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Si parla di un pellegrino - prima parte // Voce novella

Da Fiaba


Lunedì 25 Marzo 2013 11:48 Scritto da GiamPiero Brenci

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Il carretto trainato da Sacco di Pulci, di cui già vi parlai, sta riconducendoci a Capanna Tassoni che mi apparirà, ancora una volta, come un fungo incastonato tra le querce, ai margini del grande Bosco.

Sul carro siamo in tre: il Peste, il Medoro ed il vostro Narratore, anche se al momento faccio il carrettiere mentre gli altri due se ne stanno spaparanzati sulla grande quantità di fieno che riempie il carro. Siamo di ritorno da un breve viaggio, voluto dal Nonno, per consegnare un bel carico di legna da ardere ed un paio di orcetti ad un signorotto, tal Agirulfo Dei Tosi,  che vive non distante da Ferrara.

Qui tutti gli episodi de "Il nonno e il peste".

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La voce novella

Il testo completo

Il carretto trainato da Sacco di Pulci, di cui già vi parlai, sta riconducendoci a Capanna Tassoni che mi apparirà, ancora una volta, come un fungo incastonato tra le querce, ai margini del grande Bosco.

Sul carro siamo in tre: il Peste, il Medoro ed il vostro Narratore, anche se al momento faccio il carrettiere mentre gli altri due se ne stanno spaparanzati sulla grande quantità di fieno che riempie il carro. Siamo di ritorno da un breve viaggio, voluto dal Nonno, per consegnare un bel carico di legna da ardere ed un paio di orcetti ad un signorotto, tal Agirulfo Dei Tosi,  che vive non distante da Ferrara.

I due piccoli orcetti, inseriti in  un  vano segreto nel pianale del carretto per non doverci pagare un’esosa gabella, erano ricolmi di una crema preparata dalla Franca.   Utilizzando, credo, anche la piccola ampolla che ebbe a consegnarle un Folletto.

Per l’invero, il Folletto l’ampolla l’aveva data a me trasformandomi in un messo come vi narrai, miei arguti ed affezionati Lettori, nell’Istoria “Vi presento Sacco di Pulci”.

Per quanto ne so, posso affermare che la crema fosse a base di miele ed estratti di fiori dalle proprietà a me sconosciute. Crema ricercatissima usata dalle Monne per  aumentare la loro bellezza a danno di noi uomini creduloni…..

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La fanciulla, con un sorrisetto indefinibile e la sua espressione seriosa e tranquilla, prima che partissimo, mi aveva consegnato un terzo orcetto identico ai primi due.

Il Peste davanti alla mia espressione allibita aveva sollevato gli occhi al cielo, come suole fare il suo avo, prima di esclamare:

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<  Ti potrebbe servire per ingraziarti una qualche Monna…… A patto che sia cieca!  Se no non ti presterà certo attenzione, crema o non crema! –

Ed io, miei arguti Lettori, mi ero trasformato in uom saggio e nulla dissi!

Che non sta bene mandare all’inferno qualcuno anche se se lo meriterebbe proprio!

Ed ora, come già dissi, siamo di ritorno da questo viaggetto tranquillo, tranquillo…

Il Medoro, che pareva dormire, si drizza di scatto sulle zampe, uggiola profondo, si trasforma in un fulmine peloso,  balza a terra e scompare nel bosco.

Sacco di Pulci si è già immobilizzato e a nulla servono le incitazioni per farlo smuovere.

Ora, miei arguti Lettori, vi so ben attenti alle caratteristiche dei personaggi che, a vario titolo, transitano in queste Istorie per non aver ben compreso che nessuno, qui, fa nulla per nulla.  I meticci non abbaiano quasi mai, ma si muovono silenziosi come vipere tra l’erba. I cavalli ‘sentono’ le fonti in distanza. I nonni fiutano gli affari e il Peste….

Il Peste è il Peste e con questo abbiamo detto il minimo ed il ‘tutto’, nevvero?

Scivoliamo a terra e, rimanendo dietro lo schermo dei tronchi, avanziamo cautamente fino a vedere l’Ostaria. Scopriamo che ci sono cinque tizi che parlano con il Nonno Oste. Fidatevi gente, quelli son guai, e con la < G > maiuscola! O doppia < G >: guai grossi!

Quattro sono chiaramente degli sbirri, il quinto è un ometto magro, leggermente gobbo.  Riconosco in lui una persona che vidi, di sfuggita, tre giorni fa a Ferrara….   .

L’ometto caccia in mano al Nonno qualcosa e indica con gesto imperioso la porta della Ostaria. L’atteggiamento del Nonno è ossequioso, annuisce vigorosamente e fa un mezzo inchino mentre i cinque salgono a cavallo e, danno di sprone, verso la pianura.

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< E’ un difetto di mio nonno: quando corbella talvolta esagera: anche l’inchino! –borbotta il Peste mentre torniamo al carro ed attendiamo che il Medoro ricompaia per avvisarci che gli sbirri si siano allontanati e non vi sia pericolo imminente.

* * * *   * * *   * * *

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< Qualcuno di voi due, malnati impenitenti, può darmi una spiegazione? Cosa avete combinato che avevate un’incombenza facile, facile? Da dove arriva quel fieno? Perché mi portate sei denari d’argento più di quelli stabiliti con l’Agirulfo? Perché quel funzionario del Duca è venuto a consegnarmi un Bando di Ricerca per un tipo che si sarebbe macchiato di stregoneria? Roba da finirci al rogo, mica scherzi!  E, allora? – Pur essendo il Narratore lascio l’incombenza al Peste che finisce di masticare una corposa fetta di crostata ai lamponi, poi assume l’aria compunta, da putto dipinto in chiesa, e inizia:  

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< Quando il Pellegrino, qui – e m’indica con il pollice sporco di marmellata – dice che la sorte gli è avversa afferma il vero, Nonno! – ed afferra un biscotto allo zenzero: - L’Agirulfo ci spiegò che la crema di bellezza fosse per Monna Fiamma , dama di compagnia alla corte ducale. Ed egli, ch’è la timidezza fatta omo, ci chiese di consegnarla in cambio di quelle sei monete d’argento. Dovevamo rifiutare? –

Il Nonno lo guarda, mi guarda e, poi, solleva gli occhi al cielo mentre Medoro sbadiglia.

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< Monna Fiamma vive ed abita nel Palazzo del Duca. Scoprimmo però che,  quando esce, è scortata da guardie che prima ti randellano e poi ti salutano.

L’Agirulfo ci offrì, allora, anche quel bel carico di fieno…. Dovevamo rifiutare? Desistere? –

Il Nonno lo guarda, mi guarda e, poi, solleva gli occhi al cielo mentre Medoro uggiola.

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< Scoprimmo che v’è una finestra al primo piano dalla quale si affacciano delle fantesche per prendere dall’aria fresca e gettare sguardi ai loro spasimanti….

Il Pellegrino, con maniere goffe e rozze, avvicinò una fantesca e donandole l’orcetto di crema riuscì ad ottenerne l’attenzione ed una vaga promessa per l’indomani….

Il giorno seguente, di primo mattino, abbiamo posizionato il carro sotto quella finestra con il perno della ruota allentato. Come se il carro fosse danneggiato….. Ben fatto, Nonno? – e si caccia in bocca il biscotto, con aria soddisfatta.

Il Nonno lo guarda, mi guarda e, poi, solleva gli occhi al cielo e borbotta qualcosa di così sconveniente che evito di annotarlo… Medoro, sussiegoso, se ne va in cerca di un osso.

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< La finestra venne aperta…  Una corda venne lasciata penzolare…. E, qui, mio malgrado, devo tessere le lodi al Pellegrino – ed il Peste, con la zazzera di capelli a bandiera, annuisce convinto. Il Medoro torna con un grosso osso tra i denti: disinteressato!

Il Nonno grugnisce e fa cenno con la mano di andare avanti. Il Medoro schianta l’osso.

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< In un amen il Pellerino s’issò fino alla finestra e scomparve assieme alla corda che avrebbe  destato i sospetti dei soldati di ronda che s’aggiravano con espressioni torve.

Uno di loro, urlando,  venne a chiedermi quanto sarebbe rimasto, lì, quel lurido carro. Balbettai, con il cappello in mano, che avevamo un danno alla ruota, come poteva ben vedere. Mio zio era andato a chiamare un fabbro e, in un baleno, ce ne saremmo andati.

Lui mi avvertì che se ciò non fosse avvenuto avrebbe provveduto a dar fuoco al carro ed al suo carico di fieno puzzolente!

Ed io ci singhiozzai sopra scongiurandolo di darci il tempo di un respiro… -

Il Nonno coglie la pausa fatta casualmente dal nipote per afferrare un altro biscotto che viene morsicato e che va a riempire le guance del fanciullo.

Intanto l’Oste dal pizzetto curato si versa un robusto bicchiere di vino scuro come il sangue di un Belzebù e ne sorseggia un po’…

Miei arguti Lettori, quando questi due mettono su un tale teatrino non v’è nulla da fare se non attendere con santa e tanta pazienza.

Ma se volete potete unirvi a me, umile e misero pellegrino – un po’ tardo di cervello – e porvi la fatidica domanda che tanto mi tormenta e che non trova risposta:

< Ma tutti a me dovete capitare? –

***

Il resto di questa intrigante istoria è racchiusa nella seconda parte che il Peste riprenderà a narrarvi non appena avrà finito di mangiare il biscotto.

Alla prossima, sicuramente!

***

Le immagini sono gentilmente fornite da Rubens Fogacci e Gabriele Brenci

© VoceNovella ideata e realizzata da  GiamPiero Brenci www.basiliscohistory.it e recitata da Edoardo Camponeschi che pubblica con Menestrandise Audiolibri Indipendenti i 13 episodi delle < VociNovelle Nel Bosco>

L’Autore pubblica  < ISTORIE DI UN BASILISCO > con la Maglio Editore



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