Gente, viviamo un tempo fatto di tante cose strane.
Sì, perché non è nemmeno più il ritornello sulla crisi che ormai ci impregna le orecchie da troppo. E non è nemmeno l’assenza di un lavoro che a questi poveri ragazzi li sta massacrando tutti; né, tanto meno, quella menata sui valori che non si hanno più o che si stava meglio quando si stava peggio. No no, io credo più semplicemente, che a questo mondo ormai succedono solo cose strane.
Detto questo, che ovviamente lascia il tempo che trova…
…metti un ragazzo di 25 anni, cresciuto come milioni di altri. Uno qualsiasi. Il tuo vicino di casa, quello che saluti al tabacchi perché ti sembra di conoscerlo ma comunque non sai bene dove l’hai conosciuto; insomma, la persona più comune che ti viene in mente e che però poi, in fondo di ovvio, capirai, non ha proprio nulla. Questo ragazzo insegna batteria in una scuola, decide di non lasciarsi intimorire e sceglie come obiettivo la passione.
E’ un musicista. Suona per sentirsi bene credo, per vivere pienamente quello che ama fare, inventarsi, sperimentare, fino a creare qualcosa – a mio parere – di sensazionale.
Vi racconto questa storia, oltre che per l’entusiasmo che mi ha messo addosso e perché lui è bravissimo, soprattutto perché io non ho mai creduto alla banalità dell’uno su un milione. Quando ho guardato per la prima volta un suo video oltre l’emozione inevitabile, mi sono subito detta “ma perché cazzo se può farlo lui non può farlo chiunque?!?”
Vi sto parlando di Dario Rossi, nato in una provincia Romana, con due gambe, due braccia, due occhi, due orecchie (beh ora sulle orecchie sono costretta a lasciare un simbolico asterisco capirete poi perché) insomma, vi sto parlando di un ragazzo che ha scelto di fare quello che tra poco vi mostrerò ma che dovrebbe soprattutto farci riflettere su quanto “quellacosalì” sia maledettamente possibile!!
Dopo aver visto questo video (lo stesso che, come vi dicevo prima, mi ha spinto a quella elevatissima considerazione sull’essere umano) me ne sono andata a vederne altri e poi motivatissima sono andata a vedermelo una sera dal vivo.
Quella sera è successo più o meno questo:
Una barba che traina un carrelletto, di quelli in metallo, su cui impilati ci sono tutti gli “strumenti” alcuni dei quali contenuti dentro una busta bianca su cui spicca, in rosso, un’inconfondibile e direi impietosa scritta “LIDL” …cosa che ha mosso prima sulla mia faccia un sorriso e poi dopo vis à vis una domanda:
- R: Ovviamente la scelta di una busta LIDL non può essere casuale vero?
- D: Beh no, è tedesca!”
Effettivamente conoscendo la storia di questo giovane la ragione sarebbe stata per chiunque di facile intuizione.
Dario, deciso a coltivare questa sua folle passione, pieno di vita come solo chi sa inventarsi certe cose e poi soprattutto starci dentro fino al collo, un giorno dell’estate appena trascorsa prende e se ne va a Berlino. Si piazza su quelle strade, tra gente straniera e fa con naturalezza quello che gli piace fare. Ed è proprio in Germania (aimé ancora una volta non in Italia) che finalmente la sua vita di musicista cambia!
Dunque la sua barba, il carrelletto, la busta del LIDL e solo un pezzo di asfalto. Una pentola qua, una lastra di ferro di là, un wok dell’ikea a sinistra, un barattolo di plastica giallo al centro, qualche lastra di alluminio, uno o due piatti di una vecchia batteria, coperchi, delle bacchette di metallo… e mentre questo rito di preparazione/vestizione avviene, tu che sei lì a guardare ti chiedi come diavolo abbia fatto ad inventarsi così bene questo suo miracolo.
Lui figlio di un’intuizione geniale!
Io non sono un musicista e non mi cimenterò nello spiegarvi quanta sia la bravura di Dario, ma credo che anche un orecchio non allenato può rendersi conto di quanto sia difficile fisicamente e tecnicamente quello che ha scelto di fare questo ragazzo. Senza contare che poi uno in strada si aspetta di sentire la musica di due afro bonghi non certo l’innovazione brillante di chi con mezzi di fortuna e con il culo sui sampietrini, suona musica house/techno mista a sonorità tribali e industrial.
Viviamo un tempo fatto di tante cose strane.
Di artisti o presunti tali, che si mettono a fare arte senza alcuna semplicità. Artisti assurdamente costruiti quando invece la bellezza sta nelle mani come la cazzuola per il muratore. Un tempo in cui si sfama il niente e si dimentica immediatamente quello che invece dovrebbe essere ricordato per sempre. Molti di noi non si sono preoccupati e non si preoccupano mai di divorare un sogno, preferendo piuttosto le sabbie mobili di un qualche ormai affossante stato di vita.
Non si stava meglio quando si stava peggio,
semplicemente si sta meglio quando ci si vuole stare!
R.
Grazie a Dario Rossi, le foto sono del suo profilo:
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Qui troverete tutti i suoi appuntamenti: https:
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