Sii libera e zitella!

Creato il 10 giugno 2012 da Alessandraz @RedazioneDiario
Pubblicato da Alessandra Zengo Titolo provocatorio in risposta a quello stampato sulla copertina del libro di Costanza Miriano, "Sposati e sii sottomessa". Titolo davvero di pessimo gusto (e tristissimo) ma che, ahimè, ritrae il pensiero di una bella fetta di donne. Mi ritrovo in un novello medioevo, mi vien da dire. Decenni di lotte femministe buttate nel cesso. Parità di diritti? Libertà? Non rientrano nel dizionario di una brava moglie, a quanto pare. Come se diventare moglie e figliare quanto più possibile sia l'unico modo in cui una donna possa realizzarsi. Perché tante donne hanno così poco rispetto per se stesse da accettare  queste "pratiche" serenamente, almeno all'apparenza? Non credo che nessun essere umano possa essere felice se sottomesso ad un altro (ma forse sono punti di vista, chissà), soprattutto se viene considerato meno importante, come è sempre stato per le donne. 
Essere donna è così affascinante. È un’avventura che richiede tale coraggio, una sfida che non annoia mai. Avrai tante cose da intraprendere se nascerai donna. Per incominciare, avrai da batterti per sostenere che se Dio esiste potrebbe anche essere una vecchia coi capelli bianchi o una bella ragazza. Poi avrai da batterti per spiegare che il peccato non nacque il giorno in cui Eva colse la mela: quel giorno nacque una splendida virtù chiamata disubbidienza. Infine avrai da batterti per dimostrare che dentro il tuo corpo liscio e rotondo c’è un’intelligenza che chiede d’essere ascoltata. Oriana Fallaci
Nella descrizione del booktrailer del romanzo della signora Miriano (QUI) si legge anche: "Ci sono ruoli che non si discutono, pena l'infelicità familiare e l'insoddisfazione personale. Parola di moglie felice, realizzata... sottomessa!" Posso dire che non sapevo che la sottomissione fosse intrinsecamente legata alla felicità e alla realizzazione di una donna? E poi si continua dicendo: "L'importante è che permetta al marito di fare il padre, che gli dia autorità, che gli restituisca il posto da più parti messo in discussione, quello di capofamiglia: insomma che sia sottomessa, in modo creativo e felice." Mi pare di capire che l'ideale familiare in cui uomo e donna siano posti sullo stesso piano, perchè parimenti importanti, non sia contemplata minimamente. Si inneggia all'ideale femminile sottomesso all'uomo — una specie di ritorno allo stato primordiale, praticamente (in realtà basterebbe tornare indietro nel tempo di non molti decenni — e si strumentalizzano pure passi biblici («Spose siate sottomesse ai vostri mariti» è l'invito di san Paolo nella Lettera agli Efesini) che invece dovrebbero essere debitamente contestualizzati in base al periodo storico a cui ci riferiamo e in cui vengono scritti. 
Un altro problema è che in una famiglia in cui l'uomo è "l'autorità" e la donna è la "parte sottomessa" anche i figli riceveranno un cattivo esempio di unione di coppia. Gli viene inevitabilmente trasmesso il paradigma sbagliato di quella che dovrebbe essere una famiglia, ma che poi, probabilmente, metterà anche in pratica. E ritorniamo al punto di partenza. Ai figli non bisognerebbe insegnare che la donna per essere felice deve essere sottomessa all'uomo, ma proprio il contrario. Bisognerebbe insegnare in prima istanza il rispetto per la donna. E sarebbe già un grande passo. 


Con il titolo di questo post non voglio invitare le donne a non sposarsi e a restare "zitelle" (che brutta parola!), ma solo a non accondiscendere a un matrimonio del tipo descritto sopra solo perché sembra l'unico modo per essere felici e sentirsi realizzate. Non è così. Ed è davvero triste che qualcuno nel 2012 la pensi ancora così, e anzi cerci di diffondere un pensiero che per decenni si è cercato di eliminare. Detto questo, giusto perché son curiosa di vedere cosa c'è scritto, leggerò il libro della Miriano e vi farò sapere in un nuovo post. Giusto per non farsi mancare niente. 


Sposati e sii sottomessa Pratica estrema per donne senza paura
L’uomo ha quello sguardo da cacciatore che potrebbe rivelarsi utilissimo se una beccaccia sfrecciasse in salotto, ma che lo rende totalmente inetto a reperire il burro nel frigo. La donna si lamenta, e vorrebbe che lui le dicesse quanto è brava, eroica e meravigliosa: lui, ammesso che sia rimasto nella stanza ad ascoltare, cercherà una soluzione rapida al problema. Sposare un uomo, che appartiene irrimediabilmente a un’altra razza, e vivere con lui, è un’impresa. Ma è un’avventura meravigliosa. È la sfida dell’impegno, di giocarsi tutto, di accogliere e accompagnare nuove vite. Una sfida che si può affrontare solo se ognuno fa la sua parte. L’uomo deve incarnare la guida, la regola, l’autorevolezza. La donna deve uscire dalla logica dell’emancipazione e riabbracciare con gioia il ruolo dell’accoglienza e del servizio. Sta alle donne, è scritto dentro di loro, accogliere la vita, e continuare a farlo ogni giorno. Anche quando la visione della camera dei figli dopo un pomeriggio di gioco fa venire voglia di prendere a testate la loro scrivania. In questa raccolta di lettere originali ed esilaranti Costanza Miriano scrive di amore, matrimonio e famiglia in uno stile inedito: se fosse per lei produrrebbe delle encicliche, ma siccome non è il Papa mescola i padri della Chiesa e lo smalto Chanel, la teologia e Il grande Lebowski, sostenendo con ferrea convinzione la dottrina cristiana del matrimonio senza perdere d’occhio l’ultima uscita di Philip Roth. D’altra parte, come scriveva Chesterton, «non c’è niente di più eccitante dell’ortodossia».

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