Magazine Talenti

Siempre puedes seguir luchando*

Da Abattoir

A volte tutto è difficile. A volte è difficile anche pensare, scrivere, parlare, studiare, lavorare. Spesso è semplicemente difficile vivere. Il più delle volte, ciascuno di noi deve fare i conti con una realtà che non è quella che desidera, che non è mai quella per cui lotta e si sacrifica ogni giorno. Capita di doversi confrontare con essa, doversi rendere conto che ciò che è non è mai ciò che si vorrebbe, ciò che si vuole. I giovani non sanno più lottare per il proprio futuro, non hanno più speranze, forze, sono spenti, privi di aspirazione, di voglia di cambiare il mondo… quante volte si sentono frasi del genere. Sembra che oggi i giovani siano per la maggior parte inetti, incapaci di gestire la propria vita, di prendere delle decisioni, di agire per cambiare la realtà. Sembra anche che tutto ciò sia conseguenza della società di oggi. Ma cos’è questa società? E’ solo un concetto astratto o qualcosa di più? Fin da quando si è bambini si è immersi in essa, se ne fa parte. Non si sente che parlare di società, socialità, socializzazione, puoi essere socievole o asociale, addirittura sociopatico. Lo diceva anche Aristotele che l’uomo è un animale sociale. Dunque, si comincia da piccoli, dalla nascita.

La famiglia, quella che viene definita agenzia di socializzazione primaria, rappresenta il primo contatto con la società, quella principale in cui un bambino dovrebbe imparare le competenze sociali di base, come il comunicare e il relazionarsi con gli altri. Ma, tenendo in conto che negli ultimi quindici anni le percentuali di separazioni e divorzi sono aumentate di più del 60%, bisognerebbe chiedersi quali competenze di base un bambino può apprendere in famiglie che non sono più tali, che forse non lo sono mai state, famiglie in cui i genitori sono troppo impegnati per se stessi per prendersi cura dei figli, per farli crescere con fiducia e stima in se stessi e negli altri. Famiglie troppo impegnate a far soldi e a spenderli, o semplicemente costrette a lavorare tutto il giorno per poter mantenere una casa e cercare di dare l’indispensabile ai propri figli, e quando tornano a casa troppo stanchi per prendersi cura della loro educazione e della loro crescita. Così vengono su da soli nella maggior parte dei casi, crescendo già con un forte senso di solitudine e di insicurezza. Poi arriva l’asilo, la scuola, ovvero le cosiddette agenzie di socializzazione secondaria, quelle dove ci si confronta con le prime figure istituzionali, i maestri e poi i professori. Figure istituzionali che di istituzionale hanno ben poco oggi, persone o troppo anziane pronte ad andare in pensione, di vecchio stampo, oppure giovani precari che aspirano al posto fisso, ma destinati a rimanere nella graduatoria provvisoria fino alla fine dei tempi. Giovani che vengono buttati nell’arena dell’insegnamento senza avere alcuna preparazione pratica. Perché, sia chiaro, puoi studiare per anni e aver dato tutte le psicologie, le pedagogie e sociologie del mondo, ma se nessuno ti spiega come insegnare e nessuno ti mette nelle condizioni adeguate, non sarai mai in grado di farlo nel modo migliore e soprattutto non sarai mai un modello da seguire e da cui prendere esempio. Con l’asilo e la scuola poi si viene a contatto con il gruppo dei pari, gli amici, quelli che possono condizionare il modo di pensare, di vedere e di vivere. Così come ti inculcano fin dalla nascita la storiella del principe azzurro, allo stesso modo ti ficcano in testa quella del-la migliore amico/amica, con cui vai sempre d’accordo e puoi condividere anche il più piccolo segreto, a cui puoi dire proprio tutto tutto senza che mai nessuno dei due si offenda. Un mito, una legenda il più delle volte testimoniata dalle mille delusioni che si ricevono quando si ripongono troppe speranze e aspettative nell’altro.

Ma si è sempre alla ricerca di qualcuno che sia in grado di motivare, stimolare, con cui confrontarsi, crescere insieme. Poi si cresce, fra esperienze positive e negative, fra soddisfazioni e delusioni, disillusioni e insuccessi. Crescendo, la vita si fa sempre più complicata e spesso si è incapaci di affrontarla in maniera serena. Qualcuno continua a dare la colpa agli altri, alla società, alla famiglia, alla scuola, al governo. Qualcun’altro invece si guarda dentro e si rende conto che è giunto il momento di smetterla di dare la colpa sempre a qualcuno di diverso da sé, che forse sarebbe il caso di farsi qualche domanda chiedendosi cosa ha mai veramente fatto per migliorare se stesso, la sua vita, ciò che lo circonda. Si guarda dentro e scopre che c’è la forza necessaria per cambiare qualcosa nel suo piccolo mondo e forse anche in quello degli altri. Il problema è che, essendo un animale sociale, essendo parte della società ed essendo lui stesso società, non può smettere di cercare qualcuno che condivida le sue idee, i suoi valori, che abbia la stessa voglia di cambiare partendo dalle piccole cose. Ed è così assurdo, paradossale che la sua voglia di vivere una società migliore, di lottare per averla, venga uccisa dalla società stessa, dalle mille persone che si incontrano ogni giorno, dall’egoismo e dall’eccessiva individualità di chi pensa solo al proprio essere, alla propria vita, ai propri dolori e alla propria fortuna e che non si preoccupa mai nemmeno di chiederti come stai. Sembra così tutto scontato ormai…

Eppure, nonostante mi scontri ogni giorno con una realtà che tende, e talvolta riesce, a demotivarmi e a togliermi la voglia di fare e di lottare; nonostante mi scontri quotidianamente con professori universitari che non sono più in grado di insegnare, che non sanno trasmettere l’amore e la passione per ciò che insegnano, che a loro volta sono demotivati da un sistema che li mette continuamente in discussione e che si ritrovano dinanzi studenti per i quali l’università non è più un luogo di cultura e apprendimento, ma un esamificio dove esistono solo diritti; nonostante la presenza di persone intorno alla mia vita che non hanno mai creduto in me, che hanno la totale mancanza di fiducia e di stima nei miei confronti; nonostante un governo che sta distruggengo legge dopo legge, scandalo dopo scandalo, la mia dignità di persona, di donna, di studentessa; nonostante un Paese e una città che oggi mi offre ben poco per continuare a crescere, per formarmi e sperare in un futuro migliore… Nonostante tutto ciò credo in me stessa, a fasi alterne, lotto per non far morire quelle piccole speranze che ancora vivono dentro di me e per realizzare quei sogni ai quali mai rinuncerò. E vorrei continuare a farlo, con la voglia di incontrare sempre qualcuno con cui condividere le mie speranze.

Si te quedas sentado todo se pierde

no solo vale con soñar

siempre puedes seguir luchando

y párate a pensar de vez en cuando.*

Los delinqüentes – ¿Quién es mas poderoso el aire o el fuego?

*Se rimani seduto tutto si perde, non basta solo sognare, puoi sempre continuare a lottare e fermati a pensare ogni tanto.


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :

Dossier Paperblog

Magazine