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Siamo gli uomini vuoti III

Creato il 29 marzo 2011 da Lucas
Siamo gli uomini vuoti III
Al sommo sacerdote padano
Questa è la terra morta
Questa è la terra dei cactus
Qui le immagini di pietra
Sorgono, e qui ricevono
La supplica della mano di un morto
Sotto lo scintillio di una stella che si va spegnendo.

È proprio così
Nell'altro regno della morte
Svegliandoci soli
Nell'ora in cui tremiamo
Di tenerezza
Le labbra che vorrebbero baciare
Innalzano preghiere a quella pietra infranta.

T.S. Eliot, The Hollow Men, traduzione di Roberto Sanesi, Garzanti, Milano 1975
Analisi minima di alcuni versi della terza strofa. Vi si legge facilmente Lampedusa nell'attacco: terra morta, terra dei cactus, immagini di pietra che sorgono e ricevono la supplica della mano di un morto. Chi è il morto? Lo Stato Italiano? Per certi versi. Ma non perché io voglia accusare questo governo di ciò che sta accadendo: poteva succedere anche con un altro governo, la situazione sarebbe stata medesima. Il punto non è questo. Io non ho soluzioni da dare. Vedo anch'io che la maggioranza assoluta dei profughi sono giovani uomini. Vedo anch'io che - se sono tunisini - scappano da un paese liberato (si vede non è liberato abbastanza. Come si chiama il socio tunisino di Berlusconi? Tarak Ben Ammar , già. Ecco, perché non chiamarlo in causa per sapere le ragioni dell'esodo... Sempre che le sappia). E tutto questo accade sotto lo scintillio di una stella che si va spegnendo (quale? Il Sole? O piuttosto l'Europa?).Sfuggire alla fame, alla miseria, per un'altra miseria: da un regno della morte all'altro, svegliarsi, soli, nell'ora in cui tremiamo di tenerezza/ le labbra che vorrebbero baciare/ innalzano preghiere a quella pietra infranta. Ecco, uno Stato che avesse a cuore se stesso e non la miseria delle proprie prigioni mentali, uno Stato che non avesse paura, sarebbe felice di apporre un timbro di cittadinanza sulla moltitudine dei nuovi ri-nati per insegnargli un nuovo linguaggio che non sia preghiera, ma amore per una terra che offre accoglienza, amore per delle regole umane di convivenza, di rispetto per quelle costruzioni di senso chiamate leggi che garantiscono il debole dalla minaccia del prepotente. 

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