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Signor magistrato (di Vigilius Aterni)

Da Villa Telesio


Signor magistrato (di Vigilius Aterni)

William Burroughs spara alle Torri Gemelle (1978)

Le pistole sono fredde. Incredibilmente fredde. E’ la prima cosa che noti quando ne prendi una in mano. La sensazione che provi quando uccidi per la prima volta è di vuoto assoluto. Ti senti completamente svuotato di ogni cosa. Cervello, cuore, stomaco, gambe: tutto riposa nel nulla. E’ come se la pistola ti passasse in qualche modo il suo freddo. E da quel momento la pistola diventa calda, sei tu a diventare di ghiaccio.

Quello che nessuno ti spiega, forse perchè in ben pochi sanno, è che uccidere è una droga. Dopo il primo momento di vuoto, ti senti addosso una forza incredibile. Sei immortale, invincibile, il migliore. Dopo un po’ di tempo la sensazione svanisce. Ed è a quel punto che hai bisogno di farlo di nuovo. La seconda volta accadde tre mesi dopo, perché comunque devi calcolare tutto, ogni minimo particolare, se non vuoi essere scoperto.

Ma droga vuol dire assuefazione. E in breve il bisogno diventa più forte e reclama il suo spazio. Negli ultimi tempi ammazzavo ogni settimana. Sempre una persona alla volta, tranne in quell’occasione in cui non mi ero accorto che in macchina c’era una coppia, perchè lei era chinata su di lui e da dietro non si vedeva. Sì, conservo nomi, date e luoghi di ogni cosa, in un quaderno, a casa. Signor magistrato, io le sono grato per avermi fermato. La mia è una malattia. Io devo e voglio essere curato. Non dovete mandarmi in galera, ma in cura. Mandatemi in una clinica specializzata. Vi prego. Ho bisogno del vostro aiuto.


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