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Sibilla Aleramo, Dostoevskij a Firenze.

Da Paolorossi

[...] So che la parola espiazione non può riferirsi ad uno speciale atto, ad uno speciale periodo dell' esistenza di Dostojewski. Tutta l'esistenza, sua ed altrui, è per quest' uomo espiazione : espiazione di tutto il male che, volenti o nolenti, tutti compiamo dalla nascita alla morte gli uni sugli altri. Espiazione ed assoluzione, combustione e purificazione incessanti. Non è questo il senso di tutta l'opera sua? Subito dopo la morte di Maria Dmitriewna, eg'li si pone a scrivere Delitto e Castigo, dove per la prima volta è data, assieme alla misura del suo genio, questa legge di tremenda euritmia spirituale. Nella stessa lettera che ho su citata, e in cui è esposta pure la sua terribile situazione finanziaria, egli ha un istante di smarrimento : " .... Di tutte le riserve di forza e di energia, è restato nella mia anima qualcosa di torbido e di vago, qualcosa ch' è prossimo alla disperazione.... Il turbamento, l'amarezza, lo stato più anormale per me. E sono solo! ".

Ma ad un tratto esclama: " E tuttavia mi sembra sempre ch'io mi prepari a vivere. E ridicolo, vero? La vitalità del gatto! ".

E un anno dopo sposa una giovinetta ventenne. Non esita ad unire alla fresca esistenza di costei i suoi quarantasette anni rosi dall'epilessia....

[...] E certamente neppure una simile unione poteva esser felice, nel senso normale. Nondimeno Dostojewski, qualche mese e anche qualche anno dopo, si dichiara tale. Forse, ciò ch'egli ha suputo dare in abnegazione per tanto tempo a Maria Dmitriewna, gli vien ora restituito da Anna Grigoriewna: ed egli trova ch' è semplice, forse. Appena sposati partono per l'estero, perchè neppure il fatto di aver scritto é pubblicato Delitto e Castigo vale a salvare Dostojewski dagli assalti dei creditori.

E all'estero, nelle più dure strettezze e fra nuove prove (a Ginevra muore la loro prima bimba; qui a Firenze la coppia deve impegnare la biancheria: in pieno dicembre le rose fioriscono a Boboli, ma ciò non basta a consolare colui che alla posta, ove attende denaro, si sente sempre rispondere : niente) nasce L'Idiota.

Non è in questo libro meraviglioso sopra ogni altro la giustificazione del dono che Anna Grigoriewna fa della sua gioventù al marito? Il principe Muickine, l'epilettico impotente, debole come un bimbo e grande come un santo, il gemello del giovane Aliocha dei Fratelli Karamazoff, non è adorato forse dalle due donne ch'egli contemporaneamente ama? [...]

( Sibilla Aleramo, brano tratto dal racconto "Lo scambio delle croci" dal libro "Andando e stando" - R.Bemporad & Figlio Editori, Firenze, 1920 "

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