Magazine Cucina
C'è chi sbaglia a comprare i vestiti, acquistando sull'onda dell'entusiasmo mise che, una volta arrivati a casa, si rivelano essere scarsamente indossabili.
Chi, euforizzato dal modello o dal saldo, acquista scarpe di numeri del tutto inadeguati alle proprie estremità inferiori.E poi c'è la cuoca cialtrona che, soprattutto sotto le feste, sragionando sulla effettiva presenza di ospiti, si lancia in acquisti alimentari non solo sovradimensionati ma, soprattutto, deperibili.Come la cassa di clementine da due chili; non proprio troppi, ma neanche pochi se comparati ai mangiatori effettivamente disponibili.Ad attirarla, in verità, era stata non solo l'offerta e la bella presenza delle medesime, ma la loro provenienza dalla piana dell'antica città di Sibari, "colonia achea sulle coste del golfo di Taranto (al confine settentr. dell’odierna Calabria), nota per la ricchezza, il fasto e la mollezza dei costumi" (come pure afferma l'enciclopedia Treccani) che le pareva promettere inusuali delizie.E, in effetti, la marmellata che con esse produsse è. in effetti, degna della fama della sua città di provenienza. Per fortuna.
Per amanti della cultura classica
1,5 kg clementine (ovviamente non trattate, come pure le mele)
800 gr zucchero
4 mele (1 kg circa)
Mettere a mollo in acqua fredda le clementine per circa 12 ore. Tagliare in due le clementine e spremerne il succo, mettendolo a cuocere sul fuoco insieme alle mele ben lavate ma non sbucciate e tagliate a pezzi. Lasciare cuocere succo e frutta fino a che le mele non saranno ben cotte; lasciare raffreddare e mettere in frigo per una notte. Mettere le pelli delle clementine a mollo in abbonfìdante acqua fredda per tutta la notte. Il giorno seguente liberare dalla parte in terna i gusci vuoti delle clementine e selezionarne la terza parte migliore, che andrà tagliata a striscioline sottili.
Prendere il composto del succo e delle mele e frullarlo, mtterlo in una pentola capiente insieme alle sriscie di bucce delle clementine e allo zucchero e cuocere fino a che non sin addensa a sufficienza (provare a vedere se una goccia di marmellata versata su un piattino scende con facilitò o meno; nel caso si aggrappi alla superficie la marmellata è pronta). Invasare in barattoli di vetro fatti scaldare in forno a 130° e rovesciati dopo essere stati riempiti e fatti così raffreddare, in modo da formare il sottovuoto.
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