Sicurezza sotto la pelle, è questo il titolo del paragrafo riguardante il microchip impiantabili presente nel libro di testo scolastico “Gateway to Electricity Electronics & Telecommunications” di Kiaran O’Malley, della casa editrice Lang Edizioni.Il testo sebrerebbe equilibrato nel senso che parla dei pro e dei contro del microchip ma … Sicurezza sotto la pelle è il titolo, e poi c’è anche il sottotitolo Sarebbe conveniente; e quelle sono le parole chiave che entreranno nella testa degli alunni più sprovveduti, quelli che non si soffermano a riflettere e non si impegnano ad indagare per proprio conto (purtroppo la maggior parte, lo sappiamo bene).Per altro quando in questa pagina si accenna ai risvolti negativi dell’applicazione del microchip (essere etichettati come un qualsiasi prodotto commerciale, essere tracciati in ogni proprio spostamento alla stregua di un criminale) non vengono menzionate alcune delle cose peggiori: le malattie causate dall’impianto di microchip negli animali, il fatto che il microchip possa essere clonato e che quindi non garantisca la sicurezza di cui si parla. Anzi, proprio grazie ad un impianto di microchip, un bravo clonatore di chip potrebbe accedere ad un impianto nucleare, essere riconosciuto come un tecnico e sabotare l’impianto, oppure potrebbe svaligiare la casa di una persona o accedere al suo conto corrente dopo averne clonato il chip etc.Sicurezza sotto la pelle? Andateglielo a raccontare ai cani che sono morti di tumore o di altra malattia causata dall’impianto del microchip.Sicurezza? Se è stato dimostrato che il microchip è clonabile come qualsiasi altro dispositivo similare dove sta la sicurezza?Sarebbe conveniente? Queste parole si scontrano con una realtà ben peggiore, coi risvolti più inquietanti dell’applicazione del microchip:1) nei microchip è già implementabile la funzione che permette di uccidere a distanza 2) i microchip sono stati più volte impiantati a forza e contro la loro volontà in vere e proprie cavie viventi che sono state vittime di torture inimmaginabili causate dall’uso di simili dispositivi, vedi il caso di Paolo Dorigo, documentato in questo servizio.
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Sicurezza sotto la pelle, è questo il titolo del paragrafo riguardante il microchip impiantabili presente nel libro di testo scolastico “Gateway to Electricity Electronics & Telecommunications” di Kiaran O’Malley, della casa editrice Lang Edizioni.Il testo sebrerebbe equilibrato nel senso che parla dei pro e dei contro del microchip ma … Sicurezza sotto la pelle è il titolo, e poi c’è anche il sottotitolo Sarebbe conveniente; e quelle sono le parole chiave che entreranno nella testa degli alunni più sprovveduti, quelli che non si soffermano a riflettere e non si impegnano ad indagare per proprio conto (purtroppo la maggior parte, lo sappiamo bene).Per altro quando in questa pagina si accenna ai risvolti negativi dell’applicazione del microchip (essere etichettati come un qualsiasi prodotto commerciale, essere tracciati in ogni proprio spostamento alla stregua di un criminale) non vengono menzionate alcune delle cose peggiori: le malattie causate dall’impianto di microchip negli animali, il fatto che il microchip possa essere clonato e che quindi non garantisca la sicurezza di cui si parla. Anzi, proprio grazie ad un impianto di microchip, un bravo clonatore di chip potrebbe accedere ad un impianto nucleare, essere riconosciuto come un tecnico e sabotare l’impianto, oppure potrebbe svaligiare la casa di una persona o accedere al suo conto corrente dopo averne clonato il chip etc.Sicurezza sotto la pelle? Andateglielo a raccontare ai cani che sono morti di tumore o di altra malattia causata dall’impianto del microchip.Sicurezza? Se è stato dimostrato che il microchip è clonabile come qualsiasi altro dispositivo similare dove sta la sicurezza?Sarebbe conveniente? Queste parole si scontrano con una realtà ben peggiore, coi risvolti più inquietanti dell’applicazione del microchip:1) nei microchip è già implementabile la funzione che permette di uccidere a distanza 2) i microchip sono stati più volte impiantati a forza e contro la loro volontà in vere e proprie cavie viventi che sono state vittime di torture inimmaginabili causate dall’uso di simili dispositivi, vedi il caso di Paolo Dorigo, documentato in questo servizio.
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