C'era questa nostra compagna di classe, la Mattola, che quando veniva interrogata cambiava voce.
Il mio amico, nonché compagno di banco e di mille avventure, Leo, che andava a messa nella stessa chiesa, mi diceva che quella voce lì era la medesima con cui lei leggeva la lettera ai Tessalonicesi alla funzione della domenica.
Era un registro di voce odioso, nasale e acuto, e faceva star male anche solo ascoltarlo, noi che conoscevamo la Mattola che di solito parlava normale.
Ora, anche a noi capitava di parlare con una voce emozionata e diversa dalla nostra, specialmente quando andavamo all'imbrocco.
E dopo gli approcci con le sventurate di turno, quando tornavamo a parlare io e Leo ci chiedevamo l'un l'altro quanto fossimo stati Tessalonicesi, utilizzando l'antipatico e innaturale registro.
C'era molto da lavorare per arrivare a rivolgersi a una sconosciuta con una voce normale, e invidiavamo parecchio i ragazzi che non la cambiavano la voce.
Anche a telefono succede, per esempio quando a casa mia chiamava la signora Corbacci, che era una importante, capivano che parlavo con lei solo dalla voce impostata che usavo, e non c'era verso di fare diversamente.
Il problema permane anche da adulti, ad esempio nei giri di tavolo in ufficio, ma alla fine son contento del livello di naturalezza nel tono che ho acquisito, al di là del subbuglio interno.
A scrivere non c'è un tale fastidio emotivo, si va via lisci e per i timidi è un toccasana.
Noi timidi sui blog e gli sfacciati fuori a far conquiste, va così.