Il Dottore è una figura a metà tra il Dottor Hinkfuss di Questa sera si recita a soggetto e il dottor S. in Svevo. Blanche, interpretata in maniera disperata e costantemente sul baratro da Laura Marinoni, è dunque nella posizione di chi, rivivendo, rappresenta: parte dalla fine per giungere nuovamente alla fine. Così Un tram che si chiama desiderio assume una terrificante circolarità. Blanche non è semplicemente, e non è solamente, una Contessa Miseria di consoliana memoria, ma una donna che prova inutilmente, tra liquore e sesso, a colmare un vuoto caotico che la piega. Pirandellianamente parlando, per lei possiamo solo esperire il sentimento del contrario. Tutti questi elementi di suggestione sono magnificati dai deragliamenti effettuati rispetto al testo originale: Stella (una brava e provocante Elisabetta Valgoi) viene presentata quasi come una star immersa nel “sogno americano”, così come il marito Stanley (Vinicio Marchioni, di recente assurto a maggior notorietà per il ruolo del Freddo in Romanzo criminale). Annibale Pavone interpreta contemporaneamente l’Infermiere (che muove parte delle luci in scena, e assiste, irregimentato, alla rappresentazione) oltre a Eunice e Steve, personaggi secondari che opportunamente, a nostro avviso, vengono posti con decisione sullo sfondo.
Una volta di più in questo caso, gli espedienti tecnici contano, e non poco: l’uso di microfoni con aste sottolinea passaggi ben precisi, e il sonoro, curato da Franco Visioli, a tratti asseconda, a tratti sconvolge la scena, creando dissonanze mirate a scuotere la polvere accumulata sul dramma di Williams, non tanto dagli anni, quanto da compassate rappresentazioni delle quali il film di Elia Kazan del 1947, con Marlon Brando e Vivien Leigh, rappresenta il capofila. Strepitoso il momento in cui dagli altoparlanti suona ATWA, brano feroce dei System of a Down, dall’album Toxicity. Una rivisitazione di tale caratura potrebbe farci spendere molte più parole; ad ogni modo, siccome ci sembra necessario evitare il rischio della pedanteria, lo stesso peccato di cui si sono macchiati i gentili spettatori che, sbottando, hanno abbandonato la sala alla fine della prima parte, concluderemo. L’allestimento scenico è strepitoso, la regia è sapiente, la tensione è costante, gli attori sono bravi, in particolare la Marinoni e Marchioni, e lo spettacolo, nonostante la durata, riesce a catturare, emozionare, far pensare. Con buona pace della Emerita Società dei Parrucconi.
Gli scatti inseriti nell’articolo sono stati gentilmente concessi dal Teatro Stabile di Catania – Fotografie di Brunella Giolivo
Un tram che si chiama desiderio
di Tennessee Williams
Traduzione: Masolino D’Amico
Regia: Antonio Latella – Scene: Annelisa Zaccheria – Costumi: Fabio Sonnino – Luci: Robert John Resteghini – Suono: Franco Visioli
con Laura Marinoni, Vinicio Marchioni, Elisabetta Valgoi, Giuseppe Lanino, Annibale Pavone, Rosario Tedesco
Un tram che si chiama desiderio viene presentato per gentile concessione della University of the South, Sewanee, Tennessee
Produzione: Emilia Romagna Teatro Fondazione, Teatro Stabile di Catania
Catania, Teatro Ambasciatori, dal 10 al 22 aprile 2012