Per papa Francesco rispondere a Eugenio Scalfari ed essere trattato in quel modo da Repubblica è stato più facile che rispondere all’appassionato e coraggioso appello dei preti “informatori” statunitensi?
Papa Francesco, gesuita vissuto attraverso la dittatura sanguinaria di Videla, adotta atteggiamenti diversi. Non che reciti o sia falso; pare chiaro che com’è normale usi stili comunicativi diversi.
Jorge Mario Bergoglio ha spezzato da tempo la continuità massmediatica con Joseph Ratzinger (anche lui alle prese con la memoria pesante di una dittatura e in rapporto per tanti anni con gli anti conciliaristi e i nostalgici della Chiesa anni ’20 e ’30). Papa Francesco non ha innovato nulla sul piano teologico e dottrinale: la sua prima enciclica conclude una serie di iniziata da Benedetto XVI.
Si assiste invece a una svolta anche politica, per la delusione di gran parte del centrodestra.
Strumentalizzare la Chiesa o farsene strumentalizzare non è un fatto nuovo. Politici e massmedia italiani sono più impegnati a catturare elettori che a discutere liberamente e per tempo delle decisioni da prendere. In Italia la società civile è colonizzata dalla politica in misura troppo rilevante.
Si può anche temere che la svolta vaticanista di Repubblica e le lettere del Pontefice saldino ancora di più il legame ibrido tra le massime autorità italiane. L’alleanza Napolitano – Ratzinger era palese, ma non necessaria. Quando società civile, autorità civili, religiose, economiche, forze sociali si saldano tra loro si è a un passo dal formare un’autoritarismo, una dittatura della maggioranza, una “democratura”, che aspetta solo un presidente del consiglio adatto, che si sieda al posto che si sta preparando per lui.
Interessano però più ancor più i contenuti: quali politiche del lavoro, dei diritti, dell’ambiente, del welfare, in sintesi quale programma. E le premesse non sono buone: la cosiddetta ripresa economica, se ci sarà, sarà pagata cara. Dall’ambiente, usato come uno strumento e strapazzato, da chi non può inserirsi nelle nuove politiche, da chi semplicemente coltiva idee diverse.
Silvio Berlusconi non è in linea con questo andamento, nemmeno Beppe Grillo, almeno per ora.
Non vengono però ridiscusse le idee di Berlusconi e neanche quelle di Grillo.
Come scriveva Scalfari in un pessimo editoriale dedicato all’unità d’Italia “sono le minoranze illuminate che guidano la storia”. Si riferiva al passato. È vero che, per esempio, i contadini dal Medioevo al Novecento non hanno potuto partecipare. Nel Rinascimento lavoravano i campi come ai tempi dell’Illuminismo. Analfabetismo di massa e solo il 4% di elettori votanti alle prime elezioni italiane.
Non ci sono però oggi classi dirigenti illuminate. Probabilmente Scalfari elabora sogni proibiti e poco fondati.