Magazine Diario personale

Siamo coraggiosi, sempre

Da Micamichela @micamichela
Siamo arrivati e ci accoglie questo tizio, alto, sui 35, molto easy, alto, jeans e maglione e sorrisone stampato, alto. Beh dico, beh. Beh dice anche il mio collega “Michela ma guardalo ma cosa pensi perché cioè, io non sono gay, però beh”. Arriva una collega sui 40-45, una con la maglia con le spalle tirate giù, non sapevo nemmeno che esistessero ancora le maglie così, e da sotto spunta una canottiera incrociata sulla schiena. Leopardata la canottiera. Con i jeans che le cadono sul culo. Con gli stivali da pioggia. Una di quelle che ti risponde solo in dialetto anche se le parli in italiano. Lo vede, inizia a dare gomitate alla sua collega. Sbarra gli occhi, gomitate. Tempo 5 minuti gli aveva chiesto il numero, e lui il numero gliel’ha dato.Io lo guardavo, scambiavo due parole, una battuta, sorrisi imbarazzati. Poi arriva lui, lui è un ragazzino – come me, sardo-milanese con accento mezzo piemontese. Capelli neri come solo un sardo può avere, pallido come un sardo non dovrebbe essere, occhi azzurri talmente azzurri che arrossivo solo perché mi guardava. Abbiamo parlato delle carote che arrivano con un minimo di 5 kg, 5 kg sono troppi per il nostro locale dice. Della strada per venire da Milano, 3 ore e mezza, cheppalle, ci siamo fermati due volte lì e lì, cheppalle. Mi ha raccontato dei carciofi con le spine che sono coltivati in Sardegna, e chi lo sapeva. Io con la mia camicetta a quadri, i capelli raccolti che mi dicono sempre che sto bene con i capelli raccolti ma io continuo a tenerli sempre sciolti e a raccoglierli ogni tanto solo per farmi fare i complimenti, l’eyeliner tutto dritto e uguale su tutti e due gli occhi, sono diventata sorprendentemente brava in poche settimane. Io non fatto niente, tutto quello che ho avuto sono stati due baci sulle guance prima di andare via. Però poi l'ho cercato su facebook. No non l'ho aggiunto.
“Sì ma non lo chiamo, figurati, ho due figli, non ho tempo per questo cose. Gliel’ho chiesto solo così, per giocare. Lo vuoi tu il numero? Chiamalo tu!” Sì che lo voglio, ma figurati, io, cosa vuoi che faccia.

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