Situata nel sud-est del Marocco, la città di Sijlmassa, è stata nella Storia un crocevia di civiltà e di mix culturali, con le sue vestigie e rovine che testimoniano ancora tutta la sua grandezza e il suo splendore, merita appieno una visita approfondita. Fondata nell’anno 140 della Hegira, Sijilmassa, una delle più antiche città del Marocco, è considerata la prima città islamica nell’ovest islamico dopo Kairouan. Questa città è stata il primo scalo strategico nel lungo periplo delle carovane commerciali dirette verso il Soudan e l’ultimo nei viaggi carovanieri provenienti dal nord e dall’est del Marocco in direzione Timbouctou. Il ruolo economico, importante, di Sijilmassa è stato messo in risalto negli scritti di diversi esploratori attraverso la storia, tra cui Leone l’Africano e Ibn Battûta. Questa città è stata un abbraccio continuo tra le diverse civiltà africane, orientali, andaluse e locali, che ha forgiato una civiltà eccezionale dove coesistevano diverse componenti delle società di Sijimassa e Tafilalet. Altro suo ruolo importante, Sijlmassa ha conosciuto personalità iminenti del sapere e della scienza con gli insegnamenti di Al Bayan (teorico) dettati dallo sceicco Hassan Benkassem, che hanno donato alla città una notorietà importante, trascinando tanti studenti e sapienti nella zona. Anche se il nome di Sijilmassa appare in diverse opere di storia e di geografia, è importante constatare che questo patrimonio storico, in primis il suo sito archeologico, è oggi esposto alla distruzione dei suoi monumenti urbanistici. Il lavoro dei ricercatori, degli archeologi e degli storici è oggi molto difficile per mancanza di fondi e di volontà. Il noto ricercatore M. Amrani spera in una mobilitazione per preservare questo sito, che rappresenta un patrimonio umano e storicà per la società sijilmassi, testimone sono le scoperte archeologiche fatte che hanno svelato un gran numero di fatti storici importanti. I ricercatori hanno indicato che questo sito archeologico deve essere riabilitato dalle autorità predisposte alfine di proteggere quello che resta dalla distruzione e preservane la memoria storica. L’espansione urbanista sta arrecando gravi danni a questo patrimonio culturale ed i ricercatori stanno cercando di far conoscere questa importante eredità al mondo. Sijlmassa è stata una città commerciale importante e ricca, tappa obbligata per le lunghe carovane che partivano dall’Africa nera trasportando polvere d’oro, avorio, piume di struzzo e schiavi. La città divenne capitale di un emirato kharijta, sotto gli ordini dei Midraridi, prima di diventare il pomo della discorsia tra gli Ziridi, vassali dei Fatimidi d’Ifriqiya e i Maghraoudi infeudati agli Omeyyadi di Cordoba. Venne poi conquistata dali Almoravidi verso il 1055 e la sua condizione commerciali continuo’ florida sino al XIV° secolo e la sua apertura verso il mondo è attestata dal viaggiatore Ibn Battûta che affermò di aver incontrato alcuni sijilmassi nel corso del suo periplo in Cina. Nel periodo del suo massimo splendore Sijlmassa era composta da circa 600 Kasbah che formavano diversi quartieri. La Kasbah principale ospitava il Palazzo dell’Emiro, la GrandeMoschea, un laboratorio di coniatura delle monete oltre ad un immenso souk con la presenza di molti commercianti che provenivano dall’Egitto e da Bagdad. I Midraridi (chiamati anche Ouassouliti) adottarono per lungo tempo i riti moderati del kharjidismo e gestirono una politica di alleanze con le altre potenze kharjite del Maghreb e con l’emirato Rostemide di Tiaret in Algeria. All’inizio del V° secolo, l’emiro midraride Al Chakir Billah riconobbe l’autorità spirituale del califfo Abbaside. Questo evento fece si che Sijilmassa divenne una piazza commerciale a livello internazionale e cosmopolita, attirando a se anche i fondatori della dinastia fatimide, il califfo sciita Ubayd Allâh al-Mahdi che fuggiva le persecuzioni in Oriente. Il califfo venne incarcerato e poi liberato nel 909 dai suoi partigiani che comandavano una armata composta dai Kutama del Maghreb centrale. La città in seguito venne conquistata dagli Zeneti che si allerano agli Omeyaditi di Cordova, che trasformarono la città in una enorme conio di monete. Sijilmassa perse importanza lungo i secoli e il suo declino divenne inevitabile quando venne rasa al suolo nel 1818 dalle tribù della confederazione di Aït Atta.
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