Ok, Fiat sarà riuscita a scalare Chrysler e a comprare la quota detenuta dal fondo americano Veba a un prezzo ottimo, a risolvere un contenzioso legale e – grazie all’abilità del suo manager Sergio Marchionne – ad ampliare il suo raggio d’azione e le sue prospettive, a creare il settimo gruppo globale del settore, a garantirsi l’accesso al mercato finanziario americano e a dare speranze di impiego ai lavoratori italiani, ma guardiamo al problema vero: in Italia c’è chi sta con Marchionne. E questo è un problema, un problema serio.
Per questo, nel mio piccolo, preferisco concentrarmi su uno scenario più moderno e scevro di fisime e pregiudizi, quello d’oltreoceano. E sono sicuro che, dopo l’annuncio dell’avvenuta operazione, negli USA i giornali stanno paventando l’Apocalisse per la vendita a un’azienda straniera di uno dei simboli dell’industria americana. E sono quasi certo che dalle loro colonne i principali leader dei sindacati strillano la loro ostilità verso queste scommesse liberiste fatte sulla pelle dei lavoratori.
#Camusso @unitaonline: “Acquisizione Chrysler grande operazione pagata dall'Italia e dai lavoratori”. #Fiat http://t.co/plFHROJ5CK
— CGIL Nazionale (@cgilnazionale) 3 Gennaio 2014
Dico bene?
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