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Siccità luciferina, il Po evapora e affiora addirittura il ponte spagnolo, sommerso dal 2003 Il Tg3 racconta, con Giuseppe Torchio

Creato il 20 agosto 2012 da Cremonademocratica @paolozignani

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Sta cedendo a Lucifero anche l’antico Padus, il Po, il grande fiume che ha dato il nome al Val Padana, una delle più fertili, sviluppate e popolose del mondo. Qui un tempo il tasso di disoccupazione, in province come Bergamo, era persino più basso di quello degli Stati Uniti, e arrivava solo a un fisiologico 3%.

Il Po rendeva fertile la terra e tagliava fatalmente in due la penisola, con la danza che disegnava fra grandi anse, seguendo l’istinto che lo attraeva fino all’Adriatico come un magnetismo cosmico. Ora padre Po è 7,20 metri sotto lo zero idrometrico: ancora 77 centrimetri più giù e la seccità batterà ogni primato storico, per un fiume saccheggiato con pompe idrovore abusive, usato come pattumiera, come discarica, come terra di nessuno, degna di ogni più velenoso scarico, quando al fiume la pianura deve la propria storia. Non c’è rispetto. Non c’è pace. E soprattutto non c’è ombra e non piove più, tranne poche gocce illusorie ieri sera.

Storie ormai da poeti, sognatori, storici, cultori del fiume che non possono neanche più goderselo in barca. E’ affiorato a Cremona persino il ponte spagnolo, un rudere di valore storico, che non appariva ormai dal 2003, come ha spiegato l’ex presidente della Provincia Giuseppe Torchio al Tg3 Lombardia del 18 agosto, dal minuto 25 in poi. Lucifero non è mai stato così sinistro, così accecante, africano. In passato in circostanze simili le istituzioni e le associazioni agricole si mobilitavano con i consorzi di bonifica, chiedendo e trattando duramente con i bacini idroelettrici montani, perché aprissero le dighe. Se ne parla ormai molto meno. La crisi passa anche per questo generale affievolirsi delle passioni, delle battaglie per l’agricoltura, che per l’Europa ormai è solo un costo sociale da ridurre quanto si può. Quindi, perché mai Enel e altre società dovrebbero impietosirsi quando incassano lietamente? E la crisi è tale, che l’agricoltura chissà come ne uscirà. Distrutta, ma già il record nazionale degli impianti di biogas in Provincia, circa 200 domande via via autorizzate, parla chiaro: il futuro non è questo.

Il servizio del tg3 delle 19, riprodotto qui con mezzi di fortuna (il pallino rosso non è un Ufo, aspettiamocelo ormai, ma la spia della telecamerina), spiega con immagini e dati la secca in cui la crisi italiana e padana si rispecchia con crudele fedeltà. Ormai mancano pochi centimetri al record della secca storica del 2006. Il solleone afoso pare sul punto di bruciare il mais, le piantine si sfaldano, la campagna muore di sete, il livello del Po scende si sei metri.

Non resta che una speranza. La natura femminile del fiume, la sua capacità di risalire in pochi giorni di vari metri grazie ai numerosi affluenti. Dopo la maledizione di Lucifero.

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