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Signorina Giulia: Donne che Odiano gli Uomini

Creato il 06 marzo 2012 da Dietrolequinte @DlqMagazine
Postato il marzo 6, 2012 | TEATRO | Autore: Alessandro Puglisi

Signorina Giulia: Donne che Odiano gli UominiSignore e signori (e signorine, per essere in tema), in questa recensione si eseguiranno due strepitosi numeri circensi: uno facile e piacevole, l’altro avvilente e complicato. Il primo, parlare di Signorina Giulia, tratto da August Strindberg, diretto da Valter Malosti, interpretato dallo stesso Malosti insieme alla bella Valeria Solarino e a Caterina Carpio, spettacolo che ha debuttato il 2 marzo all’interno del cartellone del Teatro Stabile di Catania. Il secondo, raccontare la storia di un dormiglione seduto accanto a chi scrive; seduto per modo di dire. Più che altro schiantato sulla poltrona dal sonno che non riusciva a domare. Orbene, si proceda. Signorina Giulia (Fröken Julie in originale) è una «tragedia naturalistica» (come ebbe a definirla il suo stesso autore) in un solo atto, e vede dibattere e dibattersi sulla scena tre personaggi, la contessina Giulia (Julie nell’originale), Giovanni, un servo (Jean nell’archetipo) e Cristina, una cuoca (Kristin). Liquidiamo brevemente la scelta di italianizzare i nomi: nello spettacolo da noi visto, il servo viene chiamato sia Giovanni che Jean e questo genera qualche imbarazzo linguistico: sarà stata una scelta espressiva? A conti fatti, tuttavia, la questione sollevata poc’anzi è del tutto trascurabile, dato il valore della trasposizione. Ci proponiamo di procedere in parallelo, nei nostri due numeri da eseguire. La tragedia prende luogo in una cucina, regno sotterraneo, minimo agorà dei sottoposti; le scene di Margherita Palli, che propone una piattaforma aggettante verso il pubblico, delimitata da brani di una parete, fanno apparire i protagonisti come precipitati in un gorgo mortale, impressione accentuata dalla presenza di lampade in vista: è dunque quasi un set predisposto appositamente per rappresentare la tragedia, cioè il continuo scivolare di Giovanni e Giulia tra i generi sessuali, il loro torturarsi, il loro alternato sopraffarsi.

Signorina Giulia: Donne che Odiano gli Uomini

Essenziale risulta la suddivisione degli spazi: realtà e sogno, presente e ricordo sono topologicamente associati a precise “zone”, alle posizioni che gli attori assumono, ai movimenti che vanno eseguendo, a tratti convulsi, e a tratti lenti e cadenzati. In questa “geografia” del palcoscenico che così si delinea, corre l’obbligo di menzionare il ruolo svolto dalle luci, curate da Francesco Dell’Erba, luci che assecondano espressivamente la drammaturgia, e prepotentemente concorrono alla narrazione: la ribalta si colora di rosso sangue, di blu tristezza, le ombre si allungano, poi scompaiono, o proiettano le figure stilizzate degli attori sui grandi teli neri delimitanti lo spazio scenico. Il bell’appisolato, secondo chi scrive, non ha avuto modo di “vedere” più di 3 minuti dello spettacolo, dall’apertura del sipario, essendo scivolato quasi subito in un gustoso torpore punteggiato da un concitato russare, anch’esso naturalistico, come la tragedia che si stava rappresentando. I tre attori giungono, nel contesto di una messa in scena dalle coloriture, sia inteso positivamente, quasi orrifiche, ad una corretta misura di recitazione. Concitato, sprezzante, poi sottomesso, speranzoso, Malosti, ridanciano in partenza e terrificato all’arrivo; costruita, sensuale, ammiccante, poi disperatamente isterica, la Solarino, la quale azzecca il tono, sommesso e soffiato, con una dizione che si fa progressivamente più sofferta, urlata, accompagnata da un movimento che da femminile e composto si disarticola fino all’estremo, fino alla “uscita di scena” del personaggio di Giulia, suicida, il cui estremo atto viene consapevolmente mostrato, nell’ambito di una regia modernissima, equilibrata, vivace, che si avvale anche di un tappeto sonoro adeguato, impostato sull’ascolto di musiche lontane, eseguite di là dalla stanza in cui si trovano i protagonisti, dell’eco di un divertimento sfrenato, orgiastico, impossibile.

Signorina Giulia: Donne che Odiano gli Uomini

L’addormentato sembra manifestare segni di vita cosciente, ridestandosi dal sonno millenario nel quale era stato gettato, solo quando l’attrice Caterina Carpio, peraltro ottima comprimaria, corretta, anelante, misurata, entra in scena a petto nudo, si aggira per il palcoscenico e successivamente si esibisce nella pantomima di una svilita masturbazione. Il nostro amico dalla palpebra debole non poteva perdersi questo frangente spettacolare e, sicuramente, da questo episodio carpito dall’uomo, per un attimo resuscitato dalle nebbie della non-coscienza, lo stesso avrà tratto una positiva opinione dell’opera. Ne consegue dunque una rappresentazione di grande impatto emotivo, movimentata, decisamente “cinematografica”; l’operazione di Malosti è meritoria: Strindberg, con tutte le sue valenze, vola rapidissimo dal 1888 al 2012, mantenendo le suggestioni originali e guadagnandone di nuove, attuali, morali e fisiologiche. Da ricordare la chiusura, col saluto degli attori sulle note di I’ve Seen It All cantata da Björk e Thom Yorke, inclusa nella soundtrack di Dancer in the Dark di Lars von Trier. Da dimenticare invece, i dormiglioni, come il Nostro, che anzitempo lasciano le poltrone, a sipario ancora spalancato. È a loro che il teatro, o almeno questo teatro, si rivolge? A loro dovrebbe rivolgersi? La risposta è forse che l’arte teatrale potrebbe, dovrebbe fare a meno di questi “appassionati” della domenica. Ad ogni modo, per concludere, e in risposta parziale a questi interrogativi, si può tornare utilmente, e finalmente, al brano sopracitato: «To be honest, I really don’t care».

Gli scatti inseriti nell’articolo sono stati gentilmente concessi dal Teatro Stabile di Catania – Fotografie di Tommaso Le Pera

Signorina Giulia: Donne che Odiano gli Uomini

Signorina Giulia

di August Strindberg

Versione italiana di Valter Malosti

Regia: Valter Malosti – Scene: Margherita Palli – Suono: G.u.p. Alcaro – Luci: Francesco Dell’Elba – Costumi: Federica Genovesi – Training fisico e cura del movimento: Alessio Maria Romano

con Valeria Solarino, Valter Malosti, Caterina Carpio

Produzione: Fondazione del Teatro Stabile di Torino in collaborazione con Teatro di Dioniso

Catania, Teatro Ambasciatori, dal 2 al 7 marzo 2012



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