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Siciliani

Creato il 17 gennaio 2011 da Abattoir

Parte #1#

 

Siciliani #1

Ballarò - Taverna Conti

Non so se, aggirandovi per le strade più popolari della cara Palermo, avete mai notato una trista usanza siciliana: quella di tappezzare i luoghi pubblici e privati di mini-edicolette mortuarie.
Sissignori.
In Sicilia non bastano i cimiteri per venerare i propri cari defunti (sarà che in quelli comunali non ci sono più posti neanche per le salme): per vetuste e a me scognite abitudini, si usa attacchinare le loro fotografie per strada, sui crocifissi pubblici, accanto alla porta di casa e perfino nei locali.
E così, mentre sorseggiate una buona bomba artigianale della taverna Conti a Ballarò o vi fate uno shot di tequila, sale e limone, può capitarvi di alzare gli occhi e di trovarvi davanti un’immagine come questa, con tanto di lumicino rischiarante. 

Non che io abbia qualcosa in contrario contro il ricordo di chi non c’è più, anzi.
Ma mi chiedo insistentemente il motivo di cotanto esibizionismo anche nel lutto.

Sarà che il siciliano ha il cattivo gusto dell’esposizione: racconta i propri cazzi al mondo, si assetta vita natural durante davanti alla porta di casa, gioca a carte nelle villette, stende in balcone i lenzuoli sporchi di sangue virginale dopo la prima notte di nozze e attacca le foto dei propri morti in giro per la città.
Sarà dunque la cattiva abitudine di rendere pubblici anche i propri affetti perduti.
Sarà la necessità superstiziosa di ingraziarsi i proprio antenati ed esporli a mo’ di corno antisfiga.
Potrebbe forse essere un umanissimo tentativo di reificare le persone scomparse, in modo da prendere le distanze dalla loro perdita definitiva.
Non lo so.
Forse i proprietari della Taverna Conti recitano meglio il requiem servendo cicchetti di rum; o credono che questo culto perpetuo velocizzi la loro ascensione al paradiso, o che i loro cari possano sorvegliarli e benedirli e aiutarli a fare fortuna più facilmente se espongono ovunque le loro foto.

Per parte mia, io non appartengo assolutamente al club “tutto ciò che è tradizione o che si può razionalmente considerare antiquato e anacronistico è tasho”, ma credo che questo sia uno di quei casi in cui si pubblicizza eccessivamente un sentire privato che tale dovrebbe restare.
Perché se è vero che nel nostro paese vige la libertà di culto,  è altrettanto vero che per ogni cosa ci sono luoghi e contesti appropriati e che questa ostentazione pubblica che obbliga il prossimo ad essere esposto all’altrui eterno lutto può risultare inappropriata, disturbante e baggiana; tantopiù in un luogo in cui l’83% circa degli avventori è già ubriaco dopo la prima mezz’ora.

A voi la parola.


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