merenda nelle tre città sopra elencate.

Poi finalmente la Spagna. Una Spagna diversa, che si sente diversa, che vorrebbe stare sola ma che accoglie a braccia aperte il forestiero. Tutta autopista, così la chiamano.

Torniamo a noi, sudaticci e consunti e il percorso da Bilbao a San Sebastian. Donostia come la chiamano i baschi.

Per renderlo speciale, decidiamo che: no autopista AP8, no pedaggi.

Cosa lo renderà speciale?

Scendiamo verso Amorebieta, poi Durango, poi Eibar, dove le stazioni di servizio sono sozze come la nostra auto e la Repsol ci fa pagare la benzina con prezzi che non vediamo da anni. Euro 1,3 per litro e il pieno è d’obbligo. Se vi state domandando che fine ha fatto il metano, non c’è metano in quelle zone. Solo a Vitoria, diversi km più giù.

All’altezza di Elgoibar stai già risalendo verso il nord dei Paesi Baschi e c’è un paesaggio ad attenderti da togliere il fiato. Scogliere, pezzi di terra disegnati da chi, con foreste a precipizio sul mare, diversi metri più in basso un oceano da navigare, in cui perdersi a vista d’occhio, verso l’orizzonte. Un percorso alternativo, che non è fatto di cartelli, ma solo mappe e istinto. Una strada da seguire verso est. Di continui saliscendi, di foreste a destra e mare a sinistra.

Poi una sosta per andare in bagno sotto un pino a dieci metri da una spiaggia meravigliosa e trafficata a ragion veduta da migliaia di persone vicino a San Salbador Eliza. Una caletta, dalla scogliera la raggiungi bene se usi le apposite scale che scendono al mare. Subito dopo Aisia Orio, una cittadina sul mare. Ne attraversiamo il ponte che collega le due parti della città, sotto di noi Orio Ibaia con stranieri e stranieri che nuotano e canoe che lo colorano a chiazze.

San Sebastian dista pochi chilometri e il nostro ora è un lento incedere verso il centro cittadino, di paese in paese, dai paesaggi mozzafiato di cui abbiamo solcato le scogliere ci trasferiamo alla vita di paese che si respira tutti i giorni, di chi è qui da una vita o chi ci è solo di passaggio. I colori sono accesi, vivi. Surf, costumi, occhiali da sole. San Sebastian è vicina.

Perché di tutto quello che vorrei raccontarvi, per il resto c’è tempo, vi ho voluto raccontare il paradigma di questo magnifico viaggio?

Il percorso in auto.

La libertà che ti è trasmessa dal volante in mano, una mappa e un amico – che ogni tanto dorme – al tuo fianco. Il sole che ti investe e il vento che ti spettina, se hai la fortuna di avere ancora i capelli e se questi sono un poco più lunghi del previsto. La strada davanti a te. Scegli dove andare, guido io, ti sveglio appena arriviamo, ti sveglio ora perché guarda che tramonto.

Amico dove siamo, è il paradiso.

L’ultima curva verso sinistra che ti spalanca davanti le porte del Golfo dinanzi alla città e da cuore in gola. Dentro c’è chi surfa, chi si tuffa. E ci siamo noi che costeggiamo tenendoci a sinistra la Bahia de La Concha. Spettacolo puro. E’ tornata l’adrenalina.


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