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Siamo messe male

Da Marypinagiuliaalessiafabiana

Siamo messi male

Non possiamo più apparire con i nostri corpi nemmeno quando chiediamo di avere degli aiuti contro il tumore al seno.

In italia il tumore al seno, come ogni altra malattia che colpisce le donne, è trattato non come un pericolo per la salute e la vita della donna ma come un pericolo all’avvenenza e sensualità. Si spiega così l’uso di testimonial sexy e avvenenti.

Spesso le rubriche dei tg parlano solo di malattie femminili che compromettono l’estetica di queste ultime. Alcuni inestetismi vengono patologizzati come la cellulite e le smagliature.

La vita e la salute delle donne vale così poco?

Molto poco, tanto che la prima causa di morte per le donne è la violenza domestica. Si parla di una quantità di donne uccise con facilità come se si stesse sopprimento una mosca.

Donne che sono state quasi uccise da uomini che poi non hanno visto nemmeno un giorno di carcere, graziati da una giustizia che ha permesso loro di portare a termine l’esecuzione.

perchè in italia la donna vale poco, molto poco e non verrà mai presa in considerazione se non è sexy.

Perchè la donna in Italia vale solo in qualità di femmina. La donna in Italia è prima femmina e poi individuo e vale solo come corpo. Per questo che viene erotizzato in continuazione anche quando sta mostrando talento artistico

Perchè queste immagini mostrano come ancora oggi in Italia vengono percepite le donne contribuendo a non uscirne proprio dalla visione stereotipata dei generi presenti già per cultura nella nostra società.

Ancor più grave è che questa discriminazione è presente anche sul lavoro e in politica.Il modello della Velina è talmente vincente da consentirti un posto in Parlamento.

Per diventare una donne in politica o in carriera il tuo unico requisito richiesto è soltanto quello di essere bella e a disposizione.

Proprio per questo che ritengo che essere mal rappresentate è la stessa cosa di essere sottorappresentate.

Non ci dobbiamo stupire poi se le ragazzine vogliono diventare Veline in un paese che offre poche opportunità di futuro alle donne e dove la bellezza è considerata un fattore per avere successo.

Non dobiamo stupirci se le ragazzine vendono il proprio corpo in cambio una ricarica. Mi infastidisco vedere in tv dei talk show indignati contro le ragazzine di oggi che si denudano in cam. Perchè in tv si può e in cam no?

Non è per caso l’omnipresente modello della Velina presente in tv e in politica ad aver condizionato le ragazzine di oggi?

Siamo messi proprio male. Intanto la  Svezia, paese che gode di parità di genere, praticamente un altro mondo; ci vede così:

Fonte: Italia dall’estero (tagliato perchè lunghissimo)

Per molti svedesi è impossibile capire come il premier italiano, con le sue gaffe e i suoi passi falsi, possa essere popolare in patria. Mercoledì esce “Berlusconi – l’italiano”, il libro in cui Kristina Kappelin ne cerca una spiegazione – e tra le altre cose la trova nella dittatura della bellezza.

Federica Rossi Gasparrini, presidente dell’organizzazione delle casalinghe italiane Federcasalinghe, mi ha raccontato una volta dello scarso rispetto di Silvio Berlusconi nei confronti delle donne in politica. L’organizzazione, che conta 850 mila membri, subì il corteggiamento di Forza Italia in occasione delle elezioni del 1994 e decise di dare il suo appoggio all’esordiente Berlusconi. “Berlusconi ha promesso di agire in quei settori che più ci stanno a cuore. Ci ha garantito che farà in modo che ogni donna possa scegliere liberamente se lavorare in casa o fuori”, disse la presidentessa in un’intervista del 1994 al Corriere della Sera. Federcasalinghe decise così di mettere i suoi 300 uffici in tutta Italia a disposizione di Forza Italia, contribuendo in modo significativo alla vittoria elettorale.

Federica Rossi Gasparrini diventò deputato parlamentare, e cercò quindi di far mantenere a Berlusconi le sue promesse alle casalinghe. Ad ogni incontro, Berlusconi non risparmiava battutacce. Inizialmente Federica sorrideva un po’ per essere educata, ma col tempo il suo ribrezzo cresceva, finché sentendosi ingannata chiese apertamente se al governo in realtà interessasse qualcosa delle casalinghe e delle loro richieste.
“Certo che ci interessano le casalinghe”, rispose Berlusconi ridendo.
“A patto che abbiano meno di 25 anni e portino la quarta”.

La mia opinione è che la questione che riguarda Berlusconi e il genere femminile sia centrale per comprendere tanto questo bizzarro politico, quanto la società italiana odierna e il modo in cui lui l’ha plasmata. Oggi si usa spesso la condizione delle donne come metro di valutazione della democrazia e dello sviluppo di una società. Da questo punto di vista, l’Italia fa decisamente una pessima figura.
Non è solo colpa di Berlusconi, d’altronde: il maschilismo ha radici profonde e numerosi estimatori in Italia. Questo non toglie che gli si possa rivolgere, a buon diritto, l’accusa di aver riproposto agli uomini italiani la concezione più retrograda della donna, elevandola a norma.

Trascurando il diritto delle donne al lavoro e a servizi sociali funzionanti, Berlusconi fa un grosso sgarbo all’Italia. Finché le donne verranno relegate al ruolo passivo di “delizia per gli occhi” o di lavoratrice gratuita del welfare basato sulla famiglia, una parte importante del potenziale intellettuale ed economico del paese rimarrà inutilizzata. Tenere le donne fuori dal mondo del lavoro frena il benessere, oltre ad essere un fattore che pesa fortemente sulla scarsa natalità. Malgrado l’insistenza di Berlusconi sul fatto che la crisi economica non sia in realtà così grave e malgrado le sue promesse di un futuro scintillante, la sensazione di insicurezza economica è grande e i giovani italiani hanno poca fiducia nel futuro.

Paradossalmente, i voti delle donne sono decisivi per i successi politici di Silvio Berlusconi, ma questo significa anche che le donne possono contribuire alla sua eventuale sconfitta. Un movimento femminile forte, intelligente e dinamico sarebbe probabilmente una delle poche forze nella società davvero in grado di far vacillare Berlusconi. La liberazione delle donne è un terreno totalmente sconosciuto al premier italiano.
L’Italia è uno dei paesi europei con la più bassa rappresentanza femminile in parlamento. Sono donne solo il 21% circa dei membri della camera dei deputati ed il 18% al senato, di fronte a una media del 23% nell’UE e al 45% in Svezia. L’opposizione è più sensibile alle questioni delle pari opportunità rispetto ai partiti di governo e ha più donne tra i suoi deputati. Tuttavia, quando conta davvero, la rappresentanza e le richieste delle donne vengono messe facilmente da parte.

La scarsa presenza femminile nei palazzi del potere è ovviamente una delle ragioni per cui l’Italia non ha mai sviluppato una politica per la famiglia degna di questo nome[...]

Essere madre e lavoratrice è perciò ancora oggi problematico. Delle donne italiane in età lavorativa, solo il 46% aveva un impiego nel 2008, contro una media UE del 53%. Secondo la strategia decisa dai paesi dell’UE a Lisbona nel 2000, il 60% delle donne dovrà avere un lavoro fuori di casa a partire dal 2010. Quest’obiettivo è già stato raggiunto nell’Italia del nord, ma nel complesso il paese dista anni luce dalle peraltro timide ambizioni dell’UE.

Negli anni ’70, le donne italiane combattevano una dura battaglia per ottenere libertà e diritti fondamentali. La forte ondata femminista che attraversò l’antiquata società italiana non produsse tuttavia effetti positivi duraturi. Le donne più anziane non erano pronte per i cambiamenti e di fronte ad un futuro incerto preferirono tenersi quello che avevano. Le più giovani erano in molti casi così ansiose di rompere con i vecchi schemi che finivano col danneggiare i propri figli. I trentenni italiani non hanno perciò una concezione particolarmente positiva del femminismo.[...]

Nello stesso anno, Berlusconi apriva i battenti del piccolo canale via cavo Telemilano58 nel centro residenziale Milano Due. Telemilano venne presto ribattezzata Canale 5 e sarebbe poi diventata il fulcro dell’impero televisivo di “Sua Emittenza”. L’offerta di programmi si incentrava completamente sull’intrattenimento. La violenza politica e la crisi economica degli anni ’70 rimanevano sullo sfondo come un’ombra sinistra e spaventosa: Berlusconi capì che la maggioranza degli italiani volevano pensare ad altro.

Fu in quel momento che la donna passò dal ruolo di partecipante attiva al dibattito sociale a quello di decorazione passiva della crescente programmazione televisiva. Gli ideatori di programmi televisivi di Berlusconi inventarono “la velina”, un tipo di donna che, sulla questione delle pari opportunità, personifica quel gigantesco arretramento caratteristico della società italiana degli ultimi anni. Una velina è una ragazza bella usata come decorazione vivente in ogni tipo di programma. Se è solo carina, come le libellule, muore dopo una stagione. Ma una velina intelligente, ambiziosa e con personalità ha buone possibilità di fare carriera.

Mamme e figlie fanno la fila fuori dagli studi Mediaset quando si cercano nuove veline per i programmi. È uno spettacolo che per certi versi fa pensare a Cappuccetto Rosso e al Lupo, cosa di cui probabilmente tutte le parti in causa sono coscienti. Il fatto è che le speranze delle ragazze e delle madri rispondono ad un bisogno reale: per le giovani donne italiane, le possibilità di realizzarsi nella società italiana sono scarse. Se si ha la fortuna di essere carine e di avere le curve al posto giusto, sarebbe un vero peccato buttare via l’occasione di fare carriera in tivù.

Se la mamma è la Madonna, la velina è la puttana moderna. Tutto molto semplificato, certo, ma questa è ancora la suddivisione fondamentale del genere femminile in Italia. Tutto ciò che vi è in mezzo rimane senza nome. Una donna che lavora non si può catalogare[...]

Berlusconi è insomma riuscito a trasferire alla politica quelle concezioni femminili retrograde che propone nelle sue televisioni. Promuovendo donne giovani e belle ma politicamente inesperte a importanti ruoli istituzionali nel governo e in parlamento, ha da una parte abbassato il livello della classe politica e dall’altra rafforzato i pregiudizi sull’incapacità delle donne in politica. Per Berlusconi sono utili, perché questo tipo di alleati non crea mai ostacoli, non vota mai contro il governo, è sempre fedele. Ma per la democrazia rappresentativa e per le donne sono una minaccia decisamente maggiore di quanto possa sembrare a prima vista.

 [...]Eppure le donne giocano un ruolo importante per i successi politici di Berlusconi, il cui partito Forza Italia, oggi chiamato Popolo della Libertà, ha esercitato sin dall’inizio una forte attrazione sulle donne. Nel 2001, ad esempio, uno studio mostrò che il 44,8% delle casalinghe italiane votava per Berlusconi e che c’era una relazione tra la loro scelta e quanto guardavano la tivù. [...]Berlusconi punta anche consapevolmente sulle donne nelle sue campagne elettorali[...]

La strategia non funziona solo con le pensionate e le casalinghe con una scolarizzazione bassa: tra i sostenitori più accaniti di Berlusconi ci sono anche donne giovani ed istruite, che spesso hanno ricevuto un’educazione borghese e tradizionale. Credono nei vecchi ruoli di genere, che danno loro sicurezza. Quando si chiede a queste donne come vivono le gaffe sessiste di Berlusconi, la risposta che si riceve è che il premier è solo “galante”, cioè gentile e cortese con l’altro sesso. I suoi scherzi e i suoi complimenti sono un modo di mostrare rispetto ed affetto. “Che cosa c’è di male?” ripetono guardandomi con divertito disprezzo, essendo io una svedese e quindi una sospetta scribacchina sinistroide[...]

Il settore dell’intrattenimento è uno dei pochi in cui uomini e donne sono relativamente parificati. In un paese come l’Italia, molti ritengono perciò che la trasformazione della politica sia un cambiamento positivo, che apre porte alle donne anziché chiuderle. [...] Le giovani donne alle quali vengono proposte candidature nel Popolo della Libertà passano per brevissimi corsi di preparazione alla carriera politica, dopodiché le si considera pronte per cominciare a lavorare.

[...]Ma caldeggiando certe candidate Berlusconi si può difendere dall’accusa di non dare alcuna opportunità alle donne in politica. Va da sé che le “ragazze di Berlusconi”, pur non facendo nulla per risolvere la questione delle pari opportunità, ne aumentino però l’illusione.

È un sistema astuto e funziona: molte donne vedono Silvio Berlusconi come un innovatore e un politico che dà spazio alle donne nel suo partito. Ma l’interesse di Berlusconi in donne che fanno politica sembra fermarsi al loro ruolo di delizia per gli occhi.

 La legge elettorale introdotta nel 2005 dalla coalizione di destra di allora non ha solo reso più difficile all’opposizione vincere le elezioni imminenti, cosa che era l’obiettivo della legge stessa, ma ha anche peggiorato sensibilmente la situazione delle donne, dato che ha tolto all’elettore la possibilità di scegliere direttamente il candidato indicando un nome. Chi finisce sulle liste elettorali e in che ordine viene deciso oggi dagli onnipotenti uomini leader di partito. Su dieci posti eleggibili, nove sono occupati da uomini. Le donne vengono piazzate così in basso che hanno già perso ancora prima che si tengano le elezioni.

In concomitanza con la nuova legge elettorale, il ministro delle Pari Opportunità Stefania Prestigiacomo proponeva che almeno il 25% dei candidati sulle liste fossero donne. Se un partito non avesse riservato tale quota alle donne, avrebbe rischiato di subire una detrazione del 10% dei finanziamenti. Nemmeno una riforma così scialba è riuscita a passare: i partiti di governo hanno votato contro il proprio ministro che, come da copione, ha cominciato a piangere.

A volte però una donna viene promossa, almeno quando c’è la raccomandazione di un potente leader. Capita sia a destra che a sinistra.[...]

Anche le donne ministro del governo sembrano essere scelte secondo criteri estetici. Assegnare a Mara Carfagna il posto di ministro per le Pari Opportunità è una chiara indicazione della scarsa importanza data a questo ministero da parte di Berlusconi e del suo governo[...]Ciò che invece non sopporta sono le donne autorevoli e senza peli sulla lingua. Lo scambio di opinioni nel 2009 tra Berlusconi e Rosy Bindi, presidente del maggior partito di opposizione (PD), ne è un ottimo esempio, che oltretutto ha avuto un’eco enorme sia in Italia che all’estero.Rosy Bindi partecipava al talk-show “Porta a porta” dopo che la corte costituzionale aveva rigettato il tentativo del governo di introdurre una legge di immunità per alcune cariche dello stato, tra cui quella di presidente del consiglio[...]

Berlusconi, in collegamente telefonico, interruppe la parlamentare dicendo: “Sento parlare la signora Bindi, come al solito è più bella che intelligente”. Il conduttore, Bruno Vespa, faticava a dissimulare un ghigno malizioso (Rosy Bindi è considerata brutta). Il solo fatto di chiamarla “signora” era del resto già un insulto, dato che per i parlamentari italiani viene normalmente usato il termine “onorevole” e i titoli in Italia sono molto importanti.

Pochi secondi dopo, una volta mandato giù l’affronto subito, Rosy Bindi disse: “Signor presidente del consiglio, io non sono una donna a sua disposizione”. La traduzione può sembrare criptica, ma il fatto è che l’affermazione arrivava solo alcuni mesi dopo le rivelazioni sulle feste con prostitute nella residenza del premier. Rosy Bindi intendeva puntualizzare che Berlusconi non poteva arrogarsi il diritto di giudicarla per il semplice fatto che lei è una donna. La Bindi ha insomma preso le distanze dalla concezione di Berlusconi che pensa di poter trattare l’Italia, gli italiani ed il parlamento come fossero di sua proprietà.

La reazione portò ad un’ondata di solidarietà per Rosy Bindi: per la prima volta dopo tanto tempo, le donne italiane sembravano reagire contro il maschilismo in politica[...]

 [...]I politici dell’opposizione non perdono quasi mai l’occasione di commentare le affermazioni machiste di Berlusconi esprimendo la propria preoccupazione per questo maschilismo galoppante. Ma, ad essere onesti, si tratta quasi sempre di prese di distanza e niente più. Oggi in Italia non esiste un movimento femminile degno di questo nome, ma solo un gruppo di femministe di mezz’età piuttosto stanche, che pensano di aver fatto la loro parte. Qualche tempo fa, intervistando la scrittrice e femminista Lidia Ravera, le ho fatto la dolorosa domanda: “Perché le donne non reagiscono?”

“Per noi vecchie è troppo tardi, abbiamo già dato. E le giovani – ha aggiunto – non si rendono conto delle battaglie che sono state necessarie per arrivare dove ci troviamo oggi”.


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