Lettera nuziale, scritta in una notte di maggio, in una stanza d’ albergo solitaria, e dopo che fu scritta una vertigine m’abbattè la fronte sulla tavola, sentii uno strano sapore in bocca, e realmente un rivolo rosso m’uscì dalle labbra, tinse il margine dei fogli…. Sangue misteriosamente affiorato col getto dell’anima, lettera consacrata….
Firenze
Quando mi rialzai andai alla finestra. Da una linea dolce di colli inselvati di cipressi l’alba sorgeva, argentea : un fiume scorreva verde fra tenui veli. Arno ! Arno!
Il vento mi passava fresco tra le ciglia, dissipava ogni senso di malore. Ero a Firenze per la prima volta, sola, per un impreveduto caso.
Sarei ripartita la dimane, ansiosa di riveder mio figlio. Pur dianzi la morte forse m’aveva rasentata, in quella stanza di locanda, china su un foglio dove, se la morte mi prendeva seco, occhi estranei avrebbero scoperto, irridendo e profanando, tutto ciò ch’io ero stata…. Perchè non tremavo?
Anima mia, tutte le angosce hai conosciute ma non quella di contendere paurosamente con la tua ombra, non quella di sentirti impreparata a divenir ombra.
Sei una cosa sola, che tu viva o che tu muoia. Ad ogni istante, se anche nessun’altra nell’universo ti assista, e nessuna testimonianza ne resti, sei di te stessa sicura e puoi trapassare in pace.
Sicura pur se deliri o se erri o se affranta giaci al buio. E sai di non recar con te nel mistero una stilla sola di odio verso la vita.
( Sibilla Aleramo, Il passaggio, 1921 )
43.771033 11.248001