Sottotitolo: Le filosofie della sera (che non mi dispiaceva come titolo, ma ormai.)
Gira la voce che se non hai nulla da raccontare, è finita.
Niente di più vero, che dopotutto se non parli, non puoi aspettarti che ci sia qualcuno lì ad ascoltarti. Mi sto allenando a fare discorsi logici ultimamente, nonostante la mia irregolarità intellettiva. No, non è un’anomalia, è che io lo ammetto, capite? C’è chi si lascia trasportare da orgoglio e convinzione e neanche riconosce di stare in piedi dalle sette del mattino – per esempio – e io oggi ci sono dalle sette, a orario continuato, escludendo la pennichella pomeridiana. Effettivamente non sono in piedi neanche adesso, ma perché ne soffrirei. Scrivere…al computer…in piedi…non è il massimo.
Ma “siamo tutti sulla stessa barca” mi ripetevo oggi. E in effetti è così, per lo meno a vent’anni, o forse anche a trenta, quaranta. Beh, senza distinzioni categoriche e razziali, a una certa età cominci a camminare.
In realtà applichi ciò che hai imparato dai tuoi primi passi, e ti accorgi che fino ad allora stavi camminando un po’ sbilenca, incline ai cambiamenti e alle abitudini, ma tendenzialmente verso la tua direzione. Quella – è inutile! – la intraprendiamo consapevoli e non. E non provate a convincermi del contrario! Voglio dire, le esperienze dell vita servono, tutte quante, e da quelle impariamo qualcosa. Può essere. Ma l’unica cosa certa è che ci sono servite, come un passaggio a livello: e aspettare che il passaggio a livello si alzi, significa prima di tutto scegliere quella strada con pazienza.
Insomma, questo per dire che alla fine della ruota, avremo comunque la possibilità di salire sul carro. Intanto restiamo sulla stessa barca, quando arriverà il momento saliremo sul carro anche noi, e così via.