Lo dice l’International Center of Hominology di Tashtagol in Siberia.
Il famigerato yeti, l’abominevole uomo delle nevi spauracchio di grandi e piccini, non è un’invenzione creata per spedire velocemente a letto i propri figli paventandone la venuta, ma l’orgoglio di un internazionale team di ricercatori (asiatici, americani, europei) che ne sostengono con convinzione l’esistenza.
L‘Università di Kemerovo, capitale dell’omonima oblast (regione) siberiana, prenderà di nuovo in considerazione l’idea della creazione di un centro studi dedicato allo yeti, se le prove dovessero risultare attendibili. A riaprire il caso è stato il ritrovamento in una grotta di impronte e di un lungo pelo di 7 centimetri che sembrano appartenere al villoso e monumentale ominide e che saranno al più presto analizzate con dovizia dagli esperti del settore ( gli yetologi?? ).
Alcuni abitanti del luogo assicurano di aver avvistato la mitologica creatura tra gli alberi ghiacciati, a dimostrazione del fatto che il primo europeo che affermò di averla incontrata (un tedesco agli inizi del 1400) non aveva troppo abusato, in quel frangente, di vodka.
Numerosi altri avvistamenti aumentano la veridicità della suggestiva tesi che sembra uscire dalle pagine di un avventuroso libro per ragazzi.
Il dottor Igor Burtsev, direttore del centro ed esperto in materia, ipotizza un elevato numero di uomini-orsi (così li descrivono) nella gelida area russa, una trentina circa, parenti stretti del Bigfoot nordamericano, uguali in aspetto, altezza (circa 2 metri) e scimmiesca postura.
L’11 novembre, nel territorio siberiano si festeggia lo “yeti day”, che apre l’inizio della stagione sciistica e fa incontrare gaudenti cittadini sovietici provenienti da ogni località, pronti al relax e speranzosi di incappare in un festaiolo e vacanziero yeti di passaggio.
Roberta Paoletti @FalloSapere