Si puó, un giorno, aprire gli occhi capire che non é lo stile di vita che volevi. Si puó anche immaginarsi fra 10 anni, ed aver paura di finiré cosí come ci si immagina. Perché é quel che mi succede, e non é la prima volta. Giá m'immaginavo, giá avevo un brivido che percorreva la schiena.
Vivi in questo paese, vuoi far parte del gruppo, senza sentirti la classica pecorella nera, e allora ti adatti. Bene, ma adattarsi cosa significa? Significa, almeno per me, aver perso l'essenza di me. Essere diventata ció che non ero e non sono. Perché cosí non mi piaccio, non mi sento piú io.
Non che prima fossi chissá che personaggio. Certo spesso era al centro dell'attenzione, con gli amici sempre facevo festa, ballavo e mi divertivo, parlavo, discutevo, e ancora ricordo i sabati sera davanti a varie birre parlando di letteratura, filosofia, polica, cultura, o stupidaggini. Si andava ai concerti, alle sagre, ci si ritrovava.
E allora ci ripenso. Vedo le foto di loro, quelli che erano il mio gruppo, continuare a far la stessa vita. E un pó li invidio. Mi mancano tante esperienze.
Ma dopo tanti anni dovrei aver qualcosa di simile qui, o no? Ecco, non c'è. E non perché non ci abbia provato. Quello che qui chiamano divertimento per me é alcolismo e facilitá di costumi, e chi vuol capire capisce cosa intendo dire. Io non bevo, soprattutto ora. Io non vado a letto con il primo che passa, non l'ho mai fatto.
Allora se non puoi far parte di quel gruppo, ti devi spostare su quello familiare: genitori, bambini, asili, scuole, parchi....giá ne ho parlato. Il problema é che se m'immergo troppo in quel gruppo mi vedo fra 5 anni con almeno 3 figli, perché qui é come una malattia, si fanno figli, e li si fanno perché non c'è altro da fare. (adoro i bambini, ma adoro anche essere una persona che ama il proprio figlio e che non procrea per noia). Fai figli, vai al parco, vai alle festicciole di paese, vai a trovare i nonni, fai le festicciole di compleanno nei bar, donne con donne, uomini con uomini, donne sempre piú grasse, bambini con cibo spazzatura, uomini sempre piú rimbambiti....
Questo é ció che vedo io, che sento io. Magari la realtá é diversa, ma ognuno la percepisce come vuole.
Ed io non mi ci vedo. Non riesco ad immaginarmi altri 7 anni di lavori malpagati e denigranti, di persone che ti fanno sentire straniera, di donne che solo fanno figli, di bambini che gridano, che mangiano porcherie, che non sanno neanche parlare la loro lingua, immaginarsi se la sanno scrivere...
Panico.
Rivoglio essere me stessa. Rivoglio cultura nella mia vita, Rivoglio le librerie, i musei, le feste, i Natali con le luci colorate, magari anche con la neve, rivoglio un posto dove c'è vita tutto l'anno, e non come ora, qui, come anche a Mallorca, dove tutto s'addormenta fino a Pasqua.
Rivoglio sentirmi utile, per me.
Sento che ho buttato vita tempo. Ho perso tempo prezioso dove ho solo lavorato per andare avanti, per sopravvivere, non per migliorare. Dove se non lavoravo riposavo, ma non mi divertivo. Dove comunque questo ritmo mi ha svuotato.
Niente viaggi se non in Italia, niente di nuovo, sempre tutto uguale, ripetitivo, tutto un circolo di cose che si ripetono.
E non ero cosí. Mai avrei immaginato di esser cosí. Non ho mai avuto paura a mettermi in gioco, anzi, i cambiamenti mi stimolano, sono la mia adrenalina, mi fanno sentire viva.
Invece quasi ho paura...
Paura?
Di che?
Chi ha paura non vive, chi ha paura non respira, ed io invece vivo e respiro, e non ho paura.
Che poi uno si dice tanto, peggio di cosí, che vuoi che mi succeda? In fin dei conti non ho un lavoro, non mi sento a mio agio, non ho niente da perdere.
Sará difficile lasciare il mare, quello sí, lo ammetto, sará l'unico problema.
Ma per il resto, ci si adatta a tutto, tanto peggio di quel che ho vissuto in questo paese non ci puó essere molto!
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