Nel progetto di servizio, di informazione e di conoscenza alla comunità, riportiamo l’intervista ad Antonio Barbagallo, corrispondente di Sicilia
Antonio Barbagallo
Mondo e premiato a Catania come siciliano eccellente nel 2011. 66 anni, nato a Trecastagni (Catania), dal 1962 nel Massachusetts (USA), già docente d’italiano e d’inglese a Madrid.
Attualmente docente universitario, cattedratico di lingua e letteratura spagnola presso Stonehill College e d’italiano presso Bridgewater State University. Critico letterario e poeta a livello mondiale.
A Boston come è vista la situazione italiana?
Come in tutti i Paesi, il livello d’istruzione è determinante all’ora di esprimere giudizi verso altre nazioni. Quindi, una grande percentuale della popolazione sa poco o niente dell’Italia, una percentuale molto minore sa qualcosa del nostro paese, ma di solito si tratta di vecchi stereotipi. Esiste una minoranza elitaria che è più aggiornata, che ha viaggiato, ma che non sa molto della situazione italiana se non ha contatti diretti per motivi di affari, per interessi culturali e per legami di famiglia. Quasi nessuno è al corrente che l’Italia ha contingenti militari in missioni di pace sparsi per mezzo mondo. Pochi sanno che l’Italia da quaranta anni a questa parte è un Paese di immigranti, un Paese d’accoglienza, e che in questi momenti si trova al centro di una bufera politico-sociale provocata dalla crisi umanitaria nel Mediterraneo. E’ anche vero che grazie alla RAI e a internet molti italo-americani residenti a Boston si mantengono aggiornati.
Come sta la comunità italiana e siciliana in particolare?
La maggior parte dei siciliani, come la maggior parte di tutti gli altri italiani arrivati negli ultimi dieci o quindici anni, è un gruppo più giovane rispetto a quello di sessanta, cinquanta o quaranta anni fa. Ormai non arrivano le grandi famiglie di allora, con figli grandicelli, in cerca di lavoro nelle fabbriche. Oggi arrivano giovani professionisti, da soli, o con piccole famiglie, che di solito hanno già un lavoro assicurato anche prima di entrare nel Paese. Tanti sono studenti che vengono a fare un dottorato in grandi università come MIT, Harvard o Northeastern. Tutti gli italiani arrivati nel secondo dopoguerra, fino agli anni settanta, si sono perfettamente adattati ed inseriti nella società. Alcuni di loro hanno fatto grandi o piccole fortune, e i loro figli e nipoti godono di uno status sociale rispettevole. Purtroppo si sono sparpagliati, e ormai non esiste più il calore degli antichi quartieri italiani.
Come è la situazione economica nel Massachusetts? È stata definitivamente superata la crisi economica?
Credo che la situazione economica nel Massachusetts sia migliorata negli ultimi due anni. L’economia si è ripresa in tutto il Paese, ma il Massachusetts in particolare è sempre una delle locomotive degli Stati Uniti. Qui si trovano alcune delle più grandi e prestigiose università del mondo, alcuni degli ospedali di ricerca più importanti del mondo, e molte aziende all’avanguardia nel campo dell’elettronica, della farmaceutica e della tecnologia. Molti italiani, giovani e meno giovani, lavorano o fanno ricerche in questi luoghi di prestigio. Di recente il tasso di disoccupazione è sceso al cinque per cento (5%) e si spera di ridurlo ancora. Il fatto è che chi vuol lavorare quasi sempre può lavorare in qualsiasi cosa, anche solo per uscire da una situazione precaria e poi passare ad un impiego migliore. Purtroppo in Italia e in particolare in Sicilia, uno che ha studiato o che studia non si ribassa a fare il benzinaio, il cameriere o il vendemmiatore, sebbene solo per un periodo corto di tempo. Pretende cominciare dall’alto, e molte volte non comincia mai.
A Boston arrivano giovani dall’Italia in cerca di lavoro?
Come già accennato, Boston è un luogo di richiamo per molti nostri connazionali. Oggi i giovani italiani che arrivano sono per lo più studenti, ricercatori e professionisti specializzati in diversi campi. A questo punto vorrei aggiungere che fa piacere vedere, sempre più spesso, un maggior numero della nostra bella FIAT 500 che, come si sa, è fabbricata a Detroit. I prodotti italiani di qualità sono cari e si vendono in negozi esclusivi. I generi alimentari italiani sono più a portata di mano, sono molto conosciuti, ma, purtroppo, anche contraffatti. Molti dei formaggi e prosciutti che portano una denominazione italiana (parmigiano, pecorino romano, prosciutto di Parma) sono fatti negli Stati Uniti. È anche un immenso piacere constatare che da alcuni anni una delle “nostre” industrie dolciarie con sede a Belpasso (CT), ha sfondato nel mercato Americano.