“Per vivere non basta non morire”, lo sa bene chi si ritrova suo malgrado a fare i conti con il tempo che non c’è più, chi apre gli occhi su una realtà “altra” che esiste lì da qualche parte, spettatrice silenziosa ma pronta a chiedere senza dare più niente in cambio. Lo sa bene Luca Lazzarini, 26 anni, protagonista di questo romanzo e “alter ego” dell’autore, che si ritrova ad affrontare il dolore devastante della notizia di una malattia che non perdona e la consapevolezza di non essere più una “semiretta illusa”. E’ un libro che fa riflettere come tanti o come pochi forse, ma che spinge inesorabilmente a porsi domande, a rifiutare l’idea, a doverla accettare dentro di sé per poi farla propria. Argomento scomodo la morte, che nessuno vuole affrontare quando non sia strettamente necessario, che nessuno vuole quasi nemmeno pensare come se il solo fatto di immaginarla nella propria mente possa contribuire a renderla reale. Ma è possibile cambiare prospettiva e sentirsi vivi proprio a partire dalla morte. Il valore delle cose più semplici, la gioia nei gesti da sempre ignorati, la pienezza dei rapporti umani, il senso della vita, il riscatto. Luca rinasce proprio mentre qualcuno, in un giorno freddo e nebbioso come tanti altri tipici della provincia bolognese, gli dice che deve morire. Gli amici di sempre non riescono a trovare il coraggio di stargli vicino perché non si trovano mai le parole giuste per consolare un “moribondo”, la madre piange lacrime di fede consapevole di dover perdere anche questo figlio per lo stesso male che si è portato via il marito, il fratello autistico dal suo mondo inconsapevole gioisce per aver ritrovato un compagno di giochi. Luca, dal canto suo, scopre in don Edoardo quella forza miracolosa che solo l’imperscrutabile è capace di dare se ci si abbandona completamente al mistero. Dio sconosciuto diventa Dio amico, compagno del viaggio più bello che la morte possa regalare. Così tutto diventa possibile anche avvicinarsi a quel sogno da sempre sognato che è Irina, vittima di una vita matrigna che merita di riappropriarsi di una dignità che Luca riesce a regalarle quando tutto sembra perso. Ed è in lei che si compie la rinascita.
Stefano Baldi muore di tumore il 10 gennaio 2009, a 34 anni. Ha finito di scrivere Sia fatta la tua volontà pochi giorni prima della sua scomparsa. Con linguaggio ironico, pungente e mai banale lascia un’intima testimonianza del percorso che lo ha condotto a dover affrontare una malattia che ha portato con sé la morte ma anche la straordinaria intensità di una vita vissuta. E’ il suo unico romanzo.
« …E’ un romanzo davanti al quale ogni commento è superfluo, un messaggio d’amore e di speranza che non può fare altro che rinfrancare, esortare a cogliere le opportunità della vita prima che un evento catastrofico la sconvolga per sempre »
Pupi Avati
« Teniamolo ancora un pò questo libro, lì sul comodino, anche quando avremo voltato l’ultima pagina. E di sera, magari, prima di chiudere gli occhi, diamoci uno sguardo. Si fa così con i regali. Perché questo romanzo è un regalo, di quelli preziosi »
Avvenire
Maria Portovenero