L’innovazione tecnologica ha sovvertito le “caste “ culturali rendendo fruibili le informazioni in modo immediato, allargando il “sapere” ad utenti impensabili fino a qualche anno fa e ha incluso gli “esclusi” in ambiti culturali prima riservati a pochi. E’ la teoria dei “Barbari” di cui lo scrittore Alessandro Baricco parla ormai da anni. Barbari sarebbero, dunque, tutti coloro che non avendo alle spalle generazioni di “acculturati”, pur avendo un gusto “imbarazzante”, pur essendo “mutanti che respirano con le branchie di google”, con il loro divenire irrefrenabile attentano alla antica immutabilità di un sistema culturale immobile e mummificato.
Se prima le informazioni erano accessibili solo tramite canali determinati e, soprattutto, a seguito della mediazione di chi forniva la “notizia”, ora l’informazione arriva a tutti direttamente, senza filtri. Tutto ciò ha degli indiscussi vantaggi, ma anche dei limiti. Nel mare infinito di informazioni chi ha alle spalle una propria formazione culturale in senso classico riesce a districarsi con minori difficoltà tra la verità, la mezza verità e la falsità assoluta, il barbaro no, può essere tratto in inganno più facilmente. È questo il rischio più grande da cui deriva, e qui cito Umberto Eco, la necessità di sviluppare, attraverso l’esercizio aggiungo io, uno spirito critico tale da riuscire a “scegliere” la notizia giusta, a distinguerla da quella errata buttata in rete come uno specchio per le allodole. Già l’esercizio in se è un fatto positivo. E la rete rende possibile un esercizio collettivo, un miracolo di neuroni in movimento che si allenano per conoscere.
I neuroni allenati non solo acquisiscono nozioni, ma producono idee, stimolano il confronto, la discussione, l’aggregazione… proprio come si propone di fare Tabule Rase e se qualcuno pensa che di iniziative del genere non ci sia bisogno è perché non ha chiaro il concetto di base che è la forza della rete: la “follia democratica”, l’accesso indiscriminato alla elaborazione delle idee, non più riservata a pochi eletti, non più privilegio di una “casta”, ma diritto di ognuno.
Tranne i ragazzi “nativi” nell’era del touch-screen (quelli, per intenderci, che non sono mai vissuti in una casa senza computer o cellulari) che sono ILLUMINATI per nascita, e a prescindere dalla acculturazione generazionale ( la tecnologia ha reso tutti ignoranti e tutti colti) siamo tutti BARBARI , orde di homines novi che stanno imparando ad imparare senza distinzione di estrazione sociale o di opportunità.
“Il futuro è un piacere” (cit. Baricco), e , dico io, appartiene ai barbari, appartiene a tutti noi.
*Illustrazione di GIPI (http://www.repubblica.it/2006/05/sezioni/spettacoli_e_cultura/baricco-barbari/baricco-barbari/baricco-barbari.html)