Sigaretta elettronica

Creato il 05 giugno 2013 da Albertocapece

Per fortuna che abbiamo angeli custodi straordinariamente solleciti nel tutelare la nostra salute come dimostrano Ilva, Eternit, discariche abusive in ogni dove e altre mille situazioni. Così solleciti nell’occhiuta prevenzione che per renderla più cogente si dedicano alla sistematica distruzione della sanità pubblica . Così i nostri custodi dell’istituto superiore di sanità, sbattendo le ali, hanno imboccato la strada di un divieto delle sigarette elettroniche nei luoghi pubblici: troppo pericoloso quel loro mefitico vapor d’acqua – alle volte perversamente aromatizzata – che potrebbe anche contenere frazioni infinitesime di nicotina, circa dieci volte inferiori a quelle contenute in un peperone o in una patata.

Poi ci hanno ripensato e hanno detto che si tratta solo di un’indicazione di massima, non di un divieto che per ora vale solo per le scuole, riuscendo con questo solo ad aumentare la confusione: e del resto quando il ministro della sanità è Beatrice Lorenzin le cose si fanno come le quattro chiacchiere al bar, magari dopo aver fumato cose assai più serie. Ma forse è proprio questo stato di incertezza e di indeterminazione che si voleva creare per evitare il rischio che diminuisca il lucroso mercato del tabacco e anche quello della multinazionali del farmaco che producono cerotti, sigarette a secco con contenuti di nicotina decisamente superiori, gomme da masticare e quant’altro. C’è infatti chi con la sigaretta elettronica ha smesso di fumare, ma moltissimi altri  la usano come un succedaneo tenendosi lontani dalle tabaccherie e mettendo dunque in pericolo i nostri impegni europei. Tutto questo parte infatti dall’ipotesi del tutto fumosa e indimostrata che l’uso della sigaretta elettronica favorisca il tabagismo: che è come dire che l’uso del triciclo nell’infanzia favorisce l’uso dell’auto da adulti.

Non manca un tocco di grottesco, come sempre nella commedia all’italiana a cui infine si è ridotta ad essere l’Italia. Il pasticcio viene infatti fuori all’indomani della nascita della prima sigaretta elettronica made in Italy che pare essere – una volta tanto – più evoluta rispetto a quelle già in commercio. Ci vogliamo esimere dal mandarla in vacca con le indicazioni ambigue della Lorenzin? Non sia mai che abbia successo, affossiamola subito.


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