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La risposta a questa domanda (retorica) è naturalmente positiva e Silencio en la nieve ne è testimonianza eclatante.
Ambientato nella rovinosa campagna di Russia nel 1943 quando El Caudillo Francisco Franco mandò al fianco dei tedeschi 40 mila tra volontari e ufficiali della cosiddetta Divisione Azul , il film prende le mosse dal ritrovamento di un cadavere congelato in un lago assieme al suo cavallo.
Una sequenza molto bella in cui nella nebbia si intravedono le sagome di molti cavalli congelati nel laghetto che sembrano delle statue. E su uno di loro un uomo.
Il soldato Arturo Andrade , ispettore di polizia nella vita civile ( e perchè qui è un semplice soldato?) , aiutato dal sergente Espinosa saranno incaricati delle indagini che diventeranno sempre più pressanti perchè gli omicidi , presumibilmente a sfondo rituale( sul primo cadavere era stato trovato inciso sul petto il versetto iniziale di una preghiera- Mira que te mira dios- e sul secondo la prosecuzione di questa preghiera ) continuano.
Nel gelo della campagna lituana e nel muro di omertà che lo circonda il soldato Andrade e il sergente Espinosa cercheranno di acquisire gli elementi per far luce sui fatti.
Silencio en la nieve a conti fatti è un thriller incentrato su omicidi seriali che ha l'unica particolarità dell'ambientazione storica e geografica che si rivela essere una delle poche idee forti ( se non l'unica ) del film.
La cosa che più colpisce in questa pellicola è che formalmente è molto ben curata, realizzata con una dovizia di mezzi rara da trovare nel cinema europeo e fotografata benissimo da Alfredo Mayo ( già direttore della fotografia per alcuni Almodovar e per I lunedì al sole di Aranoa).
D'altra parte è un film indeciso sulla strada da prendere.
L'indagine procede a strappi e non è molto avvincente, in embrione è accennato il discorso politico sul franchismo e sulla subalternità ai tedeschi in una guerra che si sta tramutando velocemente in un massacro collettivo per la stupidità messa in campo dalle alte sfere, addirittura si abbozza una storia d'amore tra il soldato Andrade e una donna del posto ma sembra solo un pretesto per inserire qualche scena improntata al melodramma: il distacco, la diversità,. l'impossibilità di trovare un punto di incontro tra spagnoli e lituani.
Silencio en la nieve , diretto dall'esperto Gerardo Herrero, noto più che altro per la sua attività di produttore ( ad esempio dei film di De La Iglesia oppure anche Il segreto dei suoi occhi di Campanella) appare come un film irrisolto ( anche perchè la spiegazione di tutto l'intrigo è macchinosa e poco convincente) con un'ottima idea iniziale che poi viene dispersa nei mille rivoli di una narrazione che vuole abbracciare troppi temi.
Peccato perchè l'ambientazione suggestiva , lo scheletro della vicenda, la buona chimica della coppia di soldati protagonisti ( riedizione della classica coppia di poliziotti o detective) e lo sfondo storico ricreato con cura facevano pensare a qualcosa di meglio.
Direi un'occasione sprecata in cui la cornice vale molto più del quadro in essa contenuto (Morandini docet).
( VOTO 5 / 10 )
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