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Si puo’ fare

Da Oichebelcastello

SI PUO’ FARE di Giulio Manfredonia – 2008

Parlare della malattia mentale è un argomento non facile, se ne parla per raccontare una storia che parla d’integrazione, di solidarietà, di modelli alternativi.
Milano 1983. Nello (Claudio Bisio) è un sindacalista con forti valori etici e sempre teso alla modernità, cosa non molto gradita dai suo colleghi che lo ritengono troppo concentrato sulle sue ricerche e poco sui problemi legati alla quotidianità. Il coordinamento sindacale lo spinge verso una nuova realtà: diventare direttore di una cooperativa sociale.
Nello non può che accettare, ma ben presto scoprirà una nuova e sconosciuta realtà. Si ritrova infatti a dover gestire una cooperativa fondata dallo psichiatra Del Vecchio (Giorgio Colangeli), in seguito alla legge Basaglia.
Nello inizia ad avere delle vere soddisfazioni dal suo lavoro quando tratta i soci della cooperativa come “persone”, riesce a responsabilizzarle, ottenere anche un piccolo contributo da ognuno di essi.
Il successo arriva per caso : un giorno in un momento di difficoltà due dei dodici lavoranti, Gigio (Andrea Bosca) e Luca (Giovanni Calcagno), realizzano un mosaico con gli scarti del legno.
Quando arrivano gli ordini, arrivano i problemi, i soci della cooperativa venivano abitualmente “sedati” con molti farmaci e Nello richiede allora modifiche delle dosi giornaliere allo psichiatra.
Nello con l’aiuto del dott. Furlan (Giuseppe Battiston) cerca di far riemergere dall’apatia dei medicinali i suoi soci, cercando di guidarli verso il mondo reale, regalandogli la possibilità di una vita qualunque, godendo delle gioie di ogni giorno.
Nello riesce ad integrare nel mercato i soci della Cooperativa con un’attività innovativa e produttiva.
Gli anni ottanta rappresentano la nostra storia più recente; una sinistra che non sa più dove andare, un sindacalista troppo avanti con i tempi trova uno spazio per realizzarsi, ex di sinistra inghiottiti dalla Milano dei soldi facili. La legge Basaglia era fresca, i malati non erano ancora visti come persone dotate di potenzialità usufruibili.
Mentre rivedo questo film alla ricerca della scena da pubblicare, non posso che meditare sulle enormi potenzialità non sfruttate nella odierna società, non solo nelle persone “malate”, ma anche in quelle “normali”.


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